CORRADETTI, Gino
Nacque a San Severino Marche (Macerata) il 21 ott. 1879 da Corrado, patriota attivo a Roma, tipografo ed editore, e Pudenziana Scoderoni. Di modesta famiglia, dopo aver prestato per un breve periodo servizio come sottufficiale dell'esercito, fu assunto nelle ferrovie come conduttore.
Aderì sin da giovane al partito socialista, distinguendosi subito come attivo ed acceso propagandista fra i ferrovieri. Nel periodo in cui risiedette a Palermo collaborò al giornale socialista La Battaglia con articoli fortemente critici sulla gestione delle ferrovie. Nel 1907 venne trasferito a Siracusa dove ricreò intorno a sé l'attenzione dei ferrovieri e richiamò l'assidua vigilanza della polizia sulla sua attività politica e sindacale, divenuta nel frattempo sempre più intensa. Nell'aprile 1910 l'amministrazione delle ferrovie lo trasferì a Caltanissetta, dove nel settembre il C. venne nominato segretario della Camera del lavoro, da poco costituita.
Alcuni mesi dopo il consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato lo esonerò dal servizio: la misura disciplinare, che faceva seguito ad un provvedimento analogo dell'anno prima, pare determinata da ragioni di repressione politica.Nell'ottobre del 1911 si trasferì a Messina quando gli venne affidata la segreteria di quella Camera del lavoro. L'impegno sindacale del C. era ormai totale ed a lui venne attribuita dalla polizia l'organizzazione degli scioperi degli zolfatari e dei fornai e le dimostrazioni pubbliche contro l'impresa di Tripoli. Le sue posizioni di estrema sinistra nello schieramento socialista emersero nettamente al congresso agrumario di Palermo dell'ottobre 1911, al quale intervenne con un discorso dalle forti tinte rivoluzionarie.
Nel marzo del 1912 venne inviato dal Sindacato ferrovieri italiani in Sardegna per dirigere l'agitazione sindacale per la statizzazione delle Ferrovie secondarie sarde. Il C. divenne subito segretario del Sindacato ferrovieri sardi e direttore dell'organo di stampa dei ferrovieri Il Risveglio dell'Isola.
Il Sindacato dei ferrovieri sardi, che raccoglieva i lavoratori delle Ferrovie reali e delle Secondarie, era una importante organizzazione di categoria di ispirazione socialista con una forte coloritura sindacalista rivoluzionaria, che spesso indulgeva ad atteggiamenti di tipo corporativo. La propaganda che il C. venne facendo fra i ferrovieri in Sardegna fu improntata alle teorie del sindacalismo rivoluzionario, e giunse a proposte luddiste come l'abbattimento dei pali telegrafici, la rimozione delle rotaie delle ferrovie, il danneggiamento di macchine.
Questi suoi atteggiamenti estremistici gli valsero la denuncia per istigazione a delinquere e diverse incriminazioni per diffamazione nei confronti delle istituzioni e per incitamento all'odio di classe per i contenuti di numerosi articoli pubblicati sul Risveglio dell'Isola. Entrò in conflitto anche con i massimi dirigenti nazionali del Sindacato ferrovieri per avere organizzato un sindacato autonomo dei ferrovieri sardi anziché aggregarli all'organizzazione nazionale, oltreche per essersi appropriato di denaro del Sindacato dei ferrovieri quando era a Caltanissetta e per avere lanciato accuse non fondate contro la amministrazione della Cooperativa nazionale ferrovieri.
In quel periodo tentò di collegare l'organizzazione sindacalesarda col sindacalismo rivoluzionario meridionalista, partecipando nell'ottobre 1912 al Congresso meridionale della resistenza organizzato a Cerignola dal Comitato siciliano della resistenza e dal Comitato nazionale dell'azione diretta. All'ultimo momento il congresso non ebbe luogo per l'arresto degli organizzatori, fra i quali era Di Vittorio: il C. tenne allora con Filippo Corridoni un forte comizio di protesta.
Alla fine del 1912 il C. rivide radicalmente le sue posizioni politiche che sostenevano l'inconciliabilità degli interessi del sindacato con quelli del P.S.I., anche se gestito dalla corrente rivoluzionaria, e la necessità di conservare l'autonomia delle organizzazioni sindacali per applicare nella lotta di classe il metodo dell'azione diretta senza la mediazione del partito. Il riavvicinamento al partito socialista fu determinato essenzialmente da ragioni elettorali e di egemonia politica sul movimento operaio sardo. Dopo aver imposto facilmente la propria linea rivoluzionaria al IV congresso regionale socialista sardo (Iglesias, maggio 1913), il C. si presentò candidato alle elezioni politiche nel collegio di Cagliari. L'insuccesso elettorale suo e degli altri leaders rivoluzionari (venne eletto nel collegio di Iglesias il riformista Giuseppe Cavallera) ridimensionò il prestigio del Corradetti.
