ALFANI, Gianni
Rimatore fiorentino, del quale restano sei ballate e un sonetto. Sia l'identificazione con un Gianni Alfani, immatricolatosi nel 1243 nell'Arte della seta e morto ai primi del '300, sia quella con Gianni di Forese degli Alfani, nato tra il 1272 e il 1283, gonfaloniere di giustizia nel 1311 e dichiarato ribelle da Enrico VII nel 1313, (probabilmente lo stesso che, secondo il Villani, fu nel 1327 condannato dal duca di Calabria), sono incerte. La stretta imitazione del Cavalcanti sarebbe singolare in un uomo più che maturo (quale sarebbe stato se fosse nato avanti il 1243), e quindi già arricchito di varie esperienze letterarie; e anche le sparse reminiscenze dantesche sono da considerarsi tali, piuttosto che anticipazioni. Per converso, sappiamo che il nostro fu esiliato prima del Cavalcanti (cfr. Ballatetta dolente),e vediamo che in quel tempo aveva raggiunto un'indubbia maturità stilistica: questo porterebbe ad escludere anche la seconda identificazione. Dalle rime, possiamo dedurre poche altre notizie: che si recò a Venezia, probabilmente dopo il bando (cfr. De la mia donna);che viaggiò oltre il Danubio (ibid.);che amò una fiorentina, una veneziana e, malgrado l'opposizione dei parenti, una pisana (su ciò chiese consiglio al Cavalcanti: cfr. Guido quel Gianni).Data l'esiguità del canzoniere, è incerto anche il giudizio sulla poesia: fu abile imitatore, non privo di certa molle grazia; ma si è esagerato giudicandolo come il più felice degli stilnovisti minori.
Il canzoniere fu edito a cura di E. Rivalta, Liriche del dolce stil novo,Venezia 1906; di E.Lamma, Rime di Lapo Gianni e G. A.,Lanciano 1912; di L. Di Benedetto, Rimatori del dolce stil novo,Bari 1939; diC. Salinari, La poesia lirica del Duecento,Torino 1951.
Bibl.:S. Debenedetti, in Giorn. stor. d. letter. ital.,L (1907), p. 138; M. Barbi, Fra testi e chiose,in Rass. bibliogr. d. letter. ital.,XXIII (1915), pp.228, 235,238; V. Rossi, Il "dolce stii nuovo" in Scritti di critica letteraria,I, Firenze 1930, p. 19-20 (che indica le fonti); N. Sapegno, Il Trecento,Milano 1957, p. 38; Dolce stil novo,a cura di C. Cordiè, Milano [s.d. ma 1942], pp. 359-368, 589-590.