ginocchio
Si registra solo al plurale, nelle due forme ‛ ginocchia ' e ‛ ginocchie ' (probabilmente da un ‛ ginocchia ' interpretato erroneamente come singolare): Pg II 28 Fa, fa che le ginocchia cali, cioè " inginocchiati ", in segno di riverenza, e IV 107 abbracciava le ginocchia, detto di Belacqua, a meglio definirne la negghienza.
In Pg X 132 Come per sostentar solaio o tetto, / per mensola talvolta una figura / si vede giugner le ginocchia al petto, / la qual fa del non ver vera rancura / nascere 'n chi la vede, D. paragona, per la loro posizione, i superbi a quelle " imagini che si scolpiscen nei capitelli de le colonne, o ne' piumacciuoli de le travi, che si scolpisceno alcuna volta omini co le ginocchia al petto che paiono sostenere tutto quel carico, sicché chi li vede n'àe rancura " (Buti): li paragona, cioè, a delle cariatidi.
In forma di locuzione avverbiale, il termine ricorre in If X 54 credo che [l'ombra di Cavalcante] s'era in ginocchie levata: atteggiamento, questo, in cui molti commentatori, specie gli antichi, scorgono una precisa qualificazione psicologica del personaggio, rispetto al suo maggior compagno di pena, Farinata: " Per hoc innuit A. quod iste non erat tantae magnificentiae nec tam alti cordis sicut Farinata " (Benvenuto); " accenna la natura mite dell'uomo, che non era ardito di levarsi in pié " (Cesari); ovvero, secondo un criterio interpretativo strettamente allegoristico, qual è quello del Buti (" E' non mostrò l'eresia sua sì palese come mess. Farinata: e però finge che non si mostri tanto fuori del sepolcro; e non fu ancor sì superbo, e però finge che si levasse in ginocchia e non ritto, come Mess. Farinata "), l'atteggiamento del personaggio, oltre a rilevare un aspetto della sua psicologia, sarebbe anche un segno di una sua minore colpevolezza, rispetto a Farinata. Così anche in Fiore CCXV 13 Quella... in ginocchie s'è messa.