GIORGIO da Trebisonda
Umanista. Volle esser detto Trapezuntius, sebbene fosse cretese. Nato nel 1395, fu chiamato a Venezia da Francesco Barbaro, forse sin dal 1412; nel 1416 era all'università di Padova in relazione col Filelfo. A Venezia negli anni 1417 e '18, si addestrò con Guarino da Verona e Vittorino da Feltre nell'uso del latino e quindi entrò in casa del Barbaro e di Niccolò Leonardi a copiare codici greci. Tra il 1420 e il '21 insegnò privatamente a Vicenza, dove ritornò per una condotta pubblica nel 1426 e '27. Dopo un breve soggiorno in Grecia nel 1428, fu negli anni 1430-32 con Vittorino da Feltre a Mantova come ripetitore di greco. Dal 1433 al 37 insegnò a Venezia e nel 1437 per interposizione del Barbaro fu accolto nella curia pontificia, che seguì ininterrottamente a Bologna (1437), Ferrara (1438) e a Firenze (1438-43), quale interprete nei rapporti fra i Latini e i Greci per l'unificazione delle due chiese. A Firenze lesse anche pubblicamente nello studio (1442) e tenne conferenze private. Chiuso il concilio, seguì la curia a Roma, e il 7 febbraio 1444 fu nominato segretario apostolico. Sotto Eugenio IV e Niccolò V insegnò alla Sapienza fino al 1450 e da Niccolò V ebbe incarico di traduzioni dal greco. Tradusse infatti in pochissimi anni da Aristotele la Rettorica e il De animalibus, da Platone le Leggi, da Tolomeo l'Almagesto, oltre a opere di autori cristiani: Eusebio, Cirillo, Giovanni Crisostomo. Ma la fretta del lavorare per esosa avidità di guadagno fu causa di errori e sconciature e quindi di critiche violente; per le quali il T. perdette la protezione del papa. A questo s'aggiunsero i feroci attacchi di Poggio e dell'Aurispa, per opera dei quali, in seguito a una rissa avuta con loro, fu carcerato e poi costretto a fuggire a Napoli (17 giugno 1452). Da Calisto III (1457) e da Pio II (1458) riebbe il segretariato; ma dovette abbandonare nuovamente Roma, rifugiandosi a Venezia, dove ottenne nel 1459 un posto nella scuola della cancelleria ducale. Nel 1466 ritornò definitivamente a Roma, dove scontò per false accuse di maldicenza quattro mesi di prigionia (1466-67) e nel 1469-70 fu fatto bersaglio ai furiosi attacchi di Bessarione e del Perotto per il confronto fra Aristotele e Platone, scritto al tempo di Calisto III (1458). A Roma morì nel 1484.
Nel campo degli studî latini riuscì più efficace che nei greci. Pubblicò nel 1471 una buona grammatica latina, dove, abbandonato il metodo umanistico, continuazione del medievale, si rifece interamente a Prisciano, ma l'innovazione non trovò seguaci. Invece largo successo conseguì con la Rettorica del 1434, la quale, nonostante le slegature e le sproporzioni, costituisce un vero trattato generale, desunto in massima parte da Aristotele, Dionigi d'Alicarnasso, Ermogene di Tarso; notevoli soprattutto i capitoli sulla compositio, sulla poetica e la storiografia.
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