BUONAMICI (Bonamici), Gianfrancesco
Nacque a Rimini nel 1692. Poco sappiamo della sua formazione: studiò pittura a Bologna con Carlo Cignani, e più tardi a Roma.
Il 14apr. 1727firmava la tela con La consacrazione di mons. Farsetti ad arcivescovo di Ravenna nel duomo di Benevento (Ravenna, palazzo arcivescovile: cfr. Arte e storia, III [1884], p. 263)e fu invitato da questo - con Giuseppe Sardi - ad andare a Ravenna. Secondo il Marcheselli avrebbe decorato l'abside di S. Martino a Rimini, ma nient'altro ci resta della sua opera pittorica.
È possibile che il B. abbia lavorato per la chiesa del Suffragio a Rimini, che porta la data del 1721e viene attribuita sia a lui (già dall'Urbani) sia a F. Garampi. Non è chiara però né la data precisa del suo intervento, né l'esatta estensione degli eventuali lavori.
La prima opera architettonica è la trasformazione della cappella del Sancta Sanctorum di S. Vitale a Ravenna (cominciata nel 1731 dopo varie inondazioni e terminata nel 1732) con una decorazione barocca che fu tolta durante i restauri del 1904. L'incarico più importante fu però la costruzione del nuovo duomo di Ravenna che il B. realizzò sotto gli arcivescovi Farsetti e Guiccioli dal 1734 al 1745.
La trasformazione della basilica Ursiana era stata presa in considerazione dall'arcivescovo Crispi, che fece fare un disegno dal Canevari; il Farsetti più tardi ordinò a G. Sardi un progetto sul modello di S. Ignazio a Roma, ripreso dal Buonamici. Nel 1733questi iniziò lavori preparatori per il pavimento (v. iscrizione in Fiandrini, p. 7). Nel gennaio 1734 il Farsetti si trovava a Roma per l'approvazione del progetto; nella primavera venne cominciata la demolizione dell'antica basilica; il 30luglio fu posta la prima pietra. Sembra che all'inizio partecipassero ai lavori anche P. Pasolini, che aveva diretto i lavori della chiesa del Suffragio, e G. Soratini, che più tardi doveva suscitare un'aspra polemica contro il Buonamici.
Il B. si attenne dunque al progetto già proposto dal Sardi e al modello di S. Ignazio, riprendendone la pianta a croce latina con le navi laterali costituite da tre cappelle intercomunicanti e comunicanti con la nave principale; adottò lo stesso sistema di archi e colonne, mentre nei dettagli si servì talvolta di un linguaggio di derivazione borrominiana. Durante l'episcopato del Guiccioli venne aggiunto un portico (1745);il nuovo duomo fu aperto al pubblico il 14 apr. 1745 e consacrato il 13 apr. 1749.Dal 1772al 1774furono eseguiti restauri da Cosimo Morelli, "avendo osservati gl'enormi defetti". Nel 1780, a opera dell'arcivescovo Cantoni, fu sostituita la cupola del B., a pianta ottagonale, con quella a pianta ellittica di G. Pistocchi. La decorazione interna originale ci è tramandata nelle incisioni dello stesso B. in La Metropolitana di Ravenna.
Intanto, il 17 marzo 1740 il B. era stato scelto come architetto e direttore dei lavori per la torre comunale di Fano (oggi distrutta), dopo che il disegno del Vanvitelli era risultato troppo costoso. Il suo progetto venne modificato a Roma e i lavori, cominciati nell'ottobre 1740, finirono soltanto nel 1749, dopo varie interruzioni (Paolucci). Poco dopo il B. restaurò in forme barocche la chiesa di S. Antonio Abate. Negli stessi anni, aveva diretto, a Cerasa, i lavori per la riedificazione della chiesa parrocchiale di S. Lorenzo (Amiani, I, p. 270). Nel 1741 diede la pianta per la chiesa dell'Eremo sul monte Giove, presso Fano: tipico esempio dell'architettura del B., è un alto vano ottagonale con fini membrature e con uno stretto coro poligonale (fu consacrata soltanto nel 1760).
A Ravenna il B. costruiva la piccola chiesa di S. Eufemia (iniziata nel 1742, fu consacrata il 3 sett. 1747), riducendo l'antico edificio a tre navate in un ambiente a pianta centrale ottagonale, con membrature semplici e lisce e con una facciata a semipilastri sormontata da un frontone slanciato. Cominciata il 14 ag. 1745 e terminata verso il 1747 è la chiesa di S. Giustina della "Compagnia del SS.mo Sacramento in Duomo", che è il capolavoro del B. a Ravenna: l'esterno è a forma circolare, mentre l'interno è movimentato da un ritmo di muri concavi sottolineato da una trabeazione marcata che segue l'andamento delle pareti. Lo scalone del palazzo Rasponi, comunemente attribuito al B., e dove hanno lavorato anche D. Barbiani e più tardi C. Morigia, è uno dei pochi interventi del B. nella costruzione di palazzi.
