Giobbe
Patriarca ebreo nominato da Ezechiele (14, 19-20 " Si autem pestilentiam immisero super terram... et Noe, et Daniel, et lob fuerint in medio eius, vivo ego, dicit Dominus Deus... sed ipsi iustitia sua liberabunt animas suas "), insieme dunque agli altri due patriarchi Noè e Daniele, testimoni dell'ira divina; fu considerato autore del libro che da lui prese nome, e divenne proverbiale per la sua pazienza (Iac. Epist. 5, 11 " Sufferentiam Iob audistis... ").
D. lo menziona in Mn III IV 11 O summum facinus, etiamsi contingat in sompniis, aecterni Spiritus intentione abuti ! Non enim peccatur in Moysen, non in David, non in Iob, non in Matheum, non in Paulum, sed in Spiritum Sanctum qui loquitur in illis. Nam quanquam scribae divini eloquii multi sint, unicus tamen dictator est Deus, qui beneplacitum suum nobis per multorum calamos explicare dignatus est, in un passo, come si vede, altamente suggestivo perché costituisce il fondamento teorico su cui è basato il suo attacco contro i decretalisti confutandone gli argomenti sul presupposto esegetico della intentio Auctoris che in questo caso è lo Spirito Santo di cui Giobbe è, al pari degli altri, considerato scriba.
D. lo menziona, indirettamente, in Quaestio 77 Audiant amicum Iob dicentem: " Nunquid vestigia Dei comprehendes, et Omnipotentem usque ad perfectionem reperies? ", citando dalla Vulgata (lob 6, 7) le parole che Sofar disse a G. per rimproverarne l'arroganza.
Come autore di uno dei ventiquattro libri santi, G. è da comprendere nella lista dei ventiquattro seniori di Pg XXIX 83.