FOGLIANO (de Foliano), Giberto da
Signore di Reggio Emilia, capitano, uomo d'armi e di governo, figlio di Niccolò, fratello dì Tommaso, Guidoriccio, Guglielmo, Giovanni Riccio, Paolo e Matteo, nacque nell'ultimo quarto del secolo XIII.
Risulta padre di Luigi, di Bernardino (morto di morte violenta), di Daria (andata sposa ad Azzo da Sesso, poi considerata "impudica"), di Guido Savina (II), di Matteo, di Bertoldino, di Francesco (che morì impiccato nel 1373). Secondo il cronista P. Della Gazata, il F. fu anche padre di una figlia monaca lasciata morire miseramente dai fratelli e di un'altra che uccise egli stesso.
Il F. viene menzionato per la prima volta nell'investitura di Carpineti concessa nel 1320 ai Fogliano da Federico d'Austria, re dei Romani e poi confermata nel 1321da papa Giovanni XXII. Nel 1320 venne cacciato dal popolo dalla città di Reggio, perché sospettato di essersi alleato con i ghibellini.
Nel 1322 insieme al fratello Giovanni il F. conquistò il castello di Paullo, nel quale vennero catturati Simone da Fogliano e suo figlio Manfredino; dopo di che gli venne assegnata dal Comune di Reggio la carica di podestà dei plebanati di Toano e Villa Minozzo, insieme a Bartolomeo di Dallo. Mentre si recava ad assumere la podesteria, venne catturato - come poi sostenne - dai nemici del Comune di Reggio e pertanto, pur non avendo prestato il servizio, richiese dì averne il salario pattuito. L'anno seguente (14 agosto), catturato dai figli di Simone da Fogliano mentre era diretto a Levizzano, fu imprigionato nell'omonimo castello; solo dopo un diretto intervento dei Reggiani sul legato papale, Bertrando del Poggetto, venne liberato.
Nel 1328, quando Lodovico il Bavaro scese in Italia, il F. passò allo schieramento ghibellino e partecipò all'uccisione del governatore pontificio di Reggio, che aveva osato fare impiccare un ladro, appartenente alla sua consorteria. Ma più che uomo di parte il F. fu uomo che seguiva in primo luogo il proprio interesse, in particolare a danno degli altri Fogliano ai quali aveva già sottratto il castello di Carpineti. Col favore del Bavaro, quando questi entrò in Reggio, il 27 nov. 1330, il F. venne confermato, con Azzo Manfredi, vicario imperiale di Reggio, mentre la città fu colpita da un interdetto papale, che fu poi revocato solo nel 1350. Nel 1331 il F. andò incontro a Giovanni, re di Boemia e figlio di Enrico VII, in occasione della sua discesa in Italia, il 13 aprile dello stesso anno il re, che si trovava a Reggio, acconsentì alla cacciata, reclamata dalla folla, dei vicari imperiali. Per un po' di tempo questi vennero allontanati dalla città, ma poi lo stesso Giovanni confermò il vicariato imperiale di Reggio Emilia ad Azzo Manfredi e al F. (che mantennero la carica sino al 1335), a scapito della popolazione, costretta a pagare i regali fatti al sovrano.
Un'alleanza antimperiale formata da Visconti, Gonzaga, Scaligeri ed Estensi, sancita col trattato di Castelbaldo (8 ag. 1331), deliberò che Reggio dovesse passare ai Gonzaga. Nella guerra che seguì il F. si mostrò abile uomo d'armi e, anche grazie al suo aiuto, Giovanni di Boemia sconfisse i suoi avversari nella battaglia avvenuta a San Felice (San Felice sul Panaro. nella Bassa modenese) il 25 nov. 1332, dove il F. meritò di essere nominato cavaliere. Il F. ne approfittò per sbarazzarsi del Manfredi che nel 1333 rinchiuse a tradimento nel castello di Querciola. In seguito fece riunire il Consiglio generale della città, che riconobbe nei Fogliano i signori di Reggio Emilia. Il 20 ott. 1333 i Fogliano entrarono nella città e il 21 ne furono nominati signori.
