MAZZOCCHI, Gianni
– Nacque ad Ascoli Piceno, il 18 nov. 1906, da Bruno e Maria Moscarini in una famiglia attiva nell’industria della seta (coltivazione dei bachi da seta), originariamente benestante ma già impoverita. La perdita dei genitori e le precarie condizioni economiche spronarono il M. – che aveva ottenuto una borsa di studio per frequentare l’Università a Roma, laureandosi quindi in giurisprudenza nel 1928 – a trasferirsi nel settembre 1927 a Milano dove pensava di avere maggiori possibilità di trovare un’occupazione. La prima opportunità di lavoro gli fu offerta da padre G. Semeria, che gli propose un impiego come dattilografo, collegato all’attività editoriale e di vendita libraria che faceva capo all’Opera nazionale per il Mezzogiorno d’Italia. Sempre attraverso padre Semeria, il M. entrò in contatto con Giò Ponti, architetto e designer, fondatore e direttore, dal gennaio 1928, di Domus, rivista di «architettura e arredamento dell’abitazione moderna in città e in campagna» come recitava il sottotitolo. Quando Ponti, nell’estate 1929, ebbe notizia che a breve gli editori intendevano chiuderla, pensò di ricorrere alle capacità imprenditoriali e organizzative che il giovane M. aveva dimostrato di possedere. L’11 luglio 1929 si formò una cordata composta da alcuni nomi noti della cultura e dell’industria milanese (S. Borletti, M. Borletti, A. Brustio, T. Buzzi, M. Marelli, G. Richard, N. Fiocchi, A. Fiocchi, C. Vimercati), nonché dal M. e da Ponti, che diedero vita alla S.a. Editoriale Domus, di cui il M. assunse la direzione.
Il periodico, sotto la guida artistica di Ponti e la gestione innovativa e coraggiosa del M., fu, e sarebbe rimasto, un prototipo esemplare quale rivista «di diffusione ed elaborazione delle nuove idee e del nuovo gusto, aperta alla sperimentazione e alla ricerca nel campo delle arti decorative e dell’arredamento, oltre che dell’architettura» (AnniTrenta, p. 563). Il sodalizio fra il M. e Ponti, spesso burrascoso per il carattere forte e focoso di ambedue, e tuttavia solidissimo, nonostante alcune interruzioni – la più lunga dal 1941 al 1947, periodo in cui si successero alla direzione di Domus, dal 1941 al 1944, M. Bontempelli, C. Pagani, Lina Bo Bardi e, nel biennio 1946-47, l’architetto E.N. Rogers – garantì il livello e il peso culturale della pubblicazione che restò sempre di proprietà del M. e fu poi diretta da Ponti fino alla sua morte, nel 1979.
Nel 1931 il M. già possedeva il 75% della casa editrice – di cui sarebbe diventato unico proprietario nel 1940 – che indirizzò principalmente alla pubblicazione di riviste e periodici, secondo linee originali e di costante innovazione dei modelli editoriali.
Nel 1933, si inserì nel mercato delle riviste femminili con Fili. Rivista mensile di lavori d’ago, diretta da Emilia Kuster Rosselli e da Emma Robbutti – futura moglie del M. –, che univa i lavori muliebri all’arte applicata, divenendo una sorta di originale diramazione di Domus; vi collaborarono, tra gli altri, P. Fornasetti, F. Melotti, G. Veronesi, lo stesso Ponti; per filiazione seguirono a cascata: Fili bimbi, Fili lana, Fili moda. Nel 1934 iniziò anche la pubblicazione de Il Libro di casa, una particolare versione di agenda annuale per la casa che ebbe subito un notevole successo (negli anni della guerra raggiunse una tiratura di 800.000 copie) e che, costantemente aggiornata e attualizzata, non uscì più dal catalogo della Editoriale. Nello stesso anno, proseguendo invece nel filone dei periodici dedicati alla discussione e alla divulgazione del design e della progettazione industriale di alto livello, il M. acquistò per 40.000 lire da A. Bonfiglioli la testata La Casa bella (dal 1938, Casabella), diretta fino al 1943 dall’architetto G. Pagano, e nel dopoguerra, dal 1955 al 1964 – anno in cui il M. cedette la proprietà –, da Rogers.
Dal novembre 1935, il M. affiancò alla pubblicazione di periodici quella libraria con un nuovo marchio editoriale, Panorama, i cui primi volumi ospitarono scritti di autori di alto profilo culturale come E. Falqui (Sintassi, Milano 1936), Gianna Manzini (Un filo di brezza, ibid.), M. Bontempelli (Pezzi di mondo, ibid.) I. Montanelli (con i suoi primi lavori: Battaglione eritreo e Primo tempo, ibid.) A. Gatto (Poesie, ibid. 1939), e vari altri; tuttavia, dopo l’uscita di una quindicina di volumi in un paio di anni, l’esperienza si rivelò economicamente poco redditizia e il M., nel 1939, cambiò strada utilizzando il nome della casa editrice per un quindicinale di formato tascabile, Panorama: enciclopedia delle attualità, il cui primo numero uscì il 27 aprile.
