GINNASIO (Γυμνάσιον)
In origine il g. è il sito in cui gli antichi Greci praticavano la ginnastica, complesso di esercizi fisici destinati a prepararli alle competizioni atletiche, che venivano disputate nello stadio. Alla fine del V sec. a. C. la funzione iniziale del g. si amplia, perseguendo nuovi scopi che, in epoca ellenistica, ne fanno un'università, un centro civico e religioso, richiedente un importante sviluppo architettonico degli impianti iniziali.
1. - Né le civiltà orientali né la minoica Creta pare conoscessero monumenti che potessero servire di archetipo al ginnasio. Gli stessi poemi omerici ignorano installazioni permanenti, destinate alle competizioni sportive: i giochi funebri in onore di Patroclo si svolgono in una parte della pianura troiana; quelli offerti ad Ulisse (Odisseo) da Alcinoo hanno luogo nell'agorà di Scheria. Ci si può chiedere se gli eroi dell'epopea omerica non praticassero, forse, un altro genere di attività fisica, diversa dall'atletica, dalla pura competizione.
Il più antico testo che ricorda l'istituzione della ginnastica come disciplina autonoma, risale solo alla fine del VII sec. (Theogn., Eleg., B, 1335-36). I più antichi g. di cui abbiamo testimonianze sicure sono l'Accademia e il Liceo di Atene, la cui fondazione è attribuita a Pisistrato o ai suoi figli; essi risalgono tutt'al più a circa il 550 a. C.
Questo esempio di civiltà non si può spiegare, come è stato talvolta tentato, con una tradizione etnica propria alle popolazioni doriche, o con la voga dei giochi panellenici, primi gli Olimpici, ma è piuttosto una prova dell'evoluzione politica e sociale che ha dato origine alla pòlis. La sostituzione della falange ai carri di combattimento, elemento primordiale della forza militare, ha provocato l'ampiamento dei corpi militari civici e quindi la necessità di allenare razionalmente i soldati-cittadini. La ginnastica classica è sorta da questa necessità e con questa la creazione di stabilimenti specializzati. La prova principale di questa tesi è fornita dalla funzione militare dei g., lungamente sopravvissuta, e nel medesimo tipo di esercizi mantenutosi fino alla fine dell'epoca ellenistica.
I primi edifici di epoca arcaica, mal noti, sono esclusivamente i tre g. classici di Atene: Accademia, Liceo e Cinosarge, noto, questo, solo di nome. Gli altri due si presentano come ampî giardini ombreggiati da begli alberi e rinfrescati dal mormorio dell'acqua corrente. Gli unici monumenti menzionati dai testi hanno carattere religioso: altari, statue, recinti sacri disseminati nel verde. Le installazioni sportive possono venir ricostruite solo con l'aiuto delle pitture vascolari: si tratta di aree per piste scoperte per la corsa a piedi, la lotta e il pugilato, il cui suolo era mosso con la piccozza dagli stessi atleti; erano inoltre sistemate fontane per la pulizia personale. Costruzioni leggere riparavano gli atleti durante il riposo, le loro vesti e i loro utensili durante gli esercizi. Forse si può già dare a questi edifici il nome di apodytèria (ἀποδυτήρια).
2. - Non abbiamo informazioni più esatte sui g. dell'età classica; scavi sono stati eseguiti all'Accademia, ma i loro risultati non sono stati ancora pubblicati. Altri monumenti riportati alla luce a Delfi, Thera e Nemea, sono o molto rovinati o di difficile interpretazione, oppure risalgono alla fine del periodo classico, per esempio, quello di Delfi; in compenso i testi sono più numerosi ed espliciti.
Un'importante evoluzione si compie in questo periodo. La ginnastica unita a compiti di carattere religioso è ancora l'oggetto principale dell'attività dello stabilimento, il quadro però va ampliandosi. La sofistica e gli insegnamenti socratici vi introducono un orientamento spirituale ignorato sino allora. D'altra parte, il miglioramento del tono di vita, la diffusione dell'agiatezza non si accontentano più come prima delle rudimentali installazioni; per rispondere alle nuove esigenze il g. si arricchisce di costruzioni più numerose.
Ciò che il g. poteva essere alla fine del V sec. possiamo intuirlo da una scena della vita di Socrate che Platone ha posto nel Liceo di Atene (Euthyd., 271 ss.). Il maestro, seduto solo nell'apodytèrion, osserva l'andirivieni di due sofisti nel dròmos (κατάστεγος δρόμος). I termini usati nel testo inducono a ritenere che questo fosse un lungo porticato che facesse riscontro, dall'altra parte della corte, ad un'esedra a colonne, il cui tipo andrà moltiplicandosi in età ellenistica. Tuttavia gli spazî all'aperto continuano a costituire la parte essenziale degli stabilimenti, per lo meno in Atene.
