Cohen-Séat, Gilbert
Scrittore e teorico del cinema francese, di famiglia ebrea (suo padre era il Gran rabbino di Bordeaux), nato a Sétif (Algeria) il 26 luglio 1907 e morto a Parigi il 12 giugno 1980. Con le sue posizioni e la sua attività ha segnato un significativo cambiamento nell'ambito degli studi sul cinema, coinvolgendo nella riflessione la realtà accademica e di fatto contribuendo a modificare i luoghi e i modi in cui si andavano definendo le teorie sulla nuova forma espressiva. C.-S. ha infatti denunciato la necessità di opporre a elaborazioni legate a un contingente impegno di critica militante e all'immediatezza della prassi realizzativa, l'elaborazione di un più complesso sistema teorico in grado di concorrere a ricostruire, con una varietà di strumenti interpretativi riconducibili ad aree di ricerca ampiamente consolidate, l'insieme di fattori che contribuiscono a sostanziare l'attività cinematografica, inserita in un rapporto di interazione e scambio con la realtà sociale, storica e artistica.
Dopo aver frequentato il liceo e quindi la facoltà di Lettere nella stessa Bordeaux e successivamente a Parigi, si dedicò, a partire dal 1929, al giornalismo, interessandosi ben presto delle problematiche connesse alle diverse forme e arti della comunicazione. Le elaborazioni di C.-S. trovarono, soprattutto nel dopoguerra, un contesto culturale particolarmente fertile e attivo, ricco di iniziative, di progetti, di circoli e di centri di ricerca. Fu così che il suo Essai sur les principes d'une philosophie du cinéma, 1. Introduction générale, notions fondamentales et vocabulaire de filmologie, pubblicato nel 1946, con prefazione di Henri Laugier, professore della Sorbonne, rivestì un notevole rilievo. In particolare C.-S., sin dalle prime battute del saggio, procede nell'esaminare la natura complessa e stratificata dell'universo cinematografico cui concorrono componenti estremamente eterogenee. Egli infatti sostiene che lo studio sul cinema deve fondarsi su un approccio organico e ordinato e quindi a tal fine ritiene indispensabile la nascita di una "nuova scienza", la filmologia, ossia una filosofia del cinema che affronti in maniera sistematica lo studio dei fenomeni coinvolti di cui viene sottolineata la specificità. L'ambizione di questo tipo di ricerca richiede apporti provenienti da discipline diverse (l'estetica e la psicoanalisi, la linguistica e la psicologia) che garantiscano ricchezza di prospettive e di punti di vista, sottraendo l'indagine a quanto di tendenzioso, parziale ed emozionale aveva connotato sino a quel momento gli interventi della critica. La necessità di esaminare l'oggetto di studio nella sua globalità, scindendolo sistematicamente in tutti i suoi fattori, porta C.-S. a individuare l'esistenza di due gruppi fondamentali di fenomeni: "i fatti filmici" e "i fatti cinematografici". I primi consistono nell'espressione della vita e dell'immaginazione, della realtà degli esseri o delle cose, mediante la combinazione di immagini visive (naturali o dal carattere convenzionale) e uditive (sia sonore sia verbali), e per tali caratteristiche richiedono un approccio estetico e umanistico. I secondi consentono la diffusione di documenti e materiali di vario genere (idee, sentimenti, emozioni) filtrati attraverso le modalità espressive del cinema. Queste due serie risultano fuse nella produzione cinematografica che le offre allo spettatore legandole alla realtà sociale e culturale. In particolare, nell'operare la distinzione e nel sottolineare come i fatti filmici siano ascrivibili a serie specifiche e risultino di esclusiva pertinenza del testo, C.-S. anticipa per certi versi la nozione di codice cinematografico. I fondamentali spunti del suo saggio sono riconducibili a una più vasta esigenza di sistematicità che negli anni Cinquanta e Sessanta non troverà immediata risonanza, ma di cui è rinvenibile traccia nella successiva indagine semiotica, mentre alcuni tratti possono considerarsi tra le matrici culturali della prima fase dei "Cahiers du cinéma". Pur tra espressioni a tratti ingenue e indubbiamente prive di scientificità, si fa inoltre strada in C.-S. l'esigenza di stabilire una "nomenclatura cinematografica", un lessico più specificamente tecnico che prescinda dalle approssimazioni della maggior parte della critica. Fra i principi ribaditi, la fondamentale separazione tra teoria e concreta esecuzione realizzativa, anche se lo stesso studioso non saprà rinunciare a un concreto coinvolgimento come produttore di opere cinematografiche (tra cui L'amant de lady Chatterley, 1955, L'amante di lady Chatterley, di Marc Allégret).
Nel settembre del 1946, proseguendo nell'attuazione del suo progetto, C.-S. fondò l'Association française pour la recherche filmologique, il cui comitato di direzione comprendeva nomi quali Léon Moussinac, Pierre Bost, Jean Delannoy, René Clair, Jean Painlevé, Georges Sadoul ed Étienne Souriau, mentre nel luglio-agosto del 1947 venne pubblicato il primo numero della "Revue internationale de filmologie", diretta dallo stesso C.-S. sino al 1952. In particolare, il programma della rivista ripercorreva tutti i principali punti dell'Essai e inoltre imponeva la verifica di alcuni percorsi di ricerca di carattere sperimentale e pratico e sottolineava la necessità di tracciare una storia delle tecniche del cinema. Veniva ribadita anche l'importanza di analisi comparative che ponessero il cinema in relazione con altre forme di espressione, in primo luogo stabilendo un fondamentale parallelo tra linguaggio verbale e linguaggio cinematografico. La rivista continuò a essere pubblicata sino agli inizi degli anni Sessanta, finché nel 1962 cambiò nome assumendo quello di "Ikon", nuova testata dell'Istituto 'Agostino Gemelli' di Milano che ereditò il patrimonio di competenze filmologiche della "Revue" e del cui comitato di direzione entrò a far parte Cohen-Séat. L'attività dello studioso era frattanto proseguita mediante la realizzazione di una vasta serie di progetti, tra cui l'organizzazione nel 1947 del Primo congresso internazionale di filmologia e la fondazione, presso la Sorbonne, dell'Institut de filmologie di cui C.-S. fu direttore sino al 1963. Precedentemente aveva pubblicato, in collaborazione con Pierre Fougeyrollas, l'opera L'action sur l'homme: cinéma et télévision (1961) in cui le caratteristiche espressive e tecniche della televisione vengono esaminate in rapporto all'impatto dei mezzi di comunicazione sull'uomo e la società. Pur con esiti a volte eccessivamente semplificati, le intuizioni di C.-S. hanno segnato una svolta nell'ambito delle riflessioni sul cinema, esprimendo con forza la necessità di fare riferimento a un contesto più ampio, ricco di sollecitazioni e non meramente autoreferenziale.
G. Aristarco, Storia delle teoriche del film, Torino 1951, pp. 173-74.
Ch. Metz, Langage et cinéma, Paris 1971, pp. 8 e segg. (trad. it. Milano 1977).
G. De Vincenti, Alle origini della semiotica cinematografica: Cohen-Séat, in "Biblioteca teatrale", 1974, 10-11, pp. 189-204.
F. Casetti, Teorie del cinema (1945-1990), Milano 1993, pp. 99-101.