FIESCHI, Giorgio
Nacque a Genova alla fine del sec. XIV, da Ettore, appartenente al ramo dei consignori di Savignone, e da Bartolomea Fieschi di Canneto. Avviato alla carriera ecclesiastica, divenne canonico a Genova e si trasferì quindi presso lo Studium di Bologna ove studiò diritto civile e canonico. Il 31 marzo 1419 chiese a papa Martino V la possibilità di godere delle prebende relative al suo canonicato per sette anni, benché egli non risiedesse a Genova. Nel 1428 il F., licenziato a Bologna "in decretis cuni rigore examinis", si rivolse alla S. Sede perché gli fosse riconosciuta, non appena vacante, la cappellania della chiesa di S. Salvatore, benché vantasse già un beneficio ecclesiastico ad Albenga.
Nel 1434 il F. fu chiamato al vescovato di Mariana, in Corsica, ma non si sa se egli abbia preso materialmente possesso della diocesi. Infatti, solo due anni più tardi, il 3 ott. 1436, divenne arcivescovo di Genova, succedendo a P. De Giorgi. Del breve periodo in cui resse la diocesi genovese si hanno poche notizie. Al F. papa Eugenio IV affidò la lite che opponeva Orlando, figlio di Gian Luigi Fieschi, al nipote di quest'ultimo, Giovanni Antonio, circa il patronato delle chiese gentilizie di S. Maria in Vialata a Genova e di S. Adriano di Trigoso. Il F., tuttavia, non fece in tempo a pronunciare la sentenza, in quanto, il 18 dic. 1439, papa Eugenio IV lo nominò cardinale del titolo di S. Anastasia. Non si conoscono i motivi di questa decisione, fortemente caldeggiata, secondo il Federici, dal doge Tommaso Fregoso; probabilmente Eugenio IV aveva già avuto modo di apprezzare le qualità del F., suo collaboratore a Ferrara, in occasione del concilio (1438), ed attivo anche a Firenze, dove il concilio era stato trasferito. Dopo la sua elezione a cardinale il papa lo nominò, inoltre, commissario apostolico per la Liguria.
Il F. fu il secondo membro della famiglia a giungere a tale elevato incarico nel corso del sec. XV; tuttavia, a differenza del suo predecessore, Ludovico, non sembra che egli abbia giocato un ruolo di guida nella politica fliscana, forse perché appartenente al ramo meno importante. Ciò fu senza dubbio un motivo di debolezza per i Fieschi, perché proprio dopo la morte del cardinale Ludovico (1423) si erano manifestati dissensi anche profondi tra i membri della famiglia, chiamata a controllare un feudo tanto vasto quanto frazionato.Nel 1440 (12 aprile) il F. fu a Firenze con Eugenio IV, in qualità di suo consigliere nelle promozioni ecclesiastiche, e rimase accanto al pontefice anche negli anni seguenti. Nel 1443 ebbe in commenda il vescovato di Sagona, in Corsica, che tenne fino al 1445. Tuttavia, egli non si recò mai nell'isola, perché affidò la diocesi ad un suo fratello, quale procuratore, che a sua volta la trasferì a due sacerdoti da lui scelti. Tornato il papa a Roma nel 1446, il F. lo raggiunse e collaborò con lui nel tentativo di risollevare la Confraternita del S. Spirito, entrandovi a far parte ed impegnandosi a pagare annualmente una somma. Nel mese di giugno ricevette in commenda il monastero benedettino di Lonato, nella diocesi veronese, e soggiornò, probabilmente, per un certo periodo a Genova, in quanto è segnalata la sua partenza da Roma per la città ligure. Nel febbraio del 1447 il F. era di nuovo a Roma, dove ottenne 03 febbr. 1447) la prerogativa di cumulare con la dignità cardinalizia altre prebende ecclesiastiche; grazie a questo privilegio il F. venne nominato vescovo di Noli come commendatario; il 6 marzo 1447 partecipò quindi al conclave che vide l'elezione di Niccolò V.
L'anno dopo, lasciata l'amministrazione del vescovato di Noli al nipote Napoleone Fieschi (7 agosto), ottenne in conimenda, alla morte di Matteo Del Carretto, il vescovato di Albenga; anche in questo caso il F. venne sostituito, nel dicembre 1449, dal nipote Napoleone, mentre già nel marzo di quell'anno al F. era stata affidata la diocesi di Palestrina. Nell'ottobre 1451 partecipò alla riunione del Sacro Collegio, nel corso della quale il cardinale Giacomo Orsini venne nominato camerario dello stesso Collegio. Morto Niccolò V (24 marzo 1455), partecipò, nell'aprile seguente, al difficile conclave che vide l'elezione a papa di Alonso Boria (8 aprile), con il nome di Callisto III; fu lo stesso Callisto, poco dopo, a trasferire il F. dal vescovato di Palestrina a quello di Ostia e Velletri (28 aprile). Nel mese di ottobre il F. collaborò con il cardinale di S. Croce, D. Capranica, all'epoca impegnato come legato papale presso Francesco Sforza nella raccolta di fondi per la crociata contro i Turchi.
Nel conclave seguito alla morte di Callisto III, nel 1458, il F. in principio appoggiò il candidato francese, cardinale G. d'Estouteville ma quando fu avanzata la proposta di scegliere il pontefice tra i candidati italiani, secondo il disegno politico del cardinale Pietro Barbo, anche il F. accettò la candidatura di Enea Silvio Piccolomini, divenuto papa il 19 agosto con il nome di Pio II.
Nel novembre 1459 i cardinali, sentita la relazione di Giovanni de Mella, camerario del Sacro Collegio, decisero che il F., residente in quel periodo a Genova, non potesse più partecipare alle decisioni comuni. Il suo prolungato soggiorno a Genova era dovuto, con ogni probabilità, al suo stato di salute, che precipitò poco tempo dopo.
Il F. morì l'11 ott. 1461 nel monastero di S. Stefano a Genova e venne sepolto nella cattedrale di S. Lorenzo, nella cappella dedicata a S. Giorgio, da lui eretta.
Secondo il Battilana, suoi fratelli furono Matteo, Giacomo, unitosi a Selvaggia Fieschi di Canneto e poi, in seconde nozze, a Bianca Gentile, Paride e Niccolò.
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