BONOLA, Giorgio
Nacque a Corconio, sopra il lago d'Orta, nel Novarese, il 26 luglio 1657, da Rocco e Lucia Lorella di Vacciaghetto. La famiglia, da tempi remoti, possedeva terre nella riviera di San Giulio, dove il nonno Giorgio esercitava il commercio.
Anche il padre del B., Rocco, nato a Corconio il 17 ag. 1631 da Giorgio e Ludovica Gallina e morto nel 1710, esercitava la mercatura viaggiando per le fiere delle città lombarde ed emiliane. Raggiunto il benessere, Rocco aveva fatto ampliare la propria casa di Corconio (che fece anche decorare di affreschi) e la chiesetta locale - eretta dal padre nel 1609 - che fu da lui dotata di un altare in marmo e di una pala con S. Stefano di S. Legnani. La sua inclinazione per la pittura portò Rocco a commerciare in quadri; a Milano, dove probabilmente possedeva una casa, frequentò le botteghe di pittori di fama come F. Leva, F. Del Cairo, L. Scaramuccia, dai quali avrebbe imparato a disegnare, perfezionando così le sue esperienze di conoscitore (l'Albero con cartigli, disegnato per il matrimonio di Rocco nel 1656 da J. Chr. Storer, indicherebbe rapporti di amicizia anche con il pittore svizzero; la notizia è data dal B. stesso a p. 35 del Codice Bonola [Mus.Naz. di Varsavia]: cfr. Mrozinska, 1959, pp. 82 s. con ill.).
Si spiega così l'impronta data all'educazione del B. che fu avviato undicenne allo studio del disegno, mentre contemporaneamente frequentava la scuola primaria nella vicina Bolzano Novarese e poi (fino al 1675) la scuola di latino a Milano. Apprese il disegno, oltre che dal padre, dal maestro di lui L. Scaramuccia (secondo Cotta [1701] anche dal Ghisoffi) e da A. Busca che in quel tempo insegnava all'Accademia Ambrosiana. Fra il 1675 e il 1678 il B. soggiornò a Roma, dove lavorò con C. Maratta con il quale rimase in rapporti anche in seguito. Nel 1678 lo si ritrova già in Lombardia: in quest'anno infatti eseguì a Milano il bel ritratto a sanguigna del Padre (Bibl. Ambr., cod. F. 255. inf. n. 2296; lo stesso foglio contiene un altro suo Ritratto del padre coln. 2295, che porta la data 1689). A Milano nel 1681 eseguì, per la festa di s. Antonio, un'ancona d'altare per la chiesa del Giardino dei padri riformati. Non molto dopo dipinse il quadro raffigurante S. Rocco fra gli appestati, che, donato nel 1683 alla chiesa di S. Rocco di Miasino, si trova oggi sulla parete del coro (cfr. L'Arte, LIX [1960], pp. 118 s. n. 40). Nel 1686 il canonico Giovan Battista Gualino donò alla basilica dell'Isola di San Giulio d'Orta una tavola del B. con il Miracolo del lupo (lodata in un madrigale da don Basilio Bertucci, monaco basiliano, nel 1689, contenuto nella Miscellanea Cotta: v.Pagani, pp. 246 s.) dove risulta evidente la componente emiliana nell'arte del B. (Arslan, 1960, p. 58). Nell'anno 1686 il B. si sposò a Milano con Geoseffina Martella (o Martelli) di Miasino: da allora la sua vita si svolse tra Milano (abitava in parrocchia di S. Satiro) e la terra natale. Nel 1691, a fianco di G. Pallavicini, il B. iniziò gli affreschi nella chiesa milanese di S. Alessandro in Zebedia: sono opere di ambedue i pittori i SS. Innocenti e i SS.Fanciulli sulla volta del secondo vano laterale di destra presso la cappella del Sacro Cuore e gli Evangelisti nell'imbotte sotto la cupola verso l'altar maggiore. Attorno al 1695 dipinse per il ciclo del duomo di Milano dedicato ai fatti salienti della vita di s. Carlo Borromeo il grande quadro firmato con S. Carlo che veste l'abito ecclesiastico, di cui esisteva anche il bozzetto (ill. in Arslan, 1960, fig. 100), mentre per la serie dei miracoli dipinse la Guarigione di un malato di flussione di sangue, il cuibozzetto, secondo R. Bonola, era conservato nella casa Bonola. Nel Novarese dipinse a Vacciago, nella chiesa parrocchiale, il Padre Eterno sulla volta, e nell'oratorio di S . Giuseppe la Morte del santo; nella parrocchiale di Ghemme l'ancona della B. Panacea, probabilmente dipinta nel 1699 per la solenne traslazione del corpo della santa (cfr. Pagani, p. 249). Avrebbe anche lavorato a Carcegna e a Levo. A Corconio nella casa della sua famiglia eseguì "le pitture di S. Luca sopra la porta della sala Vecchia e li ornamenti delle finestre" (R. Bonola), opere scomparse. Nella chiesa di S. Stefano decorò con affreschi la cappella di S. Luca; la pala con S. Luca sarebbe stata ritoccata dal Maratta; gli affreschi della volta, raffiguranti i Santi del paradiso, furono interrotti dalla morte dell'artista avvenuta a Milano l'11 genn. 1700.
