BARTOLI, Giorgio
Nacque il 4 ottobre 1534.
"Gentiluomo Fiorentino" è qualificato nel frontespizio dell'unico suo libro, postumo, al quale è raccomandata la sua meritata fama di precursore della scienza fonetica moderna. Non se ne sanno molte più cose; a lui stesso, finché fu in vita, non dovette importare gran che di mettersi in mostra, e può darsi che si debba ringraziare la sorte se le tracce della sua singolare dottrina non sono andate del tutto perdute.
La sua vita si svolse a quel che pare, tranquilla, in appassionati e dotte conversazioni, in mezzo a cerchio d'amici che facevan capo quali all'ambiente universitario di Pisa, quali a quello dell'Accademia Fiorentina. Di questa il B. fu consigliere nel 1583, sotto il consolato di Lorenzo Giacomini: una carica e un onore modesti; e in tutta la sua vita, sia pure non lunga, non risulta che ne ottenesse altri. Morì il 10 maggio 1583.
Accademica, in tutti i sensi, è la sola cosa che il B. permise fosse data alle stampeí ~m sonetto d'occasione, inserito da Lodovico Domenichi in una raccolta di versi per il triplice lutto che aveva colpito in pochi giorni il duca Cosimo I (Poesie toscane, et latine di diversi eccel. ingegni, nella morte del S. D. Giovanni Cardinale, del Sig. Don Grazia de Medici, et della S. Donna Leonora di Toledo de Medici Duchessa di Fiorenza, et di Siena,Fiorenza 1563 [1564 stile mod.], p. 55).
Il libro ricordato sopra, invece, era ancora inedito alla morte del B.; lo pubblicò, più d'un anno dopo, suo fratello Cosmo (da non confondere con l'altro Cosimo Bartoli, letterato ed erudito di buon nome, morto fin dal '72), e vi premise una lettera di dedica a Lorenzo Giacomini, ch'era stato il migliore amico del defunto e aveva caldamente incoraggiato la stampa di quello scritto, quantunque apparisse "non condotto a quella perfezzione, a la quale egli haueua animo di condurlo". Se così era, l'edizione che fu fatta (Degli elementi del parlar toscano,Fiorenza 1584), e che non presenta segni d'incompiutezza né di disordine, può forse avere avuto qualche ritocco o adattamento da mano estranea; nulla d'essenziale, a ogni modo.
Esteriorinente, non si può dire che l'opera faccia spicco tra le altre di quel secolo e di quell'ambiente. Del suo stile, in particolare, diede un giudizio esattissimo Emilio Teza, che rivendicò per primo i meriti scientifici del B.: c un parlare schietto, di buona toscanità, un'aria di quel latino che era, nel cinquecento, un bravo ajo, ma troppo alle coste degli ossequenti scolari: alle volte si vorrebbe, impazienti e guastati lettori, correre di più".
Ma quello che fa collocare il B. fuori del suo tempo, anticipatore di ricerche e di dottrine che non sarebbero più state sviluppate fino alle soglie del sec. XIX, è il contenuto del suo trattato, che in cinquanta pagine passa in rassegna il sistema fonetico della lingua italiana, esaminandone i trentacinque "elementi" (vale a dire i "suoni" o, come qualcuno oggi direbbe, i "fonotipi") secondo l'articolazione propria di ciascuno, e sulla base di questa definendoli e classificandoli.
Minore è l'interesse del B. per la distinzione funzionale dei fonemi e per la loro coerente rappresentazione nella scrittura: due questioni, l'una teorica e l'altra pratica, che avevano attirato più volte, nel Cinquecento, l'attenzione dei fautori di riforme ortografiche. Ma elabora anche lui, a scopo scientifico e senza propositi di riforme. da introdurre nell'uso, un alfabeto foneíic6 atto a rappresentare adeguatamente tutti i suoni italiani. In quest'alfabeto son comprese nuove lettere per quei suoni ai quali nell'ortografia normale corrispondono digrammi o trigrammi: sc(i) di pesce, ch(i)di chiave secondo la pronunzia antica, gl(i)di maglio, gn di magno, gh(i)di ghiaccio secondo la pronunzia antica; e con altre nuove lettere si tengon distinti altri suoni che l'ortografia normale confonde sotto uno stesso segno: c(i) affricato di cera e c(i) fricativo di pece secondo la pronunzia toscana, c(h)esplosivo di cane e c(h)aspirato di dico secondo la pronunzia fiorentina, e aperta di mele " miele" ed e chiusa di melo, g(h)esplosivo di ghirlanda, g(i)affricato di gente e g(i)fricativo di agio secondo la pronunzia toscana, i vocale di io e i semiconsonante di Ierico, n prevocalica di nero e n preconsonantica di vento, o aperto di moro e o chiuso di ora, s sorda di casa e s sonora di rosa, u vocale di umile e u consonante di via (scritto a quel tempo comunemente uia),z sorda di zana e z sonora di zelo.