Inizialmente il M. si affiancò nella direzione Rafaele Contu, un alto funzionario della Marina mercantile, di conclamata fede fascista ma anche raffinato intellettuale, già direttore dell’Unione sarda e condirettore di Sapere, che aveva partecipato all’avventura della casa editrice Novissima con G. Ungaretti; poi dal gennaio 1940 rimase solo, anche se Contu restò nella redazione con Gatto ed E. Ceretti. L’assetto proprietario della rivista fu abbastanza tormentato: passò dalla Panorama, poi scomparsa come casa editrice, all’Editoriale Domus, quindi al Gruppo editoriale milanese del cui consiglio di amministrazione il M. faceva parte. Nel periodico si affrontavano pure temi pertinenti la politica – per quanto fosse possibile all’epoca e sempre in chiave culturale – ma, nonostante le collaborazioni qualificate e interessanti (si incontrano, fra le altre, le firme di C.E. Gadda, C. Carrà, A. Moravia, G. Comisso, C. Linati, G. Guareschi, G.A. Borgese, G.B. Angioletti), alla qualità non corrispose un adeguato successo commerciale; la rivista cessò le pubblicazioni il 12 sett. 1940, per ordine del ministero della Cultura popolare, a causa di un articolo di Montanelli considerato disfattista.
L’esperienza di Panorama segnò comunque il punto di svolta del M. verso la cura editoriale di periodici di politica e di attualità – legati prevalentemente agli ambienti dell’intellettualità azionista e liberalradicale, che il M. aveva sempre frequentato – che, dal dopoguerra, lo avrebbe impegnato per un decennio. Nel 1945 L. Valiani gli aveva offerto di diventare l’editore del quotidiano azionista L’Italia libera, diffuso in clandestinità fin dal 1943 e dal 26 aprile pubblicato in edizione legale; dopo una prima affermazione, dovuta anche alla temporanea sospensione del Corriere della sera, il foglio perse pubblico e nel 1946 venne sospeso. Ma intanto il M. era diventato editore de L’Europeo, il primo grande rotocalco del dopoguerra.
Verso la metà del 1945, in una Milano ancora occupata dagli Alleati, il M. insieme con Arrigo Benedetti progettò il nuovo settimanale (il primo numero fu del 4 novembre), ispirandosi alla formula dell’Omnibus di L. Longanesi, cui Benedetti aveva collaborato stabilmente: contenuti in equilibrio tra politica, attualità, costume e cultura, uso abbondante e significativo della fotografia, stile non serioso ma vivace ed elegante; nella redazione, fra gli altri, alcuni giornalisti provenienti dal Corriere della sera come E. Radius, redattore capo, R. Radice, T. Besozzi, la quasi esordiente Camilla Cederna, e fra i collaboratori anche un gruppo di pubblicisti romani tra cui M. Pannunzio, V. Gorresio, A. Moravia.
La testata ottenne un buon successo, soprattutto presso un pubblico borghese, acculturato e abbastanza elitario, ma, alla fine del 1952, una crisi finanziaria internazionale, che portò il prezzo della carta a un livello insostenibile, costrinse il M. a cedere il settimanale a G. De Fonseca che a sua volta lo vendette a Rizzoli. Al M. – che dal 1948 al 1952 aveva pubblicato anche un altro «settimanale d’attualità, politica e varietà», Settimo Giorno, diretto da Radius e costruito in parte con il materiale «in surplus» dell’Europeo, toccando le 600.000 copie di tiratura – restava, però, un altro «gioiello» dell’editoria periodica, Il Mondo, in edicola dal gennaio 1949.
Al settimanale – concepito e diretto da Pannunzio, con E. Flaiano alla guida della redazione (fino al 1951) –, espressione della cultura di area laica in alternativa ai due grandi blocchi contrapposti della politica italiana, i comunisti di stretta ortodossia e i cattolici legati alla Democrazia cristiana – collaborò il gotha di una certa intellettualità nazionale: B. Croce, L. Einaudi (che utilizzava lo pseudonimo di Manlio Magini), A. Cederna, E. Rossi, C. Antoni, V. De Caprariis, N. Carandini, L. Salvatorelli, U. La Malfa, A.C. Jemolo, G. Spadolini, A. Garosci, V. Gorresio.
