BUSTI (Busto, Bustus), Giorgio (Giorgio da Vercelli)
Nato a Candelo (Vercelli) intorno al 1500, era forse già in età assai matura quando entrò, a Bologna, nell'Ordine domenicano: certo è che la prima notizia sicura che lo riguardi è del 1558, quando nel capitolo generale domenicano, tenutosi a Roma il 25 maggio, fu nominato baccelliere in teologia.
Pochi anni dopo il capitolo generale di Avignone del 15 maggio 1561 assegnò al B. l'incarico di leggere le Sentenze presso lo Studio teologico domenicano di Bologna, dove insegnò nel 1562 e nel 1563; dopo la nomina a maestro di teologia, conferitagli dal capitolo generale di Bologna (20 maggio 1564), fu più volte rettore di quello stesso Studio, e insegnò probabilmente anche teologia e filosofia nei conventi della provincia "utriusque Lombardiae" da cui dipendeva. Quando, nel 1586, il Razzi andòa fargli omaggio a Bologna, il B. era ormai considerato, per l'età veneranda, per le cariche ricoperte, per gli scritti pubblicati, una delle massime glorie del suo convento, nonostante che nel 1576 fosse caduto in sospetto, a quanto sembra, per alcune frasi azzardate sul primato del pontefice.
Le opere del B. rispondono tutte a un dichiarato intento di divulgazione filosofica e principalmente teologica; la loro stretta aderenza al tomismo e il loro aspetto di repertori di agevole consultazione, divisi come sono per questioni, indicano chiaramente la loro discendenza dalle lezioni di teologia tenute dal B. nel corso della sua carriera di insegnante. Prime a vedere la luce furono le Quaestiones,tum philosophicae tum theologicae... in quibus resolvuntur subtiliores utilioresque difficultates,et controversiae inter doctores,quae in philosophia ac sacra theologia tractantur,Insuper... tractatus compendiosi duo,quorum alter astronomicus est,alter vero theologicus,et moralis... (Venetiis 1574);seguirono altre Quaestiones,tum naturales,tum divinae philosophiae ac theologiae... una cum tractatu astronomico perpulchro (Venetiis 1580).I due volumi, che si integrano a vicenda e che furono a torto ritenuti due diverse edizioni di una stessa opera, rendono l'immagine di una cultura, quale quella del B., totalmente priva di originalità: l'indagine sul mondo fisico è accentrata principalmente su questioni astrologiche (le Quaestiones in caput tertium Spherae nelle Quaestiones del 1574, il Tractatulus astronomicus in quelle del 1580);in campo teologico la dottrina di s. Tommaso è non solo pienamente seguita, ma usata talora come discriminante a priori, né avviene di imbattersi in affermazioni personali neanche quando, nelle Quaestiones del 1580, il B. discute quel problema dell'autorità del papa, su cui sembra avesse manifestato quattro anni prima opinioni non ortodosse. Comunque, se tale notizia fosse fondata, i capitoli dedicati in queste Quaestiones, nel pieno rispetto della dottrina romana, alla supremazia del pontefice sul concilio, rappresenterebbero allora la palinodia delle idee contrarie precedentemente espresse.
A questi scritti in latino il B. ne fece seguire un ultimo in volgare, i Dialogi della christiana filosofia,bellissimi,nei quali si tratta,e disputa di varij,et diversi non men dotti,che curiosi soggetti,utilissimi ad ogni fidel christiano,et in particolare alli predicatori della parola di Dio... Aggiuntovi nel fine una tragedia... della Vita di Santa Catherina Vergine,et Martire, stampati a Bologna nel 1584:in essi il B. intende rivolgersi a un pubblico più vasto e meno colto, spiegando semplicemente, attraverso tutta una serie di dialoghetti, i principali problemi teologici: lo stato dell'uomo nell'Eden, il peccato originale, la miseria umana, l'amore di Dio, la provvidenza, i vizi capitali. Un analogo intento divulgativo muove, in appendice al volume, la Tragedia... di s. Caterina, che con i suoi quarantadue personaggi e i suoi quattro atti suscitò lo scherno del Quadrio. In realtà, la popolaresca leggenda della coltissima e bellissima santa d'Alessandria - presentata all'inizio immersa in raffinate discussioni filosofiche con le sue donzelle e poi, dopo la conversione, in lunghissime dispute teologiche con l'imperatore Massenzio e con i suoi dotti, sino al martirio finale - fu rivissuta dal B. non in funzione di una possibile rappresentazione, ma solo per spiegare in forma accessibile, come nei Dialogi, i fondamentali dogmi cristiani; e da questo punto di vista la Tragedia appare assai più scaltritamente costruita di quel che sembri ad una prima lettura, sì da raggiungere in gran parte, al di là dell'ingenuità apparente della narrazione, lo scopo prefisso.
Il B. morì a Bologna nel 1596, a novantasei anni.
Fonti e Bibl.: Acta Capitulorum generalium ordinis Praedicatorum, a cura di B. M. Reichert, V, Romae 1901, pp. 18, 42, 68;S. Razzi, Historia de gli huomini illustri… del sacro ordine de gli predicatori, Lucca 1596, pp. 301 s., 345 s.; A. Rovetta, Bibliotheca chronologica illustrium virorum Provinciae Lombardiae sacri ordinis praedicatorum, Bononiae 1691, pp. 156 s.;J. Quétif-J. Echard, Scriptores ordinis praedicatorum, II, Lutetise Parisiorum 1721, pp. 318, 826;F. S. Quadrio, Indice universale della storia,e ragione d'ogni poesia, Milano 1752, p. 205;G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, p. 2466;E. Narducci, Giunte all'opera "Gli Scritt. d'Italia" del conte G. M. Mazzuchelli..., Roma 1884, p. 120;E. Bertana, La tragedia, Milano s.d., p.214; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., X" col. 1434.