STRACHEY, Giles Lytton
Biografo e saggista inglese, nato il 1° marzo 1880, morto il 21 gennaio 1932. Compiuti gli studî al Trinity College di Cambridge, cominciò poco dopo il 1900 a collaborare a varie riviste con critiche non frequenti, ma piene di gusto, che erano soprattutto pretesti per occuparsi di elisabettiani e di poeti e scrittori francesi e inglesi del Settecento. Si rivelarono così quelle che furono le simpatie letterarie di tutta la sua vita e dalle quali nacque il suo primo volume di saggi: Landmarks in French Literature (1912). Come storico, lo St. se non inventò, risuscitò quel tipo di biografia che, volgarizzato dagl'imitatori, ha dato origine alle cosiddette vite romanzate.
Un primo gruppo ne pubblicò nel volume Eminent Victorians (1918), che gli procurò la fama, e già da queste delicatissime biografie appare ch'egli concepiva la storia non come una scienza, ma come un'arte, ricercando nelle persone e nella vita il particolare infinitesimo, che aveva, per lui, importanza decisiva. Buon lettore di memorie e di epistolarî, ricercatore coscienzioso, egli è però ricco di humour e di un certo spirito ironico che gli fanno talvolta sacrificare l'esattezza a un suo divertimento o alla linea artistica di svolgimento d'un episodio. Giacché artista egli fu soprattutto. Il suo stile ha grande semplicità di tono, è alieno da ogni enfasi, sa riuscire nello stesso tempo familiare e perfetto, indolente, come di chi ama la divagazione, e vigoroso, soprattutto per il vivo gusto dell'epigramma. Queste qualità, insieme con una rievocazione perfettamente fusa e congeniale al suo spirito, fanno un vero capolavoro del suo Queen Victoria (1921; trad. ital., La regina Vittoria, Milano 1930). Dopo un altro volume di saggi letterarî e biografici (Books and Characters, 1922), lo St. affrontò il soggetto più vasto e più drammatico in Elizabeth and Essex (1928), nel quale però fu costretto dall'economia dell'opera a lasciare taluni personaggi in penombra immeritata, e manifesta una certa tendenza a generalizzare taluni protagonisti in tipi. Tuttavia, anche Elizabeth and Essex conferma le doti eccezionali dello St., che è forse il miglior prosatore inglese moderno. La sua opera, di notevolissimo valore intrinseco, nonostante la mole esigua, rappresenta, anche nel campo storico, la reazione contro il Carlyle, il Gladstone e la cultura germanica, cui si contrappone, con il suo senso della forma, della creazione, della leggerezza, la cultura latina, assorbita soprattutto attraverso la Francia del sec. XIX.
Opere: Oltre alle citate e tutte edite a Londra: Pope (saggio, 1925); Characters and Commentaries (postumo, 1933), raccolta di articoli pubblicati dal 1903 in poi su varie riviste, con aggiunta di parecchi inediti.
Bibl.: C. Linati, Scrittori anglo-americani d'oggi, Milano 1932, p. 83 segg.; E. Cecchi, Scrittori inglesi e americani, Lanciano 1935, pp. 275-89; A. Maurois, Aspects de la biographie, Parigi 1929; id., Magiciens et logiciens, ivi 1935, pagine 215-243.