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GIBILTERRA

di Nino CORTESE - Camillo MANFRONI - Wallace E. WHITEHOUSE - Enciclopedia Italiana (1933)
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GIBILTERRA (Gibraltar; A. T., 43)

Nino CORTESE
Camillo MANFRONI
Wallace E. WHITEHOUSE

Promontorio roccioso della Spagna meridionale, comunemente chiamato "The Rock", che costituisce una piccola colonia dell'Inghilterra. È situato a 36° 7′ lat. N. e 5° 21′ long. O. Sul continente europeo è l'unico possedimento britannico e ha valore soltanto per la sua posizione e la sua topografia. All'ingresso orientale dello Stretto di Gibilterra s'insinua nella Penisola Iberica la Baia di Algeciras, che ha una caratteristica forma ad anello: la costa orientale della baia è occupata dalla colonia, sulla parte meridionale della punta, dal territorio neutrale, e, a N. di questo, dalle rovinate linee difensive spagnole con la città di La Linea. La colonia consiste dello stretto promontorio roccioso che si protende verso S. nella Punta Europa. Col nome di Mons Calpe, esso costituiva una delle Colonne d'Ercole (v. calpe); l'altra, il Mons Abyla, oggi Collina della Scimmia, si trova di fronte, sulla costa marocchina. Le dimensioni dello stretto sono così anguste, che le linee di navigazione fra l'Atlantico e il Mediterraneo si trovano sotto il controllo delle artiglierie di Gibilterra.

Il territorio di possedimento inglese, che ha una superficie di soli 5 kmq., è essenzialmente una fortezza militare e la permanenza di operai civili non vi è affatto incoraggiata. Alcuni operai e quasi tutti i braccianti giornalieri dei periodi di richiesta straordinaria, vengono dalla città spagnola di La Linea. La rupe principale è formata di calcari giurassici di colore scuro grigiastro, molto compatti e talora cristallini; essi presentano numerose ampie cavità naturali, in aggiunta alle quali furono scavate lunghe gallerie per scopi difensivi. Il lato settentrionale scende quasi a picco dall'altezza di 60 m. sulla lunga zona sabbiosa che forma il territorio neutrale. Il promontorio, che ha una tipica struttura di sierra, si estende per circa 4 km. verso S., raggiungendo la massima altezza nell'Highest Point (m. 425): a metà della cresta, a 365 m., è la stazione semaforica. A S. il promontorio scende con ripide terrazze verso la Collina Windmill (m. 120), verso la collinetta Europa (m. 60), sulle cui scogliere (m. 15) si abbassa infine con pendio più dolce. La costa orientale è ripidissima e difficilmente accessibile se non per mezzo di gallerie, come quella sopra alla Catalan Bay, dove si trova un piccolissimo nucleo abitato. Verso la Baia di Algeciras, a O., la costa scende più gradualmente, ma sempre a terrazze: la più bassa, lungo la spiaggia, è larga al massimo 180 metri circa e quivi si trova il porto.

La temperatura media nel mese più caldo (agosto) è di circa 24°, in gennaio 12°. Le precipitazioni raggiungono in media 815 mm., ma variano molto: e poiché il mese di giugno è, di norma, assolutamente asciutto e negli altri mesi estivi si ha solo qualche raro temporale, l'acqua deve essere immagazzinata. Serbatoi ben costruiti e a prova d'artiglieria hanno eliminato ogni pericolo di mancanza d'acqua per una popolazione non superiore a quella attuale della colonia. La penisola, che è larga da 0,4 a 1,2 chilometri, sebbene d'apparenza brulla, non manca di vegetazione, specie nella stagione calda. Vi fioriscono l'aloe, il fico d'India e altre piante e Gibilterra è l'unico punto d'Europa in cui si trovano le iberidi. La parte più interessante della fauna è costituita dalle famose bertucce, che probabilmente discendono da una razza esistita in origine sulla costa berbera; sono uniche in Europa e rigorosamente protette. Sul pendio dei colli Windmill ed Europa s'inerpicano dei fabbricati, specie per uso militare, e una striscia d'abitazioni orla la spiaggia occidentale.