Nel frattempo continuò l'appoggio militare del F. al re Giovanni di Boemia. Il 23 febbr. 1334 il F., signore di Reggio, combatté contro Ettore di Panico da Bologna, Goffredo da Sesso, Giovanni Manfredi di Reggio e molti altri nobili, accampati con cinquanta milites veronesi nel castello di Correggio. Dopo averli sconfitti e imprigionati, chiese un riscatto di oltre 10.000 fiorini, ottenendone da Alberto Della Scala solo 6.000. Nonostante una tregua conclusa con Luigi Gonzaga il 4 dic. 1334, la fortuna del F. mutò: l'esercito della lega antimperiale di Castelbaldo si mosse contro tutti i vicari imperiali, fra i quali il F.; Reggio venne assediata mentre Alberto Della Scala, il 29 giugno 1335, si avvicinò alla città. Al F. non restò che concludere il 1° luglio un accordo, cercando di trarre il maggiore vantaggio per sé e la sua famiglia. Due giorni dopo, il 3 luglio, egli consegnò agli Scaligeri Reggio Emilia dove, l'11 luglio, entrò Guido Gonzaga, prendendone possesso in nome dei Della Scala, mentre il F. trovò rifugio a Verona.
L'accordo prevedeva comunque che ai Fogliano spettassero per tre anni il governo dei castelli e delle località di Arceto, Sabbione, Scandiano, Gesso del Tresinaro, Torre di Ventoso, Casalgrande, Bagno, Rondinara, Viano, Piagna, Querciola, Paullo, Ghiandeto, Carpineti, Menozzo, Mangilio, Levizzano, San Cassiano e Lorano, ed in perpetuo la giurisdizione su Dinazzano e Carpineti e su altre tre terre a loro scelta. Il prevosto dei Fogliano doveva inoltre continuare a gestire l'amministrazione dei beni del vescovado di Reggio Emilia. Appannaggio dei Fogliano (Guido, Niccolò, Giberto, Giovanni, Guglielmino e Bertolino) doveva rimanere inoltre la nomina degli abati di Frassinoro (nell'Appennino modenese), di Canosa (in quello reggiano) e di S. Prospero di Reggio.
La signoria dei Fogliano su Reggio era durata 5 anni, 8 mesi e 14 giorni, ma era una signoria troppo tardiva e troppo debole per poter resistere nel momento in cui non c'era più spazio per i piccoli e le grandi signorie si combattevano fra loro per imporre la egemonia su aree sempre più vaste. In questo quadro una consorteria quale quella dei Fogliano poteva puntare alla conservazione di un dominio locale - soprattutto rurale - grazie all'alleanza di casate potenti, con le quali instaurare un legame clientelare, basato sull'esercizio di funzioni pubbliche e militari. I Fogliano erano ben consapevoli di ciò, ma non rinunciarono all'idea di ritornare a impadronirsi della signoria di Reggio, ora detenuta dai Gonzaga, loro acerrimi nemici. Per questo ricercarono sempre l'alleanza con gli avversari dei signori di Mantova.
Nel 1336 il F. fu nominato capitano del Popolo a Treviso per conto degli Scaligeri e si impegnò per riparare le fortezze di Camino, di Oderzo e di Ponte di Piave. Nell'agosto del 1338, nel corso della guerra tra Scaligeri e Veneziani, mentre cercava di conquistare Montagnana il F. fu catturato insieme al fratello Guidoriccio, da Marsilio da Carrara, che impose la sua signoria sulla città di Treviso. Il F. venne anche accusato di aver tentato di sovvertire il dominio dei Gonzaga, ma fu liberato il 25 genn. 1339.
Nel 1341 partecipò alla guerra di Reggio contro i Gonzaga; venne quindi inviato da Mastino Della Scala, come capitano del Popolo a Lucca. L'anno seguente in veste di "capitaneus generalis" di Lucca difese la città dall'assedio dei Pisani, consegnandola però poco dopo ai Fiorentini. Sempre nel 1342 fu a Modena con Manfredo Pio per liberare i filoimperiali (secondo il cronista modenese Giovanni da Bazzano); alla fine di quell'anno (9 ottobre) fu a capo dell'esercito bolognese di Taddeo Pepoli e dei collegati in Rimini. Nel 1343 fu inviato col medesimo incarico di capitano da Mastino Della Scala a Parma; in seguito si alleò con Obizzo d'Este, signore di Modena, nell'intento di riprendersi Reggio, cacciandone i Gonzaga.