Un altro aspetto dei suoni italiani di cui il B. non si cura gran che, è quello della loro formazione storica, nel cui studio s'era cimentato con geniale intuito, un mezzo secolo avanti, Claudio Tolomei. In compenso fa larga parte alla comparazione dei suoni italiani con quelli d'altre lingue, giovandosi delle proprie dirette conoscenze e della propria familiarità con letterati d'altre nazioni. L'aveva preceduto in questo l'analogo trattato De Italica pronunciatione et orthographia,che non pare gli fosse noto, del medico gallese Davide Rhys.
Numerose carte autografe, conservate in biblioteche fiorentine, permettono di completare in qualche modo il ritratto del B., di collocarlo meglio nel suo ambiente, di precisare un poco, se non le sue dottrine, certo i suoi vasti e variati interessi di studio.
Del B. si conservano in particolare: 1) nel cod. Riccardiano 2438 bis, parte III, prime 94 carte, sessantun lettere scritte tra il 1568 e il 1583 a Lorenzo Giacomini (1552-98), suo giovane amico e carissimo compagno di studi, comprendenti notizie di cose familiari e di fatti di cronaca, premurose raccomandazioni per tenersi in salute (essendo Lorenzo alquanto cagionevole), consigli per gli studi e, a volte, precetti di vita improntati sempre a una dignitosa austerità; 2) nel cod. Riccardiano 1612, ff. 86r-100r, un volgarizzamento, senza titolo, dei Problemi musicali d'Aristotele (sezione XIX dei Problemi fisici);3) nel cod. Magliabechiano XIX, 75 (già Strozziano 579 in foglio), di 156 carte, un volgarizzamento di Boezio, De la musica,finito il 17 marzo 1579 (1580 stile moderno).
Pure di mano del B. si conservano alcune cose da lui scritte sotto dettatura di Lorenzo Giacomini: 1) nel cod. II, III, 50 della Nazionale di Firenze (già Magliabechiano XXI, 140, già Strozziano 592 in foglio), di 442 pagine, l'Etica a Nicomaco d'Aristotele, volgarizzata dal Giacomini, con una dedica al B. stesso; 2) nel cod. Riccardiano 1612, ff. ir-83v, e nel cod. Magliabechiano Viii,1446 (già Strozziano 737 in 40), di 108 carte, le Epistole di Platone e d'Aristotele, pure volgarizzate dal Giacomini, con due lettere di dedica del B. al letterato dalmata Marino Bobali, la prima delle quali fissa alcuni criteri degni di nota per le traduzioni dalle lingue classiche; 3) nel cod. Magliabechiano XXXV, 234 (già Strozziano 473 in foglio), di 46 carte, un'altra copia d'alcuni scritti contenuti nei due codici ora menzionati, con in più altre brevi cose del Giacomini, parte originali e parte tradotte dal greco.
In tutti gli autografi conosciuti il B. applica correntemente un'ortografia che, senza esser proprio ortoepica, distingue i e u vocali da i e v consonanti, s e z sorde da s e z sonore: sono i quattro punti in cui le innovazioni contenute nel suo alfabeto fonetico vengono a coincidere con le proposte pratiche fatte da altri scrittori del Cinquecento nei loro tentativi di riforma dell'ortografia.
Echi delle amicizie del B. e delle simpatie da lui godute si possono rintracciare nei due sonetti che gli indirizzò Benedetto Varchi (Sonetti,parte I, Fiorenza 1555, p. 143; Sonetti spirituali,Fiorenza 1573, p. 61; e tutt'e due in Opere, II, Trieste 1859, pp. 874, 996) e nelle, numerose menzioni, talvolta affettuose o scherzose, non tutte chiare, che fa di lui nelle sue lettere, tra il 1570 e il 1588, Filippo Sassetti (Lettere edite e inedite, a cura di E. Marcucci, Firenze 1855, pp. 2, 6 s., 9-11, 15, 18 s., 22, 24, 35, 43, 46, 289, 357 s., 412).
Bibl.: Notizie letterarie, ed istoriche intorno agli uomini illustri dell'Accademia Fiorentina, I (un.), Firenze 1700, pp. 172 S.; S. Salvini, Fasti consolari dell'Accademia Fiorentina,Firenze 1717, pp. 232, 260 s., 268; E. Teza, Un maestro di fonetica italiana nel Cinquecento, in Studi di filologia romanza, fasc. 17 (1893), pp. 449-463; C. Trabalza, Storia della grammatica italiana, Milano 1908, p. 210; G. Mancini, Cosimo Bartoli (1503-1572), in Arch. stor. ital., LXXVI,2 (1918), pp. 133-135 (un denso cenno biografico e bibliografico sul B., a proposito della frequente confusione tra suo fratello Cosmo e il più noto omonimo a cui l'articolo è dedicato); P. Fiorelli, Degli elementi del parlar toscano, in Lingua nostra, XVIII (1957), pp. 116 s.