Nel 1802 la popolazione civile di Gibilterra era probabilmente di 3000 ab., saliti a 10.000 nel 1814, sebbene in quell'anno e nel 1810 più di 7000 fossero morti di febbre epidemica. Altro attacco della medesima epidemia si ebbe nel 1828; ma la popolazione civile, sebbene accuratamente controllata, era salita nel 1830 a 17.000 abitanti. Al 1° gennaio 1930 la popolazione era di 15.647 abitanti (gli stranieri erano 1152). Durante il sec. XIX e il XX gli armamenti vennero sempre migliorati e dal 1897 sono stati costruiti al North End un nuovo molo e un porto profondo. Le comodità di traffico sono state aumentate e le condizioni sanitarie della città e della guarnigione (3478 uomini nel 1921) tutelate accuratamente. Il governatore, che è anche comandante in capo, è assistito da un consiglio esecutivo, stabilito per la prima volta con lettere patenti nel 1822, e formato dal governatore stesso, dall'ufficiale di grado più elevato, dal segretario coloniale, dal procuratore regio, dal tesoriere e da tre altri membri non ufficiali, scelti dal governatore. La popolazione civile stabile si compone principalmente dei discendenti di coloni italiani (genovesi) e spagnoli; la lingua principale è lo spagnolo. La colonia è esentata da contributi finanziarî verso il governo metropolitano, non ha debito pubblico e fra le entrate nette e le spese annue c'è quasi pareggio. I principali cespiti di entrata sono le dogane, i diritti portuali e gl'interessi su investimenti; i redditi più importanti sono le tasse doganali d'importazione sugli alcoolici, sul tabacco e sulle essenze per motori. Dal 1704 il traffico del porto non è stato assoggettato a tasse commerciali. Le industrie sono senza importanza; la maggiore attività del porto è nel commercio di transito e nel rifornimento di carbone alle navi. Annualmente entrano nel porto circa 5000 navi, di cui almeno la metà imbarcano carbone, il che rappresenta per la popolazione la sola attività permanente; vi è anche una piccola manifattura di tabacchi.

Storia. - È la Calpe (v.) degli antichi. Il suo attuale nome (arabo Gebel Ṭāriq "Monte di Ṭāriq") risale a quello del generale arabo che nel 711 vi sbarcò dall'Africa, iniziando la conquista della Spagna. La dominazione musulmana durò sino al 1309, quando la fortezza fu conquistata da Alonso Pérez de Guzman. Ma nel 1333 cadde in dominio di Abū Malik, figlio del sovrano del Marocco, e nel 1410 di Yūshf III re di Granata. Cinta d'assedio nel 1433 dal conte di Niebla, ritornò definitivamente in possesso dei cattolici nel 1462 per virtù del marchese di Medina Sidonia. Cominciò a essere munita per ordine di Carlo V, desideroso di difenderla dai Barbareschì dopo l'assalto mosso contro di essa nel 1540 da Khair ad-dīn Barbarossa, che la saccheggiò; tuttavia le fortezze non bastarono a impedire un'incursione nella sua rada della flotta olandese, che il 25 agosto 1607 ne forzò l'ingresso e distrusse la squadra spagnola comandata da Juan Alvárez Davila, ivi riparata.

Juan Alvárez aveva catturato un convoglio mercantile e l'aveva condotto al riparo della fortezza di Gibilterra; la squadra olandese agli ordini dell'ammiraglio Van der Hof tentò di riprenderlo. Il combattimento fu disastroso per gli Spagnoli, che perdettero quasi tutte le loro navi, e il loro ammiraglio perì valorosamente combattendo; ma gravi furono anche le perdite olandesi.

Agl'inizî del regno di Filippo IV, riapertesi le ostilità tra Spagna e Olanda, un altro scontro avvenne (agosto 1621) tra una squadra olandese di venti navi da guerra, scortanti un grosso convoglio mercantile proveniente dal Mediterraneo, e una squadra spagnola che tentava di catturarlo. Questa volta l'esito del combattimento fu, militarmente parlando, favorevole agli Spagnoli, che poterono catturare due navi e affondarne altre; ma il convoglio poté mettersi in salvo. Le relazioni spagnole esaltarono il valore dei combattenti delle due parti.

Effettivamente fu il Cromwell il primo ad aver chiara idea dell'importanza strategica della piazzaforte; e come tale doveva essere valorizzata appunto dagl'Inglesi. I quali, al comando dell'ammiraglio Giorgio Rooke, il 24 luglio 1704, durante la guerra di successione spagnola, l'occuparono e la difesero dai ritorni offensivi di Filippo V di Borbone e se la videro attribuita nel trattato di pace di Utrecht (1713). La contesa per il possesso della città riarse, al tempo della guerra per l'indipendenza degli Stati Uniti d'America, fra i Franco-spagnoli e gl'Inglesi.

