Puccini, Gianni
Regista, sceneggiatore e critico cinematografico, nato a Milano il 9 novembre 1914 e morto a Roma il 3 dicembre 1968. Instancabile commentatore di film e tendenze, fervido studioso di estetica, sostenitore, fin dagli anni Quaranta, del Neorealismo, fu, come sceneggiatore, un collaboratore storico di Giuseppe De Santis. Passato alla regia, nella seconda metà degli anni Cinquanta si segnalò nella commedia, con alcuni riusciti ritratti del nuovo ceto medio, che si distaccano stilisticamente dai canoni allora in voga in questo genere cinematografico.
Figlio dello scrittore Mario Puccini, si laureò in lettere e filosofia a Roma, dove frequentò il Centro sperimentale di cinematografia e fece un importante apprendistato critico come redattore della rivista "Bianco e nero", approdando, nel 1943, alla direzione della rivista "Cinema", sulle cui pagine vennero messe a punto molte delle teorie neorealiste (a questa esperienza avrebbe dedicato il saggio Storia di "Cinema", in Il lungo viaggio del cinema italiano. Antologia di "Cinema" 1936-1943, a cura di O. Caldiron, 1965, pp. LXXV-LXXXVII). Dopo aver esordito come sceneggiatore nel 1940, in tale veste collaborò a Ossessione (1943) di Visconti e a tutti i film diretti da De Santis nel secondo dopoguerra, da Caccia tragica (1947), a Cesta duga godinu dana (1958; La strada lunga un anno). Nel frattempo aveva esordito nella regia con Il capitano di Venezia (1952), cui seguirono due film diretti con Nanni Loy, Parola di ladro (1957), delicata commedia in costume, interpretata da Gabriele Ferzetti e Abbe Lane, e Il marito (1958), altra commedia ‒ con la regia anche di Fernando Palacios ‒, questa volta di ambientazione contemporanea con Alberto Sordi come protagonista. Separatosi da Loy, P. improntò la sua carriera registica a un'analisi satirica dei modesti sogni della classe media italiana, di cui L'impiegato (1960), con Nino Manfredi nel ruolo di uno scapolo tutto casa e lavoro, agitato da un'intensa vita onirica, costituisce l'esempio più riuscito.
Tra gli altri suoi film, da ricordare Il nemico di mia moglie (1959), con Marcello Mastroianni, L'attico (1963), con Daniela Rocca, e i film a episodi Amore facile (1964), Io uccido, tu uccidi (1965). Mai realmente coinvolto nel fenomeno della commedia all'italiana, P. diresse alcuni episodi di film collettivi, secondo la moda del periodo, tra cui Amore e arte, in Amore in 4 dimensioni (1964), La prima notte e Sabato 18 luglio, in L'idea fissa (1964), sempre mostrando una felice cifra umoristica il cui unico limite era l'assenza di quella sana 'cattiveria' che costituiva il tesoro di colleghi più celebrati come Mario Monicelli o Ettore Scola.
Nel 1967, con lo pseudonimo di Jeff Mulligan, firmò Ballata da un miliardo, film cui collaborò come sceneggiatore il giovane Bernardo Bertolucci, e sperimentò anche il western all'italiana con Dove si spara di più. Morì poco dopo aver concluso le riprese di I sette fratelli Cervi (1968), solido film di memoria storica e civile.
Suo fratello, Massimo Puccini (Falconara Marittima 1917 - Roma 1992), noto con lo pseudonimo di Massimo Mida, fu anch'egli critico cinematografico (scrisse la monografia Roberto Rossellini, 1953, e, con G. Vento, lo studio Cinema e Resistenza, 1959) e collaborò come soggettista, sceneggiatore e aiuto regista con Roberto Rossellini, Carlo Lizzani, Federico Fellini e Alberto Lattuada, prima di dedicarsi alla regia di documentari.
E.G. Laura, Parola d'autore: Gianni Puccini tra critica, letteratura e cinema, Roma 1995; G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano, 3° vol., Dal neorealismo al miracolo economico. 1945-1959, Roma 2000³, pp. 522-23.