Gianfigliazzi
Consorteria magnatizia fiorentina la cui ‛ cognazione ' sembra derivare da un Giovanni di Azzo che si trova elencato fra i consiglieri del comune presenti nel 1201 alla stipulazione della pace con Siena. I cronisti ne ricordano il grosso patrimonio, consistente in tutte le case circostanti la chiesa di Santa Trinita, con torri e logge nella piazza vicina e nella via del Parione; uno dei loro palazzi fu riedificato in tempi più recenti su disegno di Desiderio da Settignano. Portarono per stemma un leone rampante di azzurro, linguato di rosso, in campo d'oro.
Nel secolo XIII aderirono al guelfismo e restarono in disparte negli anni del predominio politico degli avversari, tanto che i primi a entrare nel consiglio degli Anziani furono Gianfigliazzo e Lapo di Ruggerino, rispettivamente nel 1278 e nel 1279. Membri di questa famiglia - cavalieri a spron d'oro Mariccio, Giannozzo e Spinello - furono presenti alla firma della pace del cardinal Latino (1280); tuttavia, l'appartenenza dei G. al ceto magnatizio ne causò l'esclusione dal novero di quelle capaci di ricoprire cariche pubbliche, nel 1282 come nel 1293. E solo nel 1343, avendo ben meritato del comune per la loro fattiva cooperazione alla cacciata di Gualtiero di Brienne, furono " fatti di popolo " e ammessi all'imborsazione per le cariche pubbliche più importanti. Da questo momento i G. si collocano, fino al sec. XVIII, tra le famiglie " beneficiate " più importanti della città.
D. non include i G. tra le casate delle quali fa ricordare le antiche origini da Cacciaguida. Ne cita, invece, in modo indiretto, un personaggio quando (If XVII 59-60) elenca i dannati per usura che gli vengono incontro nel girone infernale. Di nessuno D. può riconoscere le fattezze, guastate dalla pioggia di fiamma; ma ne individua gli stemmi di famiglia dipinti sulle borse che ciascuno di quegli spiriti porta pendente al collo. Su di una di quelle borse, di colore giallo, D. vede azzurro / che d'un leone avea faccia e contegno, cioè lo stemma dei Gianfigliazzi. I commentatori antichi non hanno precisato di quale personaggio si trattasse, pur riconoscendo nella descrizione della borsa l'arma della famiglia; il Lana coglie l'occasione per dire che i G. erano " grandissimi usurarii ", forse generalizzando un giudizio che D. voleva attribuire a un solo personaggio; ma l'Ottimo ritiene di poter sviluppare il concetto, asserendo che D. " uno ne pone per tutti loro ", volendo, cioè, attribuire alla famiglia nel suo insieme la pratica dell'usura che la morale corrente condannava - almeno nella forma - severamente. V. anche GIANFIGLIAZZI, Catello, secondo l'identificazione del Luiso; mentre il Davidsohn vede nel personaggio Ruggerino G., che nel 1227 fu uno dei creditori del vescovo di Fiesole.
Bibl. - L'importanza dei G. e la lunga discendenza della casata, unitamente all'importanza politica, economica e sociale dei membri di essa, fanno sì che se ne trovi ampio ricordo sia in numerose fonti archivistiche e cronistiche, sia nelle opere degli eruditi e degli storici di Firenze e del principato mediceo. Tra le fonti documentarie più notevoli: Archivio di Stato di Firenze, Carte Dei, XXV 16; Carte Pucci, VI 21; Carte dell'Ancisa, AA 761, FF 640, HH 377, 378, 383, 385, LL 234, 622, MM 36, 184; Priorista Mariani, V 1075; Biblioteca manoscritti, 422, 155; fonti, queste e altre ancora, che si trovano rielaborate nelle Carte Passerini, 8, 156, 188, 219, conservate nella Biblioteca Naz. Centrale di Firenze. Altri documenti ancora sono editi dal p