Nella casa Bonola a Corconio si trovavano nel 1959 l'Autoritratto, di cui la famiglia possedeva anche una replica, il grande Cristo in croce, copiato dal dipinto di Guido Reni, e il bozzetto dell'affresco di una cupola con Gloria di santi e angeli. Il Pagani (1914) ricorda parecchi altri quadri, fra cui Il patriarca di Gerusalemme che presenta i santi chiodi a s. Elena; Cleopatra e Marcantonio; Venere. Il taccuino dell'artista (propr. baroni Monaco di Arianello in Roma) contiene molti schizzi per composizioni e vari progetti di decorazioni per chiese, palazzi, fontane, ecc.
Nell'arte del B., che meriterebbe di essere meglio studiata e definita, "la maniera" quasi popolaresca locale si fonde con uno stile più largo, ispirato al barocco romano. I suoi dipinti trattano quasi esclusivamente soggetti sacri, riflettendo in ciò il carattere dell'uomo che, minato sin dall'infanzia dalla tisi, era di natura riflessiva, di "costumi suavissimi, applicato alle virtù cristiane", di cui cercava l'esempio nella lettura giornaliera della vita dei santi.
Nel 1695 i due Bonola avevano fondato, sotto la protezione del card. Coloredo, una confraternita di pittori, scultori, letterati e cultori d'arte che aveva sede in Corconio nella cappella di S. Luca (v. atti di fondazione, statuti, elenchi di soci - fra essi Carlo Maratta - nell'Archivio di Casa Bonola, Corconio, e nella bibl. Nolli di Borgomanero). Uno scritto del B., La relazione dell'Accademia de' pittori..., Milano 1695, faceva parte della Miscellanea novarese del Cotta già conservata nella Bibl. Ambrosiana di Milano e andata distrutta nel 1943. Altri scritti del B., secondo il Cotta (Museo Novarese, p. 362), erano destinati alla stampa: una storia della pittura locale, I fiori pittoreschi del Novarese, e un trattato (sulle tecniche?) intitolato Delle parti della pittura ragionamenti prattici.
A questi interessi eruditi rimane legata l'attività del B. quale collezionista di disegni che gli servivano da materiale di studio e di documentazione. Raggruppava i disegni secondo scuole locali e "maniere", accompagnandoli con alberi genealogici degli artisti (da caposcuola ad allievi) e con ragionamenti critici simili a quelli che si trovano sulle pagine dei codici del suo coetaneo concittadino padre Resta (cfr. Mrozinska, 1959, pp. 133-140). Per fornire esempi dello stile di artisti mancanti nella raccolta, il B. faceva copie perfettamente aderenti ai disegni originali. Di questa collezione, che oltre ai disegni conteneva in origine anche scritti autografi di artisti, una gran parte, comprendente il materiale più prezioso (opere di Raffaello, di Leonardo, del Correggio, ecc.), pare fosse dispersa immediatamente dopo la morte del collezionista. Nonostante queste perdite, il Codice Bonola, ora al Museo Nazionale di Varsavia, è un eccezionale esempio del collezionismo secentesco. I disegni oggi all'Ambrosiana (cod. F. 231-238 inf., di cui una ventina soltanto sono stati finora riconosciuti come provenienti dai codici Bonola) entrarono nella Biblioteca Drima del 1714 (data del montaggio dei codici; cfr., per quelli riconosciuti, Fontes Ambrosiani, XXXV, 1, E.Spina Barelli, Disegni di maestri lombardi del primo Seicento, Milano 1959): con quelli disseminati in altri codici della Biblioteca e quelli di Varsavia, forniscono un materiale di particolare interesse per lo studio dell'arte lombarda del Cinquecento e del Seicento.