È ancora da ricordare, fra le opere eseguite in questi anni, la Pescheria a Rimini (già lodata dall'Algarotti): cominciata nel 1746, risulta più o meno compiuta il 23 sett. 1747; è una sala aperta con la facciata simile a un arco di trionfo verso la piazza. Dal 1749 il B. diresse per Benedetto XIV e il cardinal legato G. Stoppani i lavori del nuovo porto di Pesaro con il faro, i magazzini, il Casino, la "teggia" e la fontana, di cui abbiamo la documentazione completa nella pubblicazione del B. del 1754 (Fabbriche fatte sul porto di Pesaro...; cfr. Bonamini). Anche a Rimini eresse il faro sul porto-canale (1754), oltre alla torre dell'Orologio (1759), fatta sopra una costruzione del 1549 (restaurata nel 1933 dopo un terremoto). A Rimini è l'ultima delle opere del B.: la chiesa di S. Bernardino, eretta nel 1759, il cui interno, una sala rettangolare dagli angoli arrotondati, segue il tipo ad aula sviluppato a Roma soprattutto nell'ambito del Borromini, e molto diffuso nella Romagna e nelle Marche già dalla fine del Seicento. Tipici del linguaggio architettonico del B. sono i balconi e l'alto e stretto coro a profili spigolosi.
A Santarcangelo di Romagna sembra sia stata costruita su disegno del B. la vasta ma semplice collegiata, e forse pure la chiesa delle suore bianche (Quaglio), una costruzione ottagonale con i pilastri lisci, tipici delle sue architetture (chiesa dell'Eremo di monte Giove; S. Eufemia a Ravenna). Per il cardinale Stoppani il B. aveva anche curato la sistemazione dei rilievi del palazzo ducale di Urbino, ai quali aggiunse, su disegno suo, 17 nuovi rilievi con disegni di macchine da costruzione e di idraulica (cfr. Novelle letterarie, 1756; Urbani). L'attività a Senigallia, confermata già dalle prime fonti (Garampi cit. in Mazzuchelli; Algarotti), si riferisce verosimilmente a lavori portuali o a lavori per l'ampliamento della città secondo il decreto del 28 maggio 1758 di Benedetto XIV, forse in collaborazione con G. Ercolani.
Opere perdute sono, a Rimini, il palazzo vescovile, dove il B. rifece l'atrio e lo scalone nel 1750 e forse anche la facciata con la piazza antistante (cfr. schizzo, da Mengozzi, in Emiliani), la chiesa dei SS. Giovanni e Paolo che ricostruì in forme barocche, la chiesa di S. Simone, della quale gli furono attribuite le tre cappelle aggiunte nel sec. XVIII (Tonini, IV, p. 275); a Cagli l'altar maggiore della cattedrale distrutto nel terremoto del 1781 (cfr., del B., Ragionamento Apologetico...).
Dopo aver diretto i lavori del duomo di Ravenna, il B. ricevette onorifici riconoscimenti: accademico d'onore dell'Accademia Clementina di Bologna su proposta di G. B. Zanotti (cfr. Bologna, Accademia di Belle Arti, Atti dell'Accad. Clementina, 5 ott. 1746, c. 124), il 12 febbr. 1758 fu eletto accademico d'onore dell'Accademia di San Luca di Roma, alla quale inviò le due opere sulla metropolitana di Ravenna e sul porto di Pesaro (cfr. lettera autografa nell'Archivio dell'Accademia di San Luca e Verbali delle Congregazioni).
Il B. morì a Roma nel 1759.
Egli è certamente uno dei maggiori esponenti dell'architettura del primo Settecento nell'Italia centrale nel periodo corrispondente all'attività del Vanvitelli nelle Marche e a quella della cerchia bibienesca nell'Emilia.
Accanto all'attività architettonica nutrì un notevole interesse per vari problemi antiquari, come viene provato dai suoi scritti (per i mosaici o per il pavimento antico del duomo di Ravenna ritrovato nel 1733, per iscrizioni, per il mausoleo di Teodorico, ecc.). In quegli anni venne installato un museo lapidario sia a Ravenna (Fiandrini, p. 106) sia ad Urbino, e il B. probabilmente assisté ai lavori per la sistemazione della raccolta del Fabretti (cfr. Novelle letterarie, 1756). Egli stesso progettò una pubblicazione sulle antichità di Rimini, con un'Appendice riguardante le iscrizioni antiche (Urbani; Garampi in Mazzuchelli). Pubblicava anche opere che illustravano i suoi lavori architettonici, oppure di carattere polemico, come il Ragionamento Apologetico, dove prendendo lo spunto da un esame accurato dell'altare di Cagli si dimostrava esperto nella trattatistica architettonica. Sviluppò anche un'attività letteraria.