Nell'ultimo stadio dell'evoluzione a Delfi, questa caratteristica scompare. Il monumento, che si può datare in modo abbastanza preciso attorno al 330 a. C., è posto su due terrazze a vario livello, sostenute da possenti muri richiesti dal terreno in forte pendio. Al livello superiore si stendeva per circa 200 m un portico dinanzi al quale era sistemata una pista all'aria aperta. Tra le linee di partenza e di arrivo, indicate da soglie di pietra (ἄϕεσις e τέρμα), si misura esattamente uno stadio delfico. Sulla terrazza inferiore si trovavano, esposto a settentrione, un bagno costituito da vasche in marmo, nelle quali, da bocche rivestite di bronzo, scorreva l'acqua; una piscina rotonda; a S, un edificio a due ali sui lati N e O di un cortile a pianta quadrata con peristilio ionico; ogni ala dell'edificio comprendeva tre ambienti, uno dei quali, a settentrione, assume forma di un piccolo naòs a due colonne in antis, l'altro, a O, pare fosse un'esedra.
Numerosi testi epigrafici consentono di dare un nome alle diverse parti e sale di questo monumento. La galleria della terrazza superiore è lo xystòs, la pista che gli corre dinanzi è detta paradromìs, il complesso della costruzione con cortile del piano inferiore sembra venisse detto perìstylos, e comprendeva, tra l'altro, un apodytèrion, un kònima (κόνιμα) e due sphairistèria. In base al modello del Liceo, si riconosce nell'esedra dell'ala occidentale l'apodytèrion; nessun indizio ci consente di identificare le altre sale. In compenso si può ritrovare nella sala a naòs (simile alla cella di un tempio) settentrionale il santuario del ginnasio.
3. - Gli sviluppi della civiltà agli inizi dell'età ellenistica provocano nuove trasformazioni anche nel g.: considerando il suo scopo originario, lo sport, la generalizzazione del professionismo nell'atletica di competizione, diffusa già nel IV sec., non provoca la decadenza nella voga degli esercizi fisici, ma impone nelle installazioni dei g. esigenze ancora sconosciute. L'automatismo provocato dalla specializzazione e dall'allenamento esclusivo rimangono sterili se non si attengono a norme particolari: le piste per la corsa debbono avere una lunghezza determinata, i campi per la lotta vanno ricoperti di speciali sabbie, ecc. Ad ogni esercizio deve corrispondere una peculiare installazione, non atta ad altri. Vi è in tutto ciò il primo germe di uno sviluppo monumentale.
La funzione intellettuale dello stabilimento è, ormai, un fatto acquisito; assumendo essa forma universitaria, l'apodytèrion, ove si svolgevano i dialoghi platonici, risulta insufficiente. Professori e studenti, sempre più numerosi, richiedono sale più ampie ed anche esse specializzate.
L'indebolimento delle istituzioni della pòlis seguito al sorgere delle monarchie ellenistiche non atrofizza lo spirito sociale del popolo greco. Salvo poche eccezioni, privato del potere di gestire sovranamente i pubblici affari, la sua attività si volge ad associazioni private o a questioni meramente municipali. L'amministrazione del g. diventa una delle più importanti, i ricchi magistrati gli consacrano buona parte della loro generosità, numerose società ne fanno la loro sede e si propongono obbiettivi ai quali il g. è più o meno interessato.
Queste società rivelano una particolare vitalità nelle regioni che le conquiste di Alessandro hanno dischiuse alla colonizzazione greca. Per poter sopravvivere in queste regioni, ove costituiscono spesso una minoranza esigua, minacciati come sono da una folla straniera o ostile, gli Elleni hanno accuratamente preservato la loro originalità, la loro cultura basata sull'educazione. Per loro il g. è divenuto il conservatorio della loro nazionalità.
Le nuove funzioni aggiuntesi alle cresciute esigenze primitive, assicurano allo stabilimento un importante sviluppo architettonico, che ne fa talvolta il principale monumento di una città. Il complesso di queste varie cause agisce in pieno a metà del III sec. a. C. e porta ai suoi più bei frutti nel corso del II secolo. La decadenza s'inizia alla fine dello stesso secolo e precipita durante i torbidi provocati dalla conquista romana, nel I sec. a. C.