Nell'agosto 1344 Luchino Visconti, alleato dei Gonzaga, si incontrò a Modena con il F. e Ostasio da Polenta allo scopo di siglare un accordo per il governo della città emiliana. Poco dopo il Visconti inviò armati a Reggio per sostenere i Gonzaga minacciati dagli Scaligeri, altri fedeli alleati dei da Fogliano. Contemporaneamente il F., conquistò, a nome di Obizzo d'Este, la città di Parma (23 ottobre) e la difese contro la pretesa di Luchino di impadronirsene. Come alleato dell'Este il F. lo precedette in avanscoperta in compagnia di 300 uomini, quando questi, il 6 dicembre, uscì dalla città di Parma diretto a Modena per prenderne possesso. Fu proprio il F. a cadere nell'imboscata tesa da Luchino a Rivalta (5 chilometri a Sudovest di Reggio) il 7 dicembre, mentre Obizzo ebbe il tempo di riparare a Parma e di salvarsi. Catturato, il F. fu inviato come prigioniero a Mantova, dove vide morire in carcere uno dei suoi figli, Luigi, caduto nelle mani dei nemici (il suo cadavere venne lasciato per due giorni innanzi al padre in prigione). Rilasciato, gli vennero assegnati i beni fondiari del monastero di S. Prospero di Reggio presso Migliarina (Carpi); egli ne approfittò per costruire il castrum di Budrione. La pace del 1346 lo vide di nuovo in balia dei Gonzaga, che rasero al suolo tutti i castelli di sua proprietà che erano riusciti a conquistare.
Oramai costretto a una politica di breve respiro il F. cercò tuttavia di insinuarsi nelle guerre tra le signorie della Padania per trarne vantaggi; così congiurò contro Filippino Gonzaga, signore di Reggio, mentre gli Estensi stringevano la città da Ovest, essendo Francesco d'Este governatore di Parma, e da Est, dominando Obizzo in Modena. Nel corso della guerra dei Visconti contro i Gonzaga il F. ne approfittò per tramare da Ferrara contro i signori di Mantova e conquistare, nel 1349, il castello di Gazata; tentò anche di rimpadronirsi della signoria di Reggio nel 1354, approfittando di un momento di crisi di Feltrino Gonzaga, prigioniero a Verona, ma senza successo.
Mentre sulla città di Reggio si puntavano contemporaneamente le mire di Visconti ed Estensi, i Fogliano si divisero in parti opposte. Conclusasi nel 1369 la precaria pace di Modena, che consentì a Feltrino Gonzaga di rientrare in Reggio come vicario dell'imperatore Carlo IV, il F. venne rinchiuso nella fortezza della città, dopo di che non si ebbero più sue notizie. Quando, alla data del 1372, Pietro Della Gazata accenna alla cattura di Francesco da Fogliano il F. è indicato come defunto: la sua scomparsa avvenne quindi in questo tomo di tempo.
Fra i fratelli del F., distintisi sul piano militare e politico-diplomatico, si ricorda anche Guglielmo (detto Guglielmino). Nato intorno agli anni Settanta del XIII secolo, Guglielmo fu uno dei protagonisti delle lotte dei guelfi contro i ghibellini, rappresentati in Reggio Emilia soprattutto dalla famiglia da Sesso.
Fatto cavaliere da Azzo d'Este nel 1300, Guglielmo compare nel 1307 come capitano del Popolo a Parma, dove resse anche, dal 1° al 13 novembre, la carica di podestà. Durante il suo governo fortificò Borgo San Donnino, mosse guerra contro i Cremonesi e si distinse nella guerra contro i Piacentini. Il 21 nov. 1311 fu tra coloro che condannarono i da Sesso e i Lupi di Reggio Emilia resisi colpevoli di alto tradimento per aver ucciso nella cattedrale Taddeo Manfredi, un figlio di Guido Savina da Fogliano e diversi altri esponenti "de Magnatibus".
Al servizio di Giovanni di Boemia, Guglielmo strinse alleanza nel 1333 con Manfredo Pio di Modena, Rolando dei Rossi di Parma, Poncino di Cremona e il legato pontificio di Bologna per difendere la Chiesa dalle minacce dei ghibellini. Passò quindi al servizio degli Scaligeri, e venne mandato da questi ultimi, nel 1337, alla difesa di Treviso.
Nel 1341, insieme con il fratello Giberto, Guglielmo si trovava a Lucca come capitano al servizio di Mastino Della Scala, alleato con Firenze. In seguito alla cessione di Lucca ai Fiorentini, la città dovette difendersi però dalle mire espansionistiche dei Pisani e fu proprio Guglielmo - nella battaglia del 2 ott. 1341, presso il Serchio, davanti a Monte San Quirico - a iniziare il combattimento con truppe inviate da Mastino e dalla Romagna. Grazie al sostegno dei Fiorentini, con aiuti provenienti da Arezzo, Siena e dagli Estensi, i Pisani in un primo momento furono fatti arretrare, ma un maggiore contingente di fanteria, giunto successivamente, capovolse l'esito dello scontro armato favorendo la vittoria finale dei Pisani. Sul campo restarono oltre 1.500 combattenti e, tra questi, anche Guglielmo.
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