FEDRIGO, Gino
Nacque a Cerea (Vicenza) l'8 maggio 1909 da Luigi e Albina Pegoraro e si laureò in medicina veterinaria nel 1936 presso l'università di Bologna.
Durante tutta la sua carriera si occupò spesso di problemi di patologia comparata e in seguito conseguì anche la laurea in medicina e chirurgia. Allievo di A. Mensa presso l'istituto di patologia speciale e clinica chirurgica veterinaria dell'università di Bologna, ne divenne prima assistente e poi aiuto: alla scuola del Mensa, uno dei migliori chirurghi veterinari del tempo, il F. apprese sia le tecniche fondamentali e le basi della chirurgia veterinaria, sia l'impostazione della ricerca scientifica e il metodo didattico. Egli poté così assimilare pienamente le qualità tipiche della scuola chirurgica bolognese: la grande perizia operativa e la capacità di applicazione dei più moderni ritrovati diagnostici alla medicina veterinaria, specialmente nei confronti dei grandi animali. Tanto a Bologna, come poi a Sassari e a Parma, il F. divise la sua opera tra la clinica chirurgica e la clinica ostetrica veterinarie; negli anni bolognesi collaborò attivamente con l'istituto di clinica ostetrica e ginecologica veterinaria, allora diretto da A. Antonelli.
Nel 1951 il F. fu chiamato, in seguito a concorso, alla cattedra di ostetricia e ginecologia nella facoltà di medicina veterinaria dell'università di Sassari: in questa sede svolse un'intensa attività scientifica, e fu anche direttore incaricato dell'istituto di patologia speciale e clinica chirurgica veterinaria.
Nel 1956 fu chiamato a Parma, alla cattedra di ostetricia e ginecologia veterinaria; anche in questa sede tenne per incarico la direzione dell'istituto di patologia speciale e clinica chirurgica veterinaria. A Parma il F. si trovò di fronte a una situazione ben diversa da quella sarda, data la differenza di allevamenti: egli seppe distinguersi come ottimo chirurgo e grande organizzatore, e nel suo ambulatorio nella facoltà di medicina veterinaria di Panna furono ogni anno visitati e sottoposti a interventi chirurgici centinaia di bovini.
La produzione scientifica del F. fu assai valida e interessante nei riguardi sia del campo applicativo e pratico, sia di quello comparativo e sperimentale. Peculiare di tutta la sua attività fu la costante ricerca di metodi scientifici applicabili alle discipline chirurgiche veterinarie in stretta aderenza alle necessità di una pratica professionale esercitata, secondo la mentalità allora corrente, in ambiti ben definiti: infatti, a partire dal primo dopoguerra e fino alla prima metà degli anni Sessanta, la medicina veterinaria si interessò prevalentemente degli animali da reddito (bovini e altri ruminanti) e dei cavalli.
Le prime pubblicazioni del F. furono di carattere chirurgico e chiaramente influenzate dalla scuola bolognese del Mensa. Tra i lavori di questo periodo merita di essere ricordato Appunti di chirurgia operativa veterinaria (Faenza 1948), che testimonia la passione dell'autore per l'esercizio pratico della chirurgia dei grossi animali secondo criteri di essenzialità e di modernità: "storici", infatti, vi sono definiti alcuni interventi, tra i quali il salasso, ritenuto ormai del tutto sorpassato e da ricordare solo per la formazione del bagaglio culturale del medico veterinario. Nel testo sono contenute solo poche pagine dedicate ai carnivori domestici, cosiddetti "soggetti d'affezione": la società del tempo richiedeva infatti al chirurgo veterinario la capacità di risolvere adeguatamente situazioni patologiche di animali di grande valore economico, mentre la medicina dei piccoli animali era ancora relativamente poco sviluppata.