4. - Tuttavia nelle grandi linee il g. dei secoli III e II a. C. non differisce da quanto abbiamo rilevato a Delfi nel IV secolo. La palestra si presenta come il raggruppamento, intorno ad una corte a peristilio quadrato o rettangolare, di due o quattro edifici suddivisi in camere più o meno numerose, per la cui pianta l'esedra va man mano imponendosi sul semplice òikos. La più notevole differenza con il prototipo delfico è la scomparsa del bagno indipendente, all'aria libera. Le installazioni idroterapiche sono ormai sistemate in una delle ali. Propilei, spesso monumentali, costituiscono l'accesso al complesso.
Il secondo elemento consta di uno o di varî portici, della lunghezza di uno stadio in principio, con una o due navate, piste scoperte per la corsa a piedi, campi per gli esercizi che richiedono spazi, quali il lancio del giavellotto, giardini o parchi ricchi di alberi. Lo spazio richiesto per queste costruzioni era tale che talvolta gli architetti non ne avevano una quantità sufficiente a loro disposizione. Si accontentavano allora di un portico o di una pista o vi annunciavano affatto. D'altro canto, in contrasto con la palestra nettamente caratterizzata nella sua composizione, i membri di questa parte sono meno legati fra di loro. Nessuna tradizione è sorta ad imporre una determinata sistemazione. Aggiungiamo che la costituzione strettamente centripeta della prima si differenzia fortemente dalla struttura rilasciata e aperta della seconda, caratteristiche che spiegano come mai nessun nome specifico le sia stato attribuito.
La pianta ideale qui schizzata viene, ben inteso, raramente realizzata nei monumenti rimessi in luce; il miglior esemplare è senza dubbio quello di Olimpia. A S, quattro edifici circondano una corte quadrata a peristilio dorico. Quello volto a N, più profondo degli altri, è ordinato simmetricamente intorno ad un'ampia esedra. Nell'angolo N-O si trova il bagno. Le due ali orientali e occidentali sono suddivise in un certo numero di ambienti talvolta a esedra, talaltra a òikoi. L'ala S è un lungo e stretto corridoio che doppia il portico corrispondente. Si accedeva a questo "peribolo" da un propileo monumentale ad occidente e da due ingressi più modesti ad ogni estremità dell'ala meridionale.
A settentrione, ma leggermente fuori asse rispetto a questo primo fabbricato, si rileva attualmente un portico dorico a due navate, lungo più di 210 m; non vi è alcun dubbio sulla sua destinazione: è stata ritrovata in situ una ἄϕεσις: per la corsa a piedi. Un secondo portico, semplice questo, era addossato al muro settentrionale del peribolo. Tra i due portici, che non sono contigui, s'inserisce un propileo corinzio indipendente. Tanto la descrizione di questo g. fatta da Pausania, quanto il risultato degli scavi, ci inducono a credere che altri due portici completavano l'insieme a O e a N. Sono stati asportati dalle piene di un torrente che scorre a occidente dell'edificio.
Questi vari elementi non risalgono tutti alla stessa data: secondo l'indagine architettonica, la palestra sarebbe stata edificata prima della fine del III sec. a. C.; i portici settentrionali sarebbero posteriori di un secolo e i propilei corinzi forse non furono costruiti prima dell'età augustea. Non è tuttavia da escludere che l'insieme sia frutto di una concezione unitaria.
Molte sono le cause che possono provocare varianti nella realizzazione materiale della pianta-tipo; l'importanza della città e delle sue risorse finanziarie, la celebrità dei maestri che insegnano nello stabilimento, la natura del terreno concesso all'architetto per la costruzione, ecc. Due esempi caratteristici lo dimostrano: i g. di Delo e di Pergamo.
Al III sec., epoca in cui costruì il proprio g., Delo era ancora una città secondaria. Il monumento, rispetto a quello d'Olimpia, ha una superficie ridotta. Il cortile centrale, circondato da un peristilio ionico, è fiancheggiato da due corpi di costruzioni. L'ala N comprende solo cinque ambienti, due dei quali sono esedre (quello centrale poteva contenere cento persone), nel lato occidentale gli ambienti erano quattro, a pianta irregolare. Posteriormente tre esedre furono addossate al muro meridionale, ma esse non comunicavano con l'interno, salvo quella che serviva da propileo. I metodi di costruzione e l'esecuzione delle parti architettoniche sono mediocri. Specialmente il vasto complesso degli xystòi (piste per la corsa al coperto) è ridotto a un fabbricato allungato, diviso in due navate disuguali, a quanto sembra senza colonnati.