Oltre agli scritti di compiacimento erudito, si possono riferire al B. esercitazioni letterarie: tre sonetti, "tributi di riverenza della terra di Corconio" ai vescovi di Novara, furono stampati in Milano nel 1688-89 (v. Pagani, 1914, pp. 189 s.).
I figli maschi del B. (nati rispettivamente nel 1687, 1690 e 1692) morirono nell'adolescenza; la figlia, monaca, visse sino a tarda età nel monastero di S. Giuseppe a Milano. La famiglia continuò con i figli di Rocco, nati dalla sua seconda moglie, Ludovica Bevilacqua d'Ameno. Di essi Giovanni Battista (1691-1783), canonico della cattedrale di Novara, è menzionato quale scrittore nella Miscellanea novarese del Cotta (Pagani, 1914, pp. 124 s., 130, 175-177, 199) e dal Verdina (p. 73). A Corconio vivono ancora gli ultimi discendenti dei Bonola.
Fonti e Bibl.: Varsavia, Museo Nazionale, Codice Bonola, ff. 30, 32, 35 (notizie genealogiche e autobiogr. autografe); Milano, Bibl. Ambrosiana, Cod. F 255 inf. (foglio staccato da un altro Cod. Bonola con notizie autografe del B.); Corconio, Casa Bonola: R. Bonola, Mem. istoriche di nostra famiglia (1786), ms. (un passo che si riferisce a un episodio della vita di Rocco è riportato in Mrozinska, 1959, pp. 129 s.); G. Pagani, Miscellanea novarese di L. A. Cotta con note illustrative…, in Boll. storico per la prov. di Novara, VIII (1914), passim (a pp. 247 s. nota del Pagani); L. A. Cotta, L'Isola di S. Giulio..., estratta dal libro IV della Corografia o descrittione della riviera di S. Giulio..., Milano 1693, pp. 35 s.; Id., Museo novarese [1701], Novara 1872, pp. 362, 370; F. Bartoli, Notizia delle pitture, sculture e architetture... d'Italia, I, Venezia 1776, pp. 137, 241; S. Latuada, Descrizione di Milano, III, Milano 1837, p. 104 (nomina il B. - chiamandolo erroneamente Rocco - con il Pallavicini come autori degli affreschi nella chiesa di S. Alessandro; l'errore sarà poi ripetuto); R. Verdina, Il borgo d'Orta,l'Isola di S. Giulio e il Sacro Monte con itinerari turistici della Riviera, Omegna 1940, pp. 71-73; M. Mrozinska, Disegni veneti in Polonia, Venezia 1958, pp. 78 s. (v. recens. di J. Byam Shaw, in The Burlington Magazine, C[1958], p. 395); Id., Idisegni del Codice Bonola del Museo di Varsavia, Venezia 1959 (con bibl.; v. recens.: di G. Nicodemi, in L'Arte, LVIII [19591, pp. 269 s.; di S. P., in Emporium, CXXX[1959], pp. 16-19; di C. E. Rava, in Prospettive, 1959, n. 19, pp. 89 s.; di A. E. Popham, in The Burlington Magazine, CII[1960], pp. 492 s.; di S. Sawicka, in Biuletyn historii sztuki, XXIII [1961], pp. 69-71); E. Arslan, Le pitture del duomo di Milano, Milano 1960, ad Indicem; M. Mrozinska, G. B. i opracowanie jego kolekii rysunków w Muzeum Narodowym w Warszawie (G. B. e la sistemazione della sua collezione di disegni nel Museo naz. di Varsavia), in Biuletyn historii sztuki, XXII (1960), pp. 109-112; Id, L'exposition de dessins ital. des collections polonaises en Italie,ibid., XXIII (1961), pp. 408-411; T. Miotti, Il collezion. di disegni, Venezia 1962, pp. 135, 196; M. Rosci, Iquadroni di S. Carlo del duomo di Milano, Milano 1965, pp. 114 s., 226 s., M. Mrozinska, Muzeum Narodowe w Warszawie. Historia zbiorów (IlMuseo Naz. di Varsavia. Storia delle sue collezioni), in Polskie zbiory graficzne (Le collezioni polacche di arte grafica), I, Warszawa 1969; Id., Polskie zbiory rysunków (Le collezioni polacche di disegni), ibid., III, in corso di stampa (introduzione e nn. 2, 13, 49 del catalogo di disegni).