Stuparich, Giani
Scrittore, nato a Trieste il 4 aprile 1891 e morto a Roma il 7 aprile 1961. Risale al 1985 la pubblicazione della tesi di laurea su Machiavelli in Germania, discussa da S. nel 1915, poco prima di arruolarsi come volontario nella Prima guerra mondiale. Il ritrovamento della tesi e la cura del testo nella sua edizione a stampa spettano alla figlia Giovanna Stuparich Criscione, che ha così inteso ampliare il profilo di un autore che occasionalmente, ma con convinzione, si è occupato di politica, e ha attinto la propria formazione a un ambito mitteleuropeo. Non casualmente S., studente a Praga, si era spostato nel 1913 a Berlino, per compiere approfondite ricerche presso la Königliche Bibliothek proprio in vista della redazione della tesi, che appare in effetti assai documentata e precisa. Ma, di là dall’apparato erudito, importa notare l’acutezza dell’interpretazione di S. circa le alterne fortune di M. in Germania.
Il testo si apre ponendo a confronto M. e Martino Lutero, il primo come campione dell’italianità, il secondo dello spirito germanico: due personalità rivoluzionarie, e però «in tutto diverse». Anzi, proprio l’avversione di Lutero verso la Chiesa di Roma e tutto ciò che proveniva dall’Italia, preparò il terreno, secondo S., «all’incomprensione del Machiavelli, spirito italiano per eccellenza» (Machiavelli in Germania, a cura di C. Romani, 1985, p. 29). E tuttavia la grande fortuna del Principe in area germanica, con una prima traduzione latina risalente al 1560, poi ristampata più volte, seguita da altre traduzioni latine e dalla prima edizione in tedesco nel 1714, sembrerebbe testimoniare una non comune attenzione per il Fiorentino, che S. interpreta come interesse verso tutto quanto la censura cattolica proibiva: «Se nell’Italia cattolica le opere di Machiavelli non si potevano più stampare apertamente, nella Germania protestante la proibizione dell’Indice era anzi un incentivo di più a stamparle e a leggerle» (p. 36). La trattazione di S. può così prendere in esame una serie di figure, come Kaspar Schoppe (→), Theodor Reinking o Johann Balthasar Schupp, che tra Cinque e Seicento avevano discusso l’opera machiavelliana dandone ora una valutazione positiva ma poco articolata, ora negativa per pregiudizio di fede, riconoscendo tutt’al più la statura intellettuale dell’avversario. L’atteggiamento ambivalente nei confronti del Principe sarebbe ben espresso, secondo S., dalla sua più nota confutazione, l’Anti-Machiavel di Federico II, dove l’aspra critica non deriva «dagli argomenti, ma è imposta, è verbale, non logica» (pp. 61-62), e dove addirittura alcuni passi, lungi dall’esserne una messa in discussione, sono per S. «quasi una riconferma e una integrazione» dell’opera machiavelliana (p. 63).
Persuasive, nel quadro più ampio della ricezione di M. in Germania, appaiono anche le pagine su Johann Jacob Wilhelm Heinse (1746-1803), a giudizio di S. il primo a studiare con passione M. (progettava una traduzione delle sue opere maggiori) e a non fraintendere il significato del Principe, di cui riconosce il valore proprio nel suo smarcarsi dalle categorie della morale. Heinse, autore non a caso del romanzo Ardinghello (1787) ambientato nell’Italia rinascimentale, inaugura una nuova stagione della fortuna tedesca di M., nella quale autori come Christoph Martin Wieland, Johann Gottfried von Herder, Johann Christoph Friedrich Schiller e Christian Friedrich Hebbel si accostano allo scrittore fiorentino con interesse e perfino ammirazione: Goethe addirittura ritiene che «l’immoralità» di cui è stato accusato M. sia in fin dei conti solo «amoralità» e che egli vada posto accanto a Mosè e a Baruch Spinoza (p. 105). Friedrich Nietzsche, infine, avrebbe tentato di esprimere il fondo del pensiero machiavelliano nella volontà di potenza, anche se, sostiene S., il suo superuomo («natura divinizzata») è ben diverso dal principe di M., «uomo che si conquista da sé la supremazia e ha bisogno ogni giorno di difenderla e di rafforzarla» (p. 119).
Bibliografia: Machiavelli in Germania, presentazione di G. Stuparich Criscione, a cura di C. Romani, Roma 1985.
Per gli studi critici si vedano: R. Bertacchini, Giani Stuparich, Firenze 1968; A. Benevento, Scrittori giuliani: Michelstaedter, Slataper, Stuparich, Azzate 1992; V. Frosini, Giani Stuparich e Machiavelli, «Libri e riviste d’Italia», 1992, 503-506, pp. 5-11; M. Sechi, Sulle radici etico-politiche dello Stuparich scrittore. Il Machiavelli in Germania e La nazione ceca, in Giani Stuparich tra ritorno e ricordo, Atti del Convegno internazionale, Trieste 20-21 ott. 2011, a cura di G. Baroni, C. Benussi, Pisa-Roma 2012, pp. 75-82.