Nel 1956, tuttavia, il M. editore «presente» e non passivo, il quale non lasciava carta bianca ai suoi pubblicisti, dopo un alterco con Pannunzio a causa di un editoriale che non condivideva, si disfece della testata regalandola a Carandini, membro del comitato di direzione (nel 1969, la avrebbe riacquista dalla vedova di Pannunzio, per cederla nuovamente, poco dopo, a Rizzoli). In quello stesso 1956 il M. – che non aveva mai abbandonato l’editoria specialistica orientata sull’arredamento (dal 1954 al 1963 pubblicò anche il trimestrale Stile industria, diretto da A. Rosselli, dedicato al design); e nel 1950, sulla scia de Il talismano della felicità, aveva dato vita a un altro filone fortunato, il libro di cucina, con Il cucchiaio d’argento, che avrebbe continuamente aggiornato e ripubblicato nel corso degli anni, raggiungendo altissime tirature – rientrò a pieno titolo in questo specifica linea d’indirizzo con Quattroruote, di cui fu anche direttore.
Il mensile sorse nel momento in cui stava maturando un processo di capillare diffusione dell’automobile come consumo di massa, con l’ambizione di diventare il punto di riferimento per tutti coloro che amavano i motori o che, più semplicemente, volevano informazioni utili al momento di comprare una macchina. La rivista forniva indicazioni sulle quotazione dei veicoli, sulle loro prestazioni (le celebri prove su strada), sui nuovi modelli lanciati dal mercato e ogni informazioni utile a chi possedeva o intendeva acquistare un auto. Nel corso degli anni Quattroruote promosse iniziative e progetti importanti collegati all’uso dell’auto: fra gli altri fece campagna per lo sviluppo dell’autostrada del sole (1958), per l’abolizione della «tassa di Suez» (1958) che gravava sul costo della benzina e per l’abolizione della corsia centrale di sorpasso comune ai due sensi di marcia; propose la polizza «4R» (1964), basata sul principio della franchigia fissa per la responsabilità civile automobilisti (cfr. sulla rivista il volume del M.: Dalla parte dell’auto (1956-1980), Milano 1980). Il M., inoltre, personalmente appassionato di motori e collezionista di automobili, dal 1978 costituì a Rozzano, sede della casa editrice, un museo, aperto al pubblico, in cui espose i pezzi più importanti della sua collezione.
In stretto legame con la linea specialistica al servizio di nuove esigenze e abitudini dell’italiano medio, e in particolare del consumatore medio che voleva affrontare preparato circostanze e situazioni con cui aveva ancora poca dimestichezza, l’Editoriale Domus produsse le nuove testate: Quattrosoldi (1961-1974), di cui fu inizialmente redattore capo O. Del Buono, una guida mensile all’acquisto, che diede, fra l’altro, rilievo al tema, ancora generalmente ignorato, dell’ecologia; Tuttoturismo (1977) diretto da T. Maiorino, la prima rivista dedicata al tempo libero; Tuttotrasporti (1978).
Il M. morì a Milano il 24 ott. 1984.
Fonti e Bibl.: Necr., in Giorn. della libreria, novembre 1984, p. 208; ibid., maggio 1939, p. 153; P. Carloni, Un uomo dal fiuto d’oro, in Prima Comunicazione, VI (1978), 4, pp. 51-60; 5, pp. 49-54; G. Furlan, Le persone che hanno fatto grande Milano, Milano 1980, ad ind.; Anni-Trenta (catal.), Milano 1982, p. 563; G. M.: editore, Rozzano 1994; P. Minetti, Il mago dei giornali, in La Repubblica, 5 apr. 1994; P. Pagani, L’avventuroso avventuriero di menabò, in Il Giorno, 19 genn. 1995; L. Garibaldi, Creò il Mondo ma lo dimenticarono, in L’Italia, 8 febbr. 1995; S. Gerbi, Il mondo creato da Mazzocchi, in Corriere della sera, 9 marzo 1995; G. Afeltra, Mazzocchi l’editore che fiutava il talento, ibid., 2 febbr. 1999; Intitolata una via all’editore G. M., in Il Giornale, 5 apr. 2001; M. Chiabrando, «Panorama» di G. M., in Charta, XIII (2004), 9-10, pp. 72-77. Vedi ancora Arch. biografico italiano, s. 2, a cura di T. Nappo, München 1994, 374/296-302; II S 53/302; III 269/282-290; La Piccola Treccani, VII, s.v. Mazzocchi Bastoni; L’industria editoriale e tipografica in Italia nel «Bollettino ufficiale delle Società per azioni». Repertorio storico (1883-1936), a cura di F. Dolci, Milano 2003, pp. 52, 58.