GIORDANO
Secondo a portare questo nome, figlio terzogenito di Giordano (I), figlio di Riccardo (I) Drengot, e di Gaitelgrima, figlia di Guaimario (IV) principe di Salerno, fu signore di Nocera e, dal giugno 1120, principe di Capua. Non si conoscono il luogo e la data di nascita, comunque successiva al 1080.
Nel maggio del 1109 G. è attestato per la prima volta come signore di Nocera. Non è possibile precisare meglio i caratteri formali del "dominato" di Giordano. Prima di essere presa dalle truppe di Ruggero (I) conte di Sicilia, Nocera era stata il centro di una delle circoscrizioni, definita a seconda delle circostanze actus o comitatus, nelle quali era suddiviso il territorio del Principato di Salerno. Anche nell'età normanna vi sono alcune attestazioni che testimoniano la sopravvivenza del comitatus nocerino, di grande importanza strategica in quanto situato a guardia della stretta valle che metteva in comunicazione i territori capuano e salernitano.
È tuttavia da tenere presente che in nessuno dei documenti pervenutici risulta attribuita all'autorità di G. una qualifica che la riferisca apertamente a un distretto facente capo a Nocera. D'altra parte egli stesso non risulta essersi mai titolato in alcun modo, presentandosi sempre semplicemente come "Jordanus filius quondam Jordani principis". Che egli esercitasse un potere territoriale di qualche natura pare comunque testimoniato dal fatto che almeno in una circostanza - cioè in un documento di donazione del 1113 - egli poté affermare esplicitamente che i beni di cui egli stava disponendo si trovavano "in territorio Nucerie quod michi pertinet" (cfr. Regii Neapolitani Archivii monumenta, V, n. 549 pp. 373-375) e che come testimoni e garanti della sua generosità vi erano i suoi "bon[i] predicto castello Nucerie vir[i]". Non è però del tutto chiaro quali rapporti di forze si determinassero in quest'area settentrionale del Principato di Capua. Un diploma che G. emanò nel settembre del 1111, in favore del vicino monastero della Ss. Trinità di Cava, fu infatti datato con gli anni di governo del duca di Puglia Guglielmo. Si tratta di un caso isolato e pertanto difficile da valutare: è possibile che il controllo capuano sull'area non fosse sempre efficace, e che a fare apparire realistica l'ingerenza del duca di Puglia concorresse anche un atteggiamento ambiguo da parte di Giordano. Occorre tuttavia ricordare che nel diploma appena menzionato egli dichiarò di agire con il consenso del principe, suo fratello Roberto (I), la cui autorità egli riconobbe sempre esplicitamente, almeno a partire dal 1113.
Nel corso degli anni in cui rimase insediato a Nocera G. - il quale, grazie al matrimonio con Gaitelgrima, figlia del principe Sergio di Sorrento, aveva esteso la propria influenza anche ad alcuni tratti del litorale amalfitano - mantenne rapporti sostanzialmente buoni con il monastero di Cava. Nel settembre del 1111, sette mesi dopo la morte del duca Ruggero Borsa, uno dei più attivi benefattori del cenobio, G. concesse all'abate Pietro un ampio diploma di conferma di beni - indicando anche i confini precisi entro cui essi erano localizzati - e si impegnò inoltre, unitamente ad alcuni suoi vassalli, a difendere le proprietà abbaziali. Pochi giorni dopo, alla presenza tra gli altri del principe Sergio, giurò inoltre di proteggere in futuro la persona stessa dell'abate e alcune roccaforti strategiche, tra le quali l'importante castello di S. Adiutore. Nel marzo del 1114, G. organizzò a Nocera un consesso degli aristocratici normanni più in vista nella regione, tra i quali suo fratello Roberto (I) di Capua. Lo scopo era quello di garantire, con la presenza dei massimi esponenti normanni, il giuramento pronunciato da Roberto di Eboli e Ruggero di San Severino di smettere qualunque ostilità nei confronti del monastero cavense. Nel gennaio del 1115 egli inoltre confermò alcuni beni al monastero di S. Massimo di Salerno, dipendenza cavense, che gli si era appellato in giudizio contro cittadini di Nocera.
G. mantenne relazioni altrettanto distese con un altro importante monastero, la dipendenza cassinese di S. Angelo in Formis, non lontano da Capua. Tra il 1117 e il 1118 egli fece a quella comunità importanti concessioni di beni e diritti, in qualche caso intaccando il proprio patrimonio personale.
In linea di principio l'eventualità di un'ascesa di G. al trono capuano si presentava come piuttosto remota. Dopo la morte senza figli di Riccardo (II) era infatti salito al potere il secondogenito di Giordano (I), Roberto (I) che, poco prima di morire (3 giugno 1120), si era associato il figlioletto Riccardo (III). Questi però morì di lì a poco (10 giugno) in circostanze che le fonti non consentono di precisare.
G. poté quindi salire al trono nello stesso mese di giugno 1120, proseguendo nella sua politica di sostanziale appoggio ai più importanti enti ecclesiastici della regione. Nel novembre egli confermò beni e diritti del monastero di S. Angelo in Formis, mentre l'anno seguente donò alla cattedrale di Aversa la cappella di S. Fede, sita nel palazzo cittadino, con le sue proprietà. Analoga munificenza egli mostrò nei confronti del vescovado di Pozzuoli e dei monasteri di S. Lorenzo di Capua e S. Lorenzo di Aversa ai quali, nel 1121, assegnò cospicue rendite.
Al di là di questi pur significativi atti di provvidenza, si può dire poco dell'attività di G. alla guida del Principato di Capua. La munificenza che egli pare avere mostrato nei confronti del monastero cassinese, cui nel febbraio del 1125 attribuì l'importante castello di Pico, dissimula forse il tentativo di estendere la propria influenza anche alle aree più estreme del proprio Principato. Il monastero dovette infatti accettare alcuni significativi compromessi per assicurarsi il controllo di quella roccaforte strategica.
Tuttavia la dinastia capuana si era ormai avviata da qualche decennio sulla china di un inesorabile declino. Lo splendore di cui aveva goduto durante il regno di Riccardo (I) e Giordano (I) non sarebbe più stato recuperato. Anche i patti giurati che G. stipulò con Montecassino nel giugno 1123, analoghi a quelli con cui in quegli stessi anni altri aristocratici di minore levatura si legarono al monastero, sono forse il segno di uno scadimento dell'importanza del potere che il principe era in grado di esercitare sul territorio. Grazie alla sua munificenza il principe si guadagnò tuttavia il favore della comunità cassinese ed egli è l'unico dei principi capuani successori di Giordano (I) la cui morte, avvenuta in un luogo imprecisato il 19 dic. 1127, sia registrata nel necrologio del monastero.
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