Tuttavia egli mantenne saldamente il controllo della Federazione regionale socialista sarda, del Sindacato ferrovieri sardi e della ricostituita Camera del lavoro di Cagliari affiliata all'Unione sindacale italiana: poté così gestire con risultati apprezzabili le lotte sindacali di diverse categorie di lavoratori cagliaritani nei primi mesi del 1914. Nel maggio di quell'anno, dopo essere stato riammesso in servizio nelle ferrovie, lasciò la Sardegna per assumere la funzione di capo stazione di San Vincenzo Valle Roveto (L'Aquila), dove riprese in pieno la sua attività di propagandista anarco-sindacalista fra i lavoratori dei paesi circonvicini. Alle autorità di polizia che ne chiedevano l'allontanamento perché la sua azione risultava "pregiudizievole all'ordine pubblico" il ministero dell'Interno rispose che il trasferimento "di un individuo incorreggibile per natura non avrebbe fatto "che spostare l'inconveniente lamentato".
Allo scoppio della guerra mondiale si schierò per l'intervento come molti sindacalisti rivoluzionari e fu così radiato dal P.S.I. nel 1915. Nel 1919 fu espulso anche dal Sindacato ferrovieri italiani per aver tentato di ostacolare la proclamazione di uno sciopero della categoria. Da quel momento le posizioni del C. andarono allontanandosi sempre più da quelle del movimento operaio socialista. Nel 1921 fondò a Castellammare Adriatico il primo nucleo di "fiamme nere" e l'anno dopo boicottò uno sciopero ferroviario a Genova. Nel 1923 fondò l'Associazione nazionale ferrovieri e come segretario generale fece votare un ordine del giorno di adesione al fascismo.
Trasferito a Torino nell'agosto 1924, si mise in evidenza pubblicando, in polemica con la campagna antifascista della Stampa durante la crisi Matteotti, diversi articoli sul giornale dei socialisti nazionali, Il Piemonte, contenenti un'aperta professione di fede fascista. Nonostante ciò, su di lui si appuntarono sempre i sospetti delle gerarchie fasciste che lo considerarono un infiltrato.
Trasferito da Torino a Venezia, nel luglio 1925 ottenne l'iscrizione alla sezione dei ferrovieri fascisti di Mestre. Lotte interne al gruppo dirigente fascista locale, alle quali il C. non fu estraneo, ne provocarono il trasferimento a Napoli. Da questa città indirizzò nel giugno 1926 una lettera a Farinacci, in risposta alle accuse di infiltrato e di elemento disgregatore del fascismo che il gerarca fascista gli aveva mosso. Fu il momento della definitiva emarginazione politica del Corradetti. Infatti, nel settembre 1926, al congresso di Cremona dell'Associazione nazionale ferrovieri gli fu impedito di parlare per i sospetti che gravavano su di lui come ex sovversivo. Nel dicembre 1926, dopo che la federazione fascista di Napoli respinse la sua domanda di iscrizione al P.N.F., il C. venne espulso anche dall'Associazione fascista dei ferrovieri "per opera disgregatrice, totale assenza di spirito fascista ed indegnità". Da quel momento il C. dovette affrontare una serie di traversie giudiziarie come imputato di reati comuni e subire la continua vigilanza della polizia come "socialista schedato" fino al 1942.
Il C. morì a Napoli il 27 dic. 1954.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centr. dello Stato, Min. dell'Interno, Direz. generale di Pubblica Sicurezza, Casellario politico centrale, fasc. Corradetti Gino; Ibid., Ministero dell'Interno, Direz. generale di pubblica sicurezza, Divisione affari generali e riservati, serie Associazioni (1896-1897, 1910-1934), bb. 9, 47; Ibid., Ministero dell'Interno, Direz. generale di pubblica sicurezza, Ufficio riservato (1911-1915), b. 65 B; Nuoro, Carte Deffenu, conservate presso la famiglia; Il Risveglio dell'Isola, 1912-1914 passim; L.Nieddu, Appunti per una storia del socialismo in Sardegna dal 1912 al 1919, in Ichnusa, 1962, nn. 16-47, pp. 1525; G. Fiori, Vita di Antonio Gramsci, Bari 1966, ad Indicem;G. Micciché, Dopoguerra e fascismo in Sicilia, Roma 1976, ad Indicem;M. Degli Innocenti, Il socialismo italiano e la guerra di Libia, Roma 1976, ad Indicem;F. Manconi, Il P.S.I. in Sardegna dalle origini alla grande guerra, in F. Manconi-G. Melis-G. Pisu, Storia dei partiti popol. in Sardegna 1890-1926, a cura di L. Berlinguer, Roma 1977, ad Indicem; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, II, s. v.