GILBERTO Porretano (Gilbertus Porretanus; Gilbert de la Porrée)
Teologo e filosofo, nato nel 1070 a Poitiers; fece i suoi studî sotto Bernardo di Chartres e probabilmente anche sotto Anselmo e Rodolfo di Laon. Insegnò per molto tempo a Chartres; ivi egli risulta canonico nel 1124, e dal 1126 al 1137 cancelliere della cattedrale. Nel 1141 insegnava a Parigi, e dal 1142 fino alla sua morte, avvenuta nel 1154, fu vescovo di Poitiers. G. esercitò profonda influenza per il suo acume dialettico, la sua vasta conoscenza patristica e l'incitamento che dava ai suoi discepoli. Nelle dispute contemporanee sugli "universali", egli sostenne con un realismo moderato la teoria della conformità: il fondamento della universalità starebbe nelle forme che si concretano nei singoli individui; la ragione può fare astrazione da esse a motivo della loro conformità (somiglianza). Anche la distinzione fra la natura e i singoli individui fu da G. accentuata. In teologia egli contribuì molto a rendere più chiaro il concetto della grazia e del soprannaturale.
La sua notorietà è dovuta soprattutto alle lotte in cui fu coinvolto a motivo della sua dottrina trinitaria. Due dei suoi arcidiaconi lo accusarono presso il papa Eugenio III, e riuscirono a trarre dalla loro anche S. Bernardo. La causa fu trattata nel 1147 davanti al sinodo di Parigi, e nel 1148 davanti a una commissione del concilio di Reims, in cui S. Bernardo ebbe parte eminente. G. si dichiarò pronto ad accettare i 4 capitoli composti da S. Bernardo e dal suo segretario Goffredo di Auxerre; e la causa finì senza la sua condanna. Il papa chiese solamente che la formula: Deus est divinitas et divinitas est Deus, fosse conservata come giusta e che nel commento fatto da G. alle opere di Boezio fossero cambiate alcune frasi.
Le sue opere più importanti sono: un commento agli scritti teologici di Boezio (Patr. Lat., LXIV, coll. 1255-1412) e un commento alle epistole di S. Paolo non ancora stampato. Inoltre rimangono di lui glosse manoscritte: a Geremia e ai Salmi; a stampa: Sermones in Cantica (Strasburgo 1497) e un'interpretazione dell'Apocalisse (Parigi 1512); Il Liber sex principiorum (ed. a cura di A. Heysse, Münster 1929), attribuitogli fin dai tempi di Alberto Magno, molto probabilmente non è autentico. Di G. si conserva anche un'Epistola ad Matthaeum abbatem S. Florentii Salmuriensis (in Patr. Lat. cit.), relativa a questioni sulla messa e sull'Eucaristia.
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