FALCIONI, Gioacchino
Figlio di Giovanbattista, nacque a Roma nel 1731 (Pietrangeli, 1983). Il nome del F. compare per la prima volta in una lista di antiquari databile al 1769-1780, una sorta di promemoria (Howard, 1990), redatto da P. Bracci ad uso di E. Q. Visconti, in cui sono elencati i nomi dei fornitori del Museo Pio-Clementino negli anni della sua costituzione. Risulta, in effetti, che nel 1771 i Musei Vaticani acquistarono proprio dal F. un sarcofago con il Ratto delle Leucippidi (Galleria dei candelabri, VI, 35).
In quegli anni (1770-1775) il F., che era in società con Ferdinando Lisandroni (Rossi Pinelli, 1986), abitava in via del Babuino "verso il monte", in un palazzo abitato quasi esclusivamente da artisti, con Angela Cardinali, sua prima moglie. La sua bottega, poco distante dall'abitazione, si trovava in via Margutta, in una zona molto frequentata dai turisti, che vi trovavano un gran numero di botteghe antiquarie. Stranamente sembra che il F. non riuscisse a conquistarsi una clientela straniera, nonostante l'ottima localizzazione della bottega e la collaborazione con il Lisandroni, che invece appare frequentemente quale fornitore dei maggiori collezionisti inglesi (A. Michaelis, Ancient marbles in Great Britain, Cambridge 1882, ad Ind.).
Nel 1780 il F. iniziò il restauro del mosaico di Otricoli, che si protrasse per sei anni, impresa alla quale è legata la sua fama.
Il lavoro, affidatogli da G. P. Pannini, era mirato al ripristino del mosaico, proveniente dalle terme di Otricoli, quale pavimentazione per la grande sala ottagonale del Museo Pio Clementino. L'opera, insufficiente a coprire l'intera superficie della sala simonettiana, fu integrata al centro con una testa di Medusa realizzata da A. Volpini, con un festone di fiori e frutta di C. Aguatti, e all'esterno con una fascia di mosaici antichi, provenienti in parte dalle medesime terme di Otricoli e in parte da Pietrapertusa sulla Flaminia. Sono infine dello stesso F. i girali uscenti da un cespo che riempiono le nicchie. Il mosaico venne restaurato secondo lo stile dell'epoca, mimetizzando il più possibile gli interventi moderni anche mediante il ricorso all'uso di tessere antiche. Il lavoro fu seguito con grande interesse dal mondo della cultura e la bottega del F. divenne meta di numerose visite, non solo del pontefice, Pio VI, ma anche di personalità di passaggio per Roma, come l'imperatore Giuseppe II e Gustavo III di Svezia. Nonostante il grande successo riscosso per questa impresa, il F. non si definì mai mosaicista, ma sempre soltanto scultore, e come tale è registrato negli Stati delle anime della sua parrocchia.
La sua attività di mercante d'arte proseguì, come attesta la vendita nel 1781 al Museo Pio-Clementino di un altorilievo di Cibele (dove tuttora si trova, scala Simonetti n. inv. 2332; cfr. Pietrangeli, 1983). Dal 1781 al 1786 fu associato con Angelo Puccinelli (Rossi Pinelli, 1986). Sue ulteriori notizie si hanno nel 1803, quando, ridotto in miseria, rivolse a Pio VII una supplica in cui chiedeva che A. Canova andasse a visitare il suo studio dove conservava alcune opere (ibid.). La visita ebbe luogo e fu abbastanza proficua: 1.662 scudi per le opere scultorie esistenti fra lo studio e l'abitazione. Il F. ne ottenne solo 800, non riuscendo tra l'altro a vendere le statue moderne, copie dall'antico, raffiguranti Diogene, Zenone, due Putti ed Euripide. Il F. ottenne inoltre che la cifra pattuita fosse tramutata in un vitalizio di 12 scudi al mese (Arch. stor. d. Musei Vaticani, 3, V, 1, 3, ff. 127 s.).
Nel 1804, nella "casa Bavari" al Babuino, abitava con i Falcioni anche Anna Travetti, che, dopo la morte della moglie Angela Cardinali, sposò il F. nel 1806 (cfr. Roma, Arch. st. d. Vicariato, Stati d'anime, ad annos).
Le poche sculture, conservate ai Musei Vaticani, il cui restauro è sicuramente attribuibile al F. costituiscono le sole fonti a cui è possibile attingere per delineare l'attività del F. che si dimostra non molto aggiornato sui più avanzati criteri di restauro teorizzati in quegli anni da B. Cavaceppi e J. J. Winckelmann. Oltre al mosaico di Otricoli e al sarcofago con il Ratto delle Leucippidi, praticamente privo di interventi, sono stati identificati (comunicazione orale di Alessandra Uncini) una Figura di Cerere con cerva allato (inv. 189), una Figura di Paride alta al naturale (inv. 2148), una Figura sedente di Giove Serapide con Cerbero allato (inv. 18631), un Busto di alabastro con testa di negro (inv. 2079) ed una Figurina di Giove Serapide di bigio (inv. 1861).
Il F. morì a Roma il 20 apr. 1817 e fu sepolto a S. Maria del Popolo.
Fonti e Bibl.: Oltre ai documenti citati all'interno della voce cfr.: Archivio di Stato di Roma, Camerale II, 814; Roma, Archivio st. del Vicariato, Stati d'anime, parrocchia di S. Maria del Popolo, ad annos 1775, 1804-1806, 1818; Diario ordinario (Cracas), 23 marzo, 20 maggio, 19 luglio, 13 e 18 ottobre, 10 nov. 1780; 20 ott. 1781; 26 ott. 1782; 24 genn. 1784; E. Q. Visconti Musée Pie-Clementin, Milano 1822, VII, pp. 230-248; G., Lippold, Die Skulpturen des Vaticanischen Museums, Berlin 1956, III, 2, p. 557; C. Pietrangeli, G. F. scultore e mosaicista romano, in Strenna dei Romanisti, XLIV (1983), pp. 377-384; O. Rossi Pinelli, Chirurgia della memoria: scultura antica e restauri storici, in Mem. dell'antico nell'arte ital., III, Torino 1986, p. 239 e passim; S. Howard, Antiquity restored. Essays on the afterlife of the antique, Wien 1990, pp. 142-148.