Il principale interesse offerto dal monumento sta negli inventari fatti dagli amministratori del santuario agli inizî della dominazione ateniese (166 a. C.), i quali consentono di dare nome a quasi tutte le sale della palestra: la stanza principale dell'ala settentrionale è l'esedra (exèdrion), a destra si trova la sphairìstra: nella parte occidentale va posto l'apodytèrion che dà accesso al loutròn, nell'angolo; l'ambiente principale nell'ala sinistra è un secondo apodytèrion. L'epistàsion (ufficio dei sorveglianti) potrebbe essere il portico orientale.
Di ben altra imponenza è il g. di Pergamo, una delle metropoli del mondo ellenistico, grande centro intellettuale e culturale. Costruito sul pendio meridionale dell'acropoli, si sviluppò a terrazze come quello di Delfi. Quella in basso, a forma triangolare delimitata da due strade, è priva di costruzioni. La terrazza media era limitata a N da un lungo portico sovrastante un possente sostegno ove s'aprivano alcune esedre. L'ultima, quella più ampia, presenta al centro un vasto cortile rettangolare incorniciato su tre lati da portici a due piani. Sul retro delle gallerie così determinate erano disposte esedre e comuni stanze. Si accedeva da scale coperte a vòlta, molto interessanti e ben conservate. L'ingresso principale però si trovava a N-E dove, dopo un monumentale propileo isolato, una vera via trionfale conduceva al terrazzo superiore.
Un'importante serie di testi epigrafici e lo stesso esame delle rovine consentono di determinare la funzione di molte sale della palestra, alcune delle quali sono disgraziatamente scomparse in seguito a considerevoli rimaneggiamenti romani.
Si sa pure che vi era stato sistemato un giardino. Le ampie dimensioni del complesso, la cura, il lusso anzi, della costruzione, l'abbondanza della documentazione, la ricchezza e la varietà della decorazione, ne fanno il più imponente e il più bello dei g. noti, che supera anche quello di Olimpia, salvo in un particolare: xystòi e paradromìdes non costituiscono un insieme indipendente. La natura del terreno non consentiva di dar loro un sufficiente sviluppo. Essi sono stati inseriti nell'edificio: oltre al portico del terrazzo medio che li ha sostituiti, per un certo tempo almeno, si trova, all'orlo della terrazza superiore, uno stadio sotterraneo, il cui tetto sosteneva di certo la paradromìs ricordata nei testi.
5. - Seguendo le brevi descrizioni precedenti si è potuto rilevare il numero di installazioni specializzate facenti parte del ginnasio. È ora necessario precisare quale ne fosse lo scopo. In primo luogo va determinata la funzione della palestra, il più importante di questi elementi. Il vocabolo non sta ad indicare, come si è talvolta ritenuto, uno stabilimento privato opposto al g., monumento pubblico, poiché la palestra è spesso proprietà dello Stato, che l'amministra per mezzo dei suoi magistrati, e neanche la scuola dei fanciulli (παῖδες), mentre il g. sarebbe stato riservato agli adulti, poiché a tutte le età era consentito frequentare le due istituzioni; la palestra indica un monumento ove possono venir esercitati solo alcuni esercizi fisici: pugilato, lotta, pancrazio. Alle installazioni destinate a questi sport si aggiungono sale di studio e di conferenze e gli indispensabili locali riservati ad usi igienici. A tale fine potevano esistere palestre indipendenti, ma non si può concepire un g. senza palestra.
Ogni categoria di esercizî disponeva nel g. di una sua installazione. I lottatori si esercitavano nel konistèrion, il cui nome deriva dalla sabbia speciale sparsa sul suolo. Ai pancraziasti era destinato il korykèion, ove si allenavano maneggiando il kòrykos, sacco pieno di sabbia o di semi. A disposizione dei pugili era lo sphairistèrion, ove praticavano la sphairomachìa, combattimento ove il caestus delle competizioni era sostituito da guanti che evitavano le ferite provocate da questi terribili arnesi. In proposito è da respingere l'esegesi che fa dello sphairisterion un jeu de paume. L'arredamento di queste sale, senza dubbio semplice, in materiale deperibile, non ha lasciato traccia, il che rende la loro identificazione difficile nei g. rimessi in luce.
In compenso le installazioni destinate alla corsa a piedi si possono riconoscere facilmente: infatti le estremità delle piste sono segnate da soglie di pietra incise da righe su cui i corridori appoggiavano i piedi al momento della partenza. Il posto di ognuno era limitato da pali in legno incastrati nelle cavità scavate nel blocco di pietra. La pista all'aria libera portava il nome di paradromis. Quando erano sistemate al coperto sotto i portici, l'insieme si chiamava xystòs.
