Scrittore italiano (Trieste 1891 - Roma 1961). Dopo aver partecipato, come il fratello Carlo, alla prima guerra mondiale, si dedicò all'attività letteraria attraverso diverse forme espressive, dal colloquio intimo, come in Colloqui con mio fratello (1925) al racconto, su tutti si ricorda L'isola (1942), ai saggi e ai libri di memorie, tra cui Ricordi istriani (1961).
Compiuti gli studî classici si trasferì a Firenze, dove collaborò alla Voce e nel 1915 si laureò in lettere; scoppiata la guerra, si arruolò volontario, insieme al fratello Carlo. Ferito e fatto prigioniero dagli Austriaci (1916), fu decorato con la medaglia d'oro. Fu per molti anni professore di liceo a Trieste.
S., oltre che ai vociani, si riallaccia a quegli scrittori giuliani (S. Slataper, C. Michelstaedter, I. Svevo) che hanno rappresentato con varietà e sottigliezza di analisi il contrasto romantico fra vita morale e vita dei sensi, fra volontà e istinto. Contrasto che in S. si configura come vagheggiamento della donna e dell'amore quali mezzi di evasione dalla severità della legge morale, e, insieme, come nostalgia di questa legge, quale remora alle pericolose avventure del senso e del sentimento; trovando espressione in forme dapprima fra critiche e autobiografiche, di diario o di intimo colloquio (oltre a Colloqui con mio fratello, Scipio Slataper, 1922, n. ed. 1950, e Guerra del '15, 1931) e poi narrative (Racconti, 1929, n. ed. col tit. Notte sul porto, 1942; Donne nella vita di Stefano Premuda, 1932; Nuovi racconti, 1935; Ritorneranno, 1941; Simone, 1953 e L'isola). Scrisse anche saggi (La nazione czeca, 1915), versi (Poesie. 1944-1947, 1955) e tra i libri di memorie Trieste nei miei ricordi (1948). Curò la pubblicazione degli scritti del fratello Carlo e di quelli di S. Slataper.