GIANO (Ianus)
Antica divinità romana, appartenente al gruppo degli di indigetes, degli dei, cioè, originariamente ed essenzialmente latini. Il suo nome, Ianus, si trova spesso congiunto, così nei testi come nelle epigrafi, con l'appellativo Pater e non di rado, anzi, unito con questo a formare una sola parola. Sulla natura originaria di G. molto hanno speculato gli antichi e molto congetturato i moderni; ma speculazioni antiche e congetture moderne sono in verità superflue dinanzi all'evidenza dell'ovvio ravvicinamento del nome proprio Ianus col nome comune ianus, usato nel latino antico per indicare quella qualsiasi apertura che metta in comunicazione due luoghi attraverso un passaggio coperto: e precisamente, dunque, gli archi, o meglio, i fornici degli archi. Né farà meraviglia che in una religione come la romana, che si compiaceva d'impersonare in altrettante divinità i luoghi, gli oggetti, gli atti anche più insignificanti della vita quotidiana, sia stato, a un certo momento, divinizzato anche lo ianus, e si sia arrivati a foggiare un vero e proprio dio Ianus per sé stante: specie poi se si pensi che, a Roma, si chiamavano iani le arcate attraverso le quali penetravano nel Foro le strade che conducevano dalla campagna nel centro della città, e che per una di esse, lo ianus geminus (o porta Ianualis, nella parte nord-est del Foro), passavano le milizie che partivano per la guerra.
Il posto dato a G. nella religione e nel culto dei Romani e alcune caratteristiche della sua figura, mentre ci testimoniano l'antichità delle origini di questo dio, ci inducono d'altra parte a credere ch'esso sia, fra le divinità indigeti, una di quelle entrate per ultime nel culto ufficiale.
Enumeriamo anzitutto le più antiche forme ed espressioni della religione e del culto di Giano. Il suo nome compare nel Carmen Saliare, dove si trova invocato come duonus cerus e divom deus; manca invece nei più antichi feriali, ma Ovidio (Fasti, I, 318) ci testimonia che gli era dedicata la prima festa dell'anno, l'Agonium del 9 gennaio. Significativi sono i rapporti di Giano col calendario romano, e le conseguenze che ne vennero alla figura e al culto del dio. Tali rapporti s'intendono facilmente riflettendo come un dio dello ianus, cioè del passaggio da un luogo a un altro sia divenuto naturalmente il dio del passaggio da un tempo a un altro; e come ogni ianus è, nello spazio, un ingresso, così è, nel tempo, un principio. Così G., divenuto, oltre che dio dell'ingresso, dio del principio, prese a proteggere tutti i momenti, tutte le manifestazioni della vita che segnano un inizio: di qui il rito di dare a G. il primo posto nei sacrifici e nelle invocazioni agli dei: così egli veglia, con l'epiteto di Consevius, sull'inizio della vita degli uomini ed è legato a quelle manifestazioni del calendario che segnano un principio: al primo mese dell'anno (Ianuarius), al primo giorno del mese, alla prima ora del giorno (I. Matutinus) e, come abbiamo visto, alla prima festa del feriale. Per essere venerato alle Calende, che erano già sacre a Giunone (v.), G. entrò in speciali rapporti con questa divinità: si ebbe l'epiteto di Iunonius e ad esso, unitamente a Giunone, veniva offerto un comune sacrificio il primo di ottobre, al cosiddetto tigillum sororium.
A G., come dio del principio, fu assegnato il primo posto nella serie degli dei indigeti romani e nel rituale stesso: il che favorì il formarsi della credenza che ne faceva il più antico degli dei e lo invocava a preferenza Pater. Come indizî, però, di una minore antichità di G. rispetto ad altri dei indigeti, si possono riguardare i seguenti. A differenza di quasi tutte le divinità latine, G. non fece mai parte di una di quelle "coppie divine", così caratteristiche dell'antica religione del Lazio, e solo per ragioni rituali venne in stretti rapporti con Giunone e con Vesta, la quale occupava l'ultimo posto nelle offerte e nei sacrifici, in cui si cominciava invece da Giano. Non ebbe culto arcaico in alcuna località fuori di Roma; non gli fu mai assegnato uno speciale sacerdote o flamine, e soltanto in progresso di tempo fu incaricato il rex sacrorum di qualche atto di culto a lui dedicato. D'altra parte l'evidente connessione fra il dio Ianus - esclusivo della città di Roma - e lo ianus geminus del Foro, chiuso in tempo di pace e aperto in tempo di guerra, ci induce a porre l'origine di questo dio a un'epoca in cui il Foro era già parte essenziale della città,
Non risulta che G. abbia avuto, in età arcaica, uno speciale edificio dedicato al suo culto: lo Ianus geminus ebbe, solo in tempi assai tardi, un'immagine del dio e fu dedicato, dal tempo di Augusto in poi, a Ianus Quirinus, inteso come il dio dell'apertura della guerra. L'unico vero tempio di Giano sorse nel Foro Olitorio, presso il teatro di Marcello, per voto fatto nel 260 a. C. da C. Duilio, il vincitore di Milazzo, e se ne celebrava l'anniversario il 17 agosto (poi, dopo la nuova consacrazione per opera di Tiberio, il 18 ottobre). Si può dire che, al difuori della religione ufficiale, non sia mai stato reso a G. un vero e proprio culto. Rarissime volte ricorre il suo nome nelle dediche epigrafiche.
Abbiamo ricordo di tre immagini di Giano destinate al culto pubblico. La prima era la statua bifronte del dio collocata sulla Porta Ianualis, con le due facce rivolte rispettivamente a oriente e ad occidente; la seconda fu il cosiddetto Giano quadrifronte (con quattro facce volte ai quattro punti cardinali), collocato da Domiziano in un edificio del suo Foro; infine, nel già ricordato tempio, l'immagine cultuale del dio, con gli attributi della chiave e del bastone. Ma l'immagine di G. bifronte barbato divenne familiare ai Romani, soprattutto per avere essa costituito il più antico tipo numismatico romano, quello, cioè, dell'asse.
Bibl.: S. Linde, De Iano summo Romanorum deo, Londra 1891; J. S. Speyer, Le dieu romain Janus, in Revue de l'hist. des religions, XXVI (1892), pp. 1-47; F. Toutain, Études de mythologie et d'histoire des relig. antiques, Parigi 1909, pp. 197-217; B. R. Bucchett, Ianus in Roman life and culture, Menaska (Wisc.), 1919; G. Giannelli, Ianus, in Riv. di Filologia class., n. s., II (1924), p. 210 segg.; W. H. Roscher, in Lexicon der griech. und röm. Mythologie, II, col. 15 segg.; W. Otto, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss. Suppl. III, col. 1176 segg.; G. Wissowa, Religion und Kultus der Römer, 2ª ed., Monaco 1912, p. 103 segg.