Giasone (Iasón)
Fratello del sommo sacerdote Onia III al tempo di Antioco IV Epifane. Di lui si parla nel secondo libro dei Maccabei. Ben diverso dal fratello, che difese la libertà religiosa e il carattere sacro del tempio di Gerusalemme, G. comprò da Antioco IV la dignità del sommo sacerdozio, promettendo la bella somma di quasi 400 talenti d'argento e impegnandosi a ellenizzare Gerusalemme (II Machab. 4, 7 ss.).
Egli rimase in carica per poco tempo, perché un suo amico, Menelao, da lui inviato alla corte per la consegna di una parte dell'ingente somma, comprò per sé l'alta dignità, offrendo una cifra maggiore (ibid. 4, 23 ss.). G. tentò di rientrare in Gerusalemme con un colpo di mano quando si diffuse la falsa notizia della morte di Antioco IV. Il tentativo fallì; l'irrequieto ex-sommo sacerdote si rifugiò fra i Nabatei e quindi a Sparta, ove morì dimenticato e disprezzato (5, 5-10).
D. menziona G. come esempio tipico di simonia. Egli è ricordato nella terza bolgia da Niccolò III, subito dopo la predizione sulla triste fine dei suoi successori, Bonifacio VIII e Clemente V. Quest'ultimo (1305-1314), famoso per la sua bramosia di denaro, è paragonato a G., perché protetto e favorito dal re di Francia, Filippo il Bello, cui si attribuisce la parte svolta da Antioco IV: Nuovo Iasón sarà, di cui si legge / ne' Maccabei; e come a quel fu molle / suo re, così fia lui chi Francia regge (If XIX 85). La tirata, cui segue l'invettiva contro la simonia dei papi, ha di mira anzitutto il re, di cui D. parla di solito con espressioni molto forti (Pg XX 91; cfr. VII 109).