Gidino da Sommacampagna
Rimatore e teorico della poesia volgare, vissuto tra il primo quarto e la fine del Trecento a Verona, presso Cangrande e Cansignorio prima e poi presso i figli di costui Bartolomeo e Antonio (le cui sorti declinanti doveva egli tradire nel 1387 in favore dei Visconti vincitori); rappresenta una rilevante testimonianza della fortuna dell'opera dantesca in area ‛ lombarda '.
Se è vero infatti che nel suo Trattato dei ritmi volgari egli cita D. una sola volta, a proposito del verso E cominciò: per esser giusto e pio (Pd XIX 13), ben più rilevanti e consistenti risultano le derivazioni dantesche nell'opera poetica di Gidino. A lui si deve innanzi tutto la prima testimonianza di una tradizione esegetica tendente a identificare il Veltro dantesco con Cangrande, cui appunto è dedicata una canzone che s'inizia: " Arder d'Amor mi face / Quel can che fuga la lupa fallace ". Di grande significato è poi una tenzone col poeta Francesco di Vannozzo, sulla nascita del mondo dal Caos, in cui G., accanto al Genesi e a Ovidio, cita appunto D. (" E Dante pensò già che l'universo / sentisse amor, per lo qual é chi creda / più volte il mondo in chaos converso ", con riferimento ai versi di If XII 41-43 non bene interpretati).
Questo e altri influssi danteschi, che si possono rintracciare nell'opera del poeta trecentesco, costituiscono una sicura e importante testimonianza, non solo della diffusione della Commedia e della sua utilizzazione come repertorio di moduli poetici, ma anche della sua affermazione come ‛ auctoritas ' citabile accanto alle ‛ auctoritates ' riconosciute dei classici.
Bibl. - G. Da S., Trattato dei ritmi volgari, a c. di G.B. Giuliari, Bologna 1870; E. Levi, Francesco di Vannozzo e la lirica della corte lombarda durante la seconda metà del sec. XIV, Firenze 1908; V. Mistruzzi, Note biografiche su G. da S., in " Nuovo Arch. Veneto " XXXI (1916) 1961; E. De Marco, Crepuscolo degli Scaligeri, la Signoria di Antonio della Scala, in " Archivio Veneto " LXII (1938); E. Cavallari, La fortuna di D. nel Trecento, ibid. 1921; V. CIAN, Oltre l'enigma dantesco del Veltro, Torino 1945; V. Branca, G. da S. e la cultura veneta della fine del Trecento in una epistola inedita, in Medioevo e Rinascimento, Studi in onore di Bruno Nardi, Firenze 1955.