Fra gli scritti del B.: Rime per la Monacazione della Signora Rosa Buonamici [sua nipote] nell'Insigne Munistero degli Angeli di Rimino..., Ravenna 1744; Metropolitana di Ravenna,Architettura del Cavaliere Gianfrancesco Buonamici Riminese,Accademico Clementino,co' disegni dell'antica Basilica,del Museo Arcivescovile,e della Rotonda fuori delle Mura della città, Bologna 1748, dedicato a Benedetto XIV (con descrizione di Amadesi e Vandelli [cfr. Garampi in Mazzuchelli]); Museo Arcivescovile e Descrizione della Rotonda di Ravenna,colle Piante,e Prospetti delineati dal Cavaliere Gianfrancesco Buonamici,Architetto ed Accademico Clementino, Bologna 1754; Fabbriche fatte sul porto di Pesaro sotto la Presidenza dell'Eminentissimo e Rev.do Principe Sig. Cardinale Gianfrancesco Stoppani,Architettura del Cav. Gianfrancesco Buonamici, Bologna 1754; Ragionamento apologetico d'Aceste Italico a Filalete,in Risposta alle Riflessioni fatte sopra un disegno del Cavaliere Gianfrancesco Buonamici, s.l. né d.; Disegno della Cupola di Forlì del gran Pittore Carlo Cignani, con incisioni del Cav. Francesco Mancini (cit. in Urbani).
Fonti e Bibl.: Documenti sono conservati nell'Archivio dell'Arcivescovado di Ravenna, nell'Archivio di Stato e in quello Comunale di Pesaro, nella Bibl. Federiciana di Fano, nella Bibl. Classense di Ravenna, negli archivi delle Accademie Clementina di Bologna e di S. Luca di Roma. Si veda inoltre: Ravenna, Bibl. Classense: G. (P.) Soratini, Scritti e disegni (1750-1760 c.); P. A. Amiani, Memorie istor. della città di Fano, Fano 1751, I, pp. 270, 337; II, p. 333; C. F. Marcheselli, Pitture delle chiese di Rimino, Rimini 1754, p. 58; Novelle letterarie di Firenze, XVII (1756), coll. 568-572 (contiene due lettere del B. sopra il Museo del pal. apostolico di Urbino); G. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 4, Brescia 1763, pp. 2319 s.; G. Costa, Notizie de' pittori riminesi, in Miscell. di varia letter., VIII, Lucca 1767, pp. 91 s.; A. Olivieri Degli Abati, Memorie del porto di Pesaro, Pesaro 1774, VI, p. 74; F. Beltrami, Il Forestiere istruito delle cose notabili della città di Ravenna, Ravenna 1783, passim;F. Algarotti, Raccolta di lettere sopra la pittura..., Livorno 1784, pp. 160, 247; Ravenna, Bibl. Classense: B. Fiandrini, Annali ravennati..., ms., III (1794), passim;Pesaro, Bibl. Oliveriana: D. Bonamini, Cronaca della città di Pesaro…, (ms. prima metà sec. XIX); Ibid., A. Billi, Iscrizioni-Fano (ms. sec. XIX); Rimini, Bibl. Gambalunga: G. Urbani, Raccolta di scrittori e prelati riminesi (ms., c. 1828); Ravenna, Arch. dell'Arcivescovado: F. Pioli, Cronaca ravennate (ms., sec. XIX); Fano, Bibl. Federiciana: S. Tomani-Amiani, Guida stor. artist. di Fano (ms., Fano 1853), passim;L. Tonini, Storia civile e sacra riminese, IV, Rimini 1888, pp. 265 s., 275, 484, 502; C.Ricci, La cappella del Sancta Sanctorum nella chiesa di S. Vitale..., in Rass. d'arte, IV (1904), p. 107; R. Paolucci, IlCampanile di Piazza, in Studia Picena, XV (1940), pp. 43-60; XVI (1941), pp. 1-14; S. Pierpaoli, Ilporto di Senigallia, in Boll. della Società degli amici dell'arte e della cultura in Senigallia, 1952-57, pp. 20-33; G. Quaglio, G. B., tesi di laurea, università di Padova, anno accademico 1964-1965; G. C. Mengozzi, G. B.architetto, in Ariminum, I (1961); A. Emiliani, Il volto della regione 1750-1815, in Questa Romagna, 2, Bologna 1969, p. 22; P. Pasini, ibid., p. 593; W. Oechslin, Contributo alla conoscenza dell'architettura barocca in Romagna: fra G. Merenda e G. B., in Atti del Congr. int. sul Barocco a Lecce (1969), Lecce 1970, pp. 265 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 228; Encicl. Ital., VIII, p.115; Diz. Encicl. di Architettura e Urbanistica, I, Roma 1968, p. 442.