Gli esercizi ginnastici erano preceduti e seguiti da cure fisiche alle quali erano destinati locali speciali. Entrando nel g. gli atleti si spogliavano e lasciavano in custodia le loro vesti nell'apodytèrion. Si ungevano d'olio nell'aleiptèrion. Dopo gli esercizî, un loutròn consentiva loro di lavarsi. Alcuni g. possedevano dei pyriatèria, ossia locali per i bagni a vapore. Le due prime sale, esedre o òikoi, sono difficili a riconoscere nel loro carattere intrinseco. In compenso tutti o quasi i g. scavati hanno conservato bacini di marmo e tracce d'impianti idrici del proprio loutròn. In alcuni monumenti si riconosce il pyriatèrion nelle rotonde accuratamente pavimentate, ove talvolta si riscontrano tracce di un focolare.
Per assolvere la sua funzione intellettuale, la sua parte civica e religiosa, il g. era fornito di esedre che portano talvolta il nome di akroatèrion. Ai piedi del muro alcune presentano tracce di banchi in pietra o in legno, sui quali numerosi uditori, varie centinaia in alcuni casi, potevano trovar posto. I testi menzionano anche sale d'aspetto per gli schiavi, i paidagogèia, ed anche biblioteche. Possediamo un frammento di catalogo di quella di Coo. Alcune stanze, per la loro disposizione a naòs, si rivelano come santuari dell'istituzione, ma il solo g. di Pergamo possiede un autentico tempio. Finalmente sono stati identificate nel g. di Epidauro delle sale per banchetto per mezzo delle tracce di sostegni per tavole e sedili.
6. - Questo genere di monumento, così tipico, non sopravvisse alla grande crisi che scosse l'Oriente ellenico e ellenizzato nel corso dell sec. a. C. Il numero di g. costruiti in quell'epoca è infimo, molti altri furono distrutti. Ma specialmente la conquista romana diffonde abitudini nuove, in cui la cultura fisica ed anche intellettuale occupa poco posto in confronto alle pratiche igieniche e termali proprie alle popolazioni italiche.
Difatti, quando la pace ristabilita da Augusto consentì all'attività costruttiva una nuova espansione, vengono ovunque costruite delle terme. Né ora né poi si può citare l'edificazione di un solo g. in senso greco; il nome stesso perde il suo senso originale per venire ad indicare una realtà romana. Gli antichi monumenti, anche i più illustri, vanno adattandosi al gusto del giorno: così le Accademie di Atene, Delfi, Pergamo. Terme vengono aggiunte, si distruggono sinanche in parte le primitive installazioni per sostituirle con altre, consone alle nuove usanze.
Ha così termine il destino di uno stabilimento sorto dall'evoluzione politica della pòlis dalle oscurità del medioevo ellenico, consacrato in un primo tempo all'educazione fisica, poi, insieme con questa, alla formazione intellettuale. Diventato uno dei centri essenziali della vita municipale in età ellenistica, non poté sopravvivere alla scomparsa di una forma di civiltà, che ne aveva fatto la fortuna e di cui era stato uno degli agenti più efficaci.
Monumenti considerati. - G. di Delo: J. Audiat, Le gymnase de Délos et l'inventaire de Callistratos, in Bull. Corr. Hell., liv, 1930, pp. 95-130; J. Delorme, Explor. arch. de Délos, xxv, Les palestres (in corso di stampa). G. di Olimpia: Curtius-Adler, Olympia, ii, pp. 110-128; H. Schleif-R. Eilmann, iv. Bericht über die Ausgrabungen in O., 1940-41, pp. 8-23. G. di Pergamo: P. Schazmann, Altertümer von Pergamon, vi, Das Gymnasium, 1924.
Bibl.: C. Petersen, Das Gymnasium der Griechen nach seiner baulichen Einrichtung, Amburgo 1858; G. Fougères, in Dict. Ant. s. v. Gymnasium, II, 2, 1896, pp. 1684-1698; K. Schneider, Die griechischen Gymnasien und Palästren nach ihrer geschichtlichen Entwicklung, Solothun 1909; J. Oehler, in Pauly-Wissowa, VII, 1912, coll. 2004-2026, s. v. Gymnasium; K. Schneider, in Pauly-Wissowa, XVIII, 2, 1942, coll. 2472-2497, s. v. Παλαίστρα; J. Delorme, Gymnasion. Étude sur les monuments consacrés à l'éducation dans la Grèce ancienne, Parigi 1960.