GIORDANO Nemorario
Non si sa nulla di preciso sul luogo di nascita e sull'epoca in cui visse questo scienziato, sotto il cui nome ci sono giunte varie operette medievali di aritmetica, di geometria e di meccanica, non tutte dello stesso autore. Probabilmente G. N. è il nome del maestro, o del maggiore rappresentante di una scuola che, intorno al sec. XII, segnò notevoli progressi nello sviluppo delle matematiche e specialmente della statica. Poiché in alcuni manoscritti del sec. XII viene detto de Nemore, può ritenersi plausibile che G. sia originario di Nemi.
I trattati aritmetici (Arismetica o Elementa Arismetice e De numeris datis o De lineis datis) di G. furono classici nel sec. XIII, a giudicare dal gran numero di manoscritti giunti sino a noi. Si attribuiva a G. anche la compilazione del trattato di algebra Algorithmus demonstratus. Tale attribuzione avrebbe tolto a Leonardo Pisano l'onore di avere per primo introdotto l'algebra in Occidente: ma recentemente fu dimostrato che l'Algorithmus fu compilato posteriormente a Fibonacci. Nel De Triangulis, o Filotechnes, G. mostra di possedere notevoli facoltà inventive nel trattare e risolvere problemi sui triangoli. I manoscritti del sec. XIII confondono sotto il nome di Liber Iordani de ponderibus tre opere distinte: il testo originale di G.; un rifacimento dell'originale dovuto a un filosofo peripatetico; una redazione dovuta a un fecondo meccanico sconosciuto, che P. Duhem chiama il "precursore di Leonardo da Vinci". L'opera originale segna notevoli progressi sulla statica greca: in essa è introdotta la nozione di componente del peso secondo una data direzione e vi è tacitamente applicato, per stabilire l'equilibrio della leva, il principio: la forza che può elevare un peso a una certa altezza può elevare un peso m volte più grande a un'altezza m volte più piccola; principio che verrà assunto più tardi da Cartesio a fondamento della sua statica e che si trasformerà poi nel principio dei lavori virtuali. La seconda redazione segue le orme aristoteliche e non ha alcun valore scientifico, benché la sua influenza si risenta anche in pieno Rinascimento. Il "precursore di Leonardo" rettifica in più punti l'opera di G. e introduce idee nuove. Studiando le condizioni di equilibrio della leva obliqua, usa il concetto di momento di una forza. Enuncia la condizione di equilibrio di un grave sopra un piano inclinato e risolve il problema della scomposizione dei pesi secondo una direzione. Per la dinamica il "precursore" segue in gran parte Aristotele, e spiega il moto accelerato di un grave, ammettendo che un grave che cade tiri dietro sé l'aria mettendo in moto quella che gli sta davanti: le parti messe in moto comunicano il moto a quelle che precedono che, una volta smosse dalla quiete, oppongono minor resistenza: in tal modo aumenta la gravità del corpo e quindi aumenta la sua velocità.
Bibl.: P. Duhem, Les origines de la statique, Parigi 1905; G. Eneström, in Bibl. mathematica, s. 3ª, V, VII, VIII; E. Bortolotti, Italiani scopritori e promotori di teorie algebriche, in Annuario R. Un. di Modena, 1918-19.