Successivamente la produzione scientifica del F. seguì indirizzi diversi, orientandosi prevalentemente nel campo ostetrico e ginecologico, soprattutto nella specie bovina: ne derivarono importanti contributi alla tecnica e alle indicazioni del taglio cesareo nella bovina (Diuna singolare complicanza in corso di taglio cesareo in bovine, in Nuova Veterinaria, XXVIII [1952], pp. 131 ss., Ancora sulle complicanze in corso di taglio cesareo, in Veterinaria, III [1954], 4, pp. 3 ss.; Considerazioni sul taglio cesareo nella bovina, ibid., V [1956], pp. 60 ss.; Considerazioni su 140casi di taglio cesareo nella bovina, in Nuova Veterinaria XXXVIII [1962], pp. 199-213) e nella cavalla (Contributo alla casistica del taglio cesareo nella cavalla, ibid., XXXI [1955], pp. 429-432). Il F. fu infatti uno dei maggiori studiosi del taglio cesareo nella specie bovina, e grazie anche alle sue opere e convinzioni tale intervento cessò di essere limitato a casi straordinari e gravi per divenire normale alternativa su precise indicazioni diagnostiche. Del resto nella sua carriera fu costante il doppio impegno nella clinica chirurgica e in quella ostetrica, aderente alla realtà professionale che nella clinica dei grandi animali affronta problemi di patologia chirurgica in gran parte di tipo ostetrico.
Pure di interesse ostetrico furono alcuni lavori di carattere morfologico che il F. svolse in collaborazione con altri ricercatori, volgendo la propria attenzione in particolare allo studio dello sviluppo degli organi fetali (Indagini istologiche sulla struttura e sullo sviluppo dell'apparato genitale femminile interno del feto bovino, in Acta medica veterinaria, V [1959], pp. 101-134, con R. Cheli; Prime osservazioni istologiche ed istochimiche su alcune ghiandole endocrine di feti bovini e delle rispettive madri, in Nuova Veterinaria, XLIII [1967], pp. 605-619, con L. ottaviani). Occorre inoltre ricordare che il F. fu tra i primi ad applicare alla ginecologia animale tecniche diagnostiche di avanguardia, che allora si andavano introducendo nella medicina umana (Il fenomeno di Papanicolau nel muco cervicale di bovine e cavalle e la sua interpretazione ai fini diagnostici, ibid., XXXI [1955], pp. 201 -206).
In campo chirurgico il F. si segnalò per la competenza con cui, tra i primi, utilizzò le tecniche radiologiche nella diagnostica delle lesioni di interesse chirurgico del cane e del cavallo. Si occupò di vari aspetti delle patologie ossee del cane, del bovino e soprattutto degli arti del cavallo (Studio clinico, radiologico ed anatomo-patologico di alcune lesioni agli arti degli Equini, ibid., pp. 269-306; La deviazione angolare degli arti nei giovani cani, ibid., XXXVIII [1962], pp. 97-105), e pubblicò anche un piccolo trattato pionieristico (Nozioni di anatomia radiologica delle giunture nel cavallo, Faenza 1953), nel quale mostrò di precorrere i tempi per la modernità e il taglio delle indagini: infatti, data la particolare delicatezza delle estremità degli arti del cavallo, specialmente dei purosangue, l'introduzione delle tecniche radiologiche consentiva di acquisire un grande ausilio strumentale nella diagnostica chirurgica e di migliorare notevolmente l'efficacia degli interventi.
Durante la sua carriera il F. seppe sviluppare rapporti scientifici con ricercatori e istituti qualificati di altre discipline, quali quelli di anatomia umana dell'università di Parma, allora diretto da G. ottaviani, e di patologia generale dell'università di Bologna, allora diretto da G. Favilli: queste collaborazioni gli consentirono di confrontarsi con realtà e competenze diverse e di conseguire così risultati di notevole valore per la medicina veterinaria.
Il F. morì a Parma il 26 sett. 1969.
Bibl.: Necrol., in Progresso veterinario, XXV (1970), p. 90; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, p. 417.