Wearing, Gillian
Wearing, Gillian. – Artista britannica (n. Birmingham 1963). Fotografa e video-artista, appartenente al movimento degli Young british artists, nel 1997 ha vinto il Turner prize per il suo 60 minutes of silence (1996), un lavoro sull'autocontrollo e la costrizione in cui ha chiesto a 26 ufficiali di polizia di rimanere immobili per un'ora di fronte alla telecamera, simulando una foto di gruppo e rendendo solo gradualmente percettibili gesti e movimenti minimi, fino all'urlo liberatorio finale che rompe il silenzio. Quest'uso della telecamera come 'confessionale pubblico', che porta in superficie i contrasti tra vita privata e vita pubblica, tra l'immagine che si ha di sé e che si vuole comunicare e ciò che di te suppongono gli altri, è il motivo conduttore di tutta l'opera di W. sin dalla sua celebre serie fotografica Signs that say what you want them to say and not Signs that say what someone else wants you to say (1992-93), in cui l'artista chiese ad alcuni passanti di scrivere su un foglio una frase a loro scelta, con risultati talvolta sconcertanti (il poliziotto che scrive «Help!» o il signore in abito formale che scrive «I’m desperate»). Con un forte e riconosciuto debito verso il cinema di A. Warhol, servendosi per lo più di gente comune scelta tra un pubblico casuale, W. ha approfondito questa linea di ricerca nel corso dei primi anni del 21° sec., con opere come Trauma (2000), in cui a otto persone viene richiesto di parlare di eventi traumatici fondanti della loro infanzia, Secrets and lies (2009), in cui nove persone mascherate raccontano inconfessabili segreti e perversioni, Self made (2011), ancora un film sull'identità personale e quella sociale interpretato da attori casuali ingaggiati con un annuncio a mezzo stampa che recitava «Would you like to be in a film? You can play yourself or a fictional character. Call Gillian». Importante è anche il tema dell'influenza dei media e della televisione, come nella provocatoria copertina del 2003 ideata per il Guardian che si limitava alla scritta «Fuck Cilla Black» o nel film Family history del 2006.