Il blocco terrestre, iniziato (1779) dalla parte di terra da un forte esercito agli ordini di Alvárez Sotomayor, e dalla parte di mare da una squadriglia di navi sottili comandata da Antonio Barcelò, aveva già ridotto a mal partito la guarnigione inglese, comandata da G. Elliot, quando comparve nello stretto la squadra inglese, forte di 22 vascelli e di 10 fregate, di viveri e di munizioni destinato agli assediati. Il Rodney, che aveva catturato un convoglio spagnolo presso capo Finisterre, si scontrò presso capo S. Vincenzo con una piccola armata navale spagnola, comandata dall'ammiraglio Langara, che costretto a combattere perdette quasi tutte le sue navi e cadde egli stesso in potere del Rodney (gennaio 1780). La piazzaforte di Gibilterra fu, in conseguenza di questo fatto d'arme, sbloccata dalla parte di mare e vettovagliata. Ma non per questo il blocco terrestre venne sospeso; e ben presto, in seguito a nuovi accordi tra la Francia e la Spagna, ricaduta Minorca in potere degli Spagnoli, anche per la via di mare fu ripreso il blocco e il bombardamento. Ma i risultati non risposero alle concepite speranze: ché nel bombardamento generale del settembre due delle navi alleate, percosse da palle infuocate (boulets rouges), presero fuoco e dovettero essere abbandonate; altre vennero distrutte da un improvviso attacco delle cannoniere inglesi. L'esito di questo combattimento non avrebbe però salvata Gibilterra dal pericolo di dover arrendersi per nuovo difetto di munizioni, se dall'Inghilterra non fosse stato inviato l'ammiraglio Howe con una fortissima squadra (33 vascelli) scortante un altro convoglio di rifornimenti. Egli, colto il momento in cui l'armata franco-ispana dell'ammiraglio Cordoba, superiore per numero di legni, era dispersa da un colpo di vento (10 ottobre 1782), riuscì a rompere il blocco e a gettare dentro Gibilterra prima quattro o cinque dei suoi trasporti, poi il resto del convoglio. I Franco-Ispani cercarono di trarre il Howe a battaglia presso capo Spartel, avendo forze di gran lunga superiori (20 ottobre): ma l'ammiraglio inglese, avendo raggiunto lo scopo per cui era stato inviato, sfuggì con abile manovra al nemico e tornò in Inghilterra, dove fu molto lodato.

Nell'offesa e nella difesa l'assedio fu importantissima scuola di esperienza militare per l'Europa. Ma la pace del 1783 confermò all'Inghilterra il possesso della città, che poi fu sempre più munita sì da divenire una delle più potenti piazzeforti del mondo.

Bibl.: J. López de Ayala, Hist. de Gibraltar, Madrid 1792; C. Sayer, The hist. of Gibraltar, Londra 1862; F. M. Tubino, Gibraltar, Siviglia 1863; J. H. Mann, G. and its sieges, Londra 1870; G. J. Gilbard, Hist. of G., Gibilterra 1888; H. M. Field, Gibraltar, New York 1888; A. T. Mahan, Influence of sea power upon history, Londra 1890, cap. XI; C. Fernández Duro, Armada Española, VI, Madrid 1900, appendice al c. III; VII, app. al cap. XVIII; T. G. Bowles, Gibraltar, Londra 1901-03; C. Spilsbury, Journal of the Siege of Gibraltar, Londra 1908.

Vedi anche
Algeciras Città della Spagna sud-occidentale (111.283 ab. nel 2005), nella provincia di Cadice, di fronte a Gibilterra. Il porto svolge attività commerciali con l’opposta sponda africana, oltre a rifornire la locale raffineria di petrolio. Industrie navali e petrolchimiche. Intenso movimento turistico. Penisola Iberica La più occidentale delle tre penisole dell’Europa meridionale, chiusa a NE dai Pirenei, che rappresentano un confine naturale molto deciso. Con una superficie di circa 590.000 km2, la Penisola Iberica, Penisola supera di molto le penisole italiana e balcanica, da cui si distingue per la forma più massiccia, ... Mare Mediterraneo Mare interno compreso fra le coste meridionali dell’Europa, settentrionali dell’Africa e occidentali dell’Asia Anteriore. Si estende per circa 2.505.000 km2 (non considerando il Mar Nero e il Mar di Marmara), con una profondità media di 1430 m e una massima, presso le coste sud-occidentali del Peloponneso, ... Sir George Rooke Rooke ‹ruk›, Sir George. - Ammiraglio (Canterbury 1650 - Londra 1709). Aderì al movimento rivoluzionario contro Giacomo II e nel 1689 comandò la squadra che liberò Londonderry dall'assedio dei giacobiti, affrontando poi vittoriosamente i Francesi nelle battaglie di Capo Beachy (1690) e La Hougue (1692); ...
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