GINECONOMI (gr. γυναικονόμοι)
Magistratura greca alla quale era affidata la disciplina femminile. Non in tutte le città le restrizioni imposte alla donna per legge erano poste sotto il controllo di magistrati speciali, i gineconomi, incaricati d'impedire e di punire le infrazioni; secondo Aristotele (Polit., IV, 5, p. 1300), questa era una magistratura propria delle città aristocratiche. Si deve però ritenere che dove esistevano i gineconomi, il loro potere si estendesse, nonostante il loro nome, a sorvegliare ogni eccesso di lusso compreso quello degli uomini, e che, dove essi non erano istituiti, la sorveglianza contro i contravventori alla legge fosse esercitata da altri magistrati; in Atene, per es., nell'età attica, dagli αστυνόμοι. Antica è l'istituzione dei gineconomi a Siracusa.
In Atene questa magistratura fu istituita da Demetrio Falereo, uno dei più rigorosi disciplinatori del lusso: i gineconomi esercitavano un severo controllo anche su ciò che avveniva nell'interno della casa, affinché le restrizioni del lusso fossero osservate; p. es., che i banchettanti non fossero più di 30. I contravventori alle leggi sul lusso erano puniti con una multa di 1000 dracme e il loro nome, a pubblica ignominia, veniva affisso a un certo platano nel frequentatissimo quartiere del Ceramico. I comici contemporanei parlano di questa "nuova legge" con aria di canzonatura. Un particolare ufficio avevano i gineconomi nelle cerimonie religiose, alle quali le donne non erano ammesse se non con abiti modesto e decenti e con la faccia non dipinta.
Bibl.: Becker-Göll, Charicles, III, Berlino 1878, p. 325 segg.; E. Caillemer, in Daremberg e Saglio, Dictionn. d. antiq. gr. et rom., II, pp. 1713-14; Börner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, coll. 2089-90, s. v. Gynaekonomoi.