CARMELICH, Giorgio
Nacque a Trieste il 12 aprile del 1907 da Lorenzo e Beatrice Benvenuti. Da una ricognizione delle opere superstiti (realizzate nell'arco di sei anni di appassionata e irrequieta attività) emerge una interessante figura di artista alle soglie della piena maturazione. Dopo la pronta adesione al movimento futurista giuliano, costituitosi a Gorizia nel 1923per due o tre anni attese con zelo alla divulgazione delle poetiche d'avanguardia dalle pagine dell'Aurora e di Energie futuriste, tentando d'altra parte (e sono le sue prime prove) la scomposizione cubistica. Associatosi quindi al Gruppo costruttivista di Trieste, intervenne frequentemente (dal 1926)alle mostre del locale Circolo artistico (L'esposizione d'arte al Giardino pubblico, in Il Piccolodella sera, 25 sett. 1926) e alle esposizioni del Sindacato delle belle arti (dal 1927), facendosi notare dalla critica per l'esuberanza inventiva e il talento di disegnatore. Mentre proseguiva gli studi di architettura (iniziati a Torino nel 1927) a Venezia prima e, negli ultimi due anni di vita, continuati a Praga, trovava nel pastello il mezzo più adatto per poter concretare la propria visione fantastica.
Si tratta di pastelli dapprima intensi e dissonanti e poi via via sempre più fiochi e gessosi (rientrano nella serie, per analogia di finalità e di esiti espressivi, i monocromati). Gli oggetti traspaiono come attraverso un velo atmosferico in una diffusa, irreale luminosità senza perdere in perspicuità. Alla messa a punto di questa ultima maniera, originale e culturalmente assai ricca, dovettero concorrere la ripresa del carattere decorativo proprio della pittura viennese postsecessionistica (a Vienna il C. aveva pure esposto alla mostra dell'arte teatrale), certi apporti dell'espressionismo nordico e, in rilevante percentuale, i contatti non casuali col "realismo poetico" di Chagall e della pittura "ebraica" triestina (Nathan e Bolaffio).
Barcola, L'ultimo tram, Il carretto del gelato (quest'ultimo con altri due pezzi al Civico Museo Revoltella di Trieste, il resto in collezioni private), oltre a talune incantate e incantevoli vedute di Praga sotto la neve, segnano i momenti più tipici e alti di un singolare itinerario creativo: liriche evocazioni di un mondo sospeso tra la realtà e la favola, dove è dato altresì di cogliere sporadiche notazioni di sottile ironia pur nella elegante deformazione caricaturale delle macchiette, in frettoloso passaggio sulla scena dalla precisa impaginazione prospettica.Il C. morì a soli ventidue anni nel sanatorio di Bad Nauheim, presso Francoforte sul Meno, il 17 ag. 1929.
Bibl.: Oltre ai cataloghi delle mostre citate al necrologio in Il Piccolodella sera (Trieste), 19 ag. 1929, vedi: Alla mostra d'arte universitaria, in Il Piccolo (Trieste), 15maggio 1930; M. Malabotta, G. C., Trieste 1930; Id., Vittorio Bolaffio e G. C., in Casabella, ott. 1932; D. De Tuoni, Cat. del Civ. Museo Rivoltella, Trieste 1933, pp. 137-139; Omaggio a undici pitt. triestini, in Giorn. di Trieste, 28 nov. 1953; E. Montale, Iquadri in cantina, in Farfalla di Dinard, Milano 1961, pp. 241-46; G. Montenero, Nella città del realismo borghese il fiore della desolaz. fantastica, in Quassù Trieste, a cura di L. Mazzi, Trieste 1968, pp. 166, 168 s.