GINKGOACEE
. Famiglia di piante Gimnosperme, distinta dalle Conifere per il suo modo particolare di fecondazione, per mezzo di spermî come nelle Cicadee, tanto da farne una classe distinta detta delle Ginkgoali. Caratteristico il modo di comportarsi degli spermî, che, portati nell'endosperma dal tubo pollinico, compiono la fecondazione solo dopo parecchi mesi e spesso allorché il seme, apparentemente maturo, si è staccato dall'albero.
Comprende un solo genere monotipico, cioè la Ginkgo biloba L. (Salisburia adiantifolia Sm.), originaria della Cina, ove però ora non si trova più allo stato spontaneo. Importata nell'Europa nel 1830, è coltivata frequentemente, anche da noi, per ornamento (bellissimo l'esemplare esistente nell'Orto botanico di Pisa). È un albero di grandi dimensioni (sino a 30 m. di altezza), a corteccia grigiastra, con due sorta di rami, quelli di allungamento con sole foglie, ed altri brevi, dardiformi (brachiblasti), che portano fascetti di foglie e di fiori. Nei tessuti parenchimatici presenta canali resiniferi. Le foglie sono caratteristiche; dal picciolo si espande una lamina flabelliforme coi due lati inferiori a cuneo e interi, il superiore rotondato, rosicchiato-dentato, spesso munito di una profonda intaccatura nel mezzo e quindi bilobo; numerose ed esili venature dànno l'apparenza dei raggi del ventaglio. Benché a consistenza coriacea, queste foglie cadono nell'autunno.
I fiori sono diclini e dioici e gli staminiferi amentiformi, con molte antere aventi ciascuna due borse polliniche; gli ovuliferi con due ovuli inseriti sopra peduncoli lunghetti, ingrossati all'apice. Ciascun ovulo è circondato da un collaretto, che dopo la fecondazione va a formare la parte carnosa del frutto. Questo è drupaceo, globoso, giallastro, simile a una piccola susina, con polpa avente odore disgustoso di acido butirrico; nell'interno vi è un grosso seme con tegumento crostoso, liscio, bianco, con 2 o 3 angoli salienti; la mandorla in esso contenuta si può mangiare abbrustolita.
Resti fossili di Ginkgo biloba si trovano negli strati del Miocene superiore e anche del Pliocene in Piemonte, a Cozzuolo presso Vittorio Veneto, nel Forlivese e Sinigagliese. Ciò dimostra che in altri tempi questa pianta aveva un'area assai estesa.
Il legno di quest'albero è bianco-giallognolo, a grana finissima e può essere usato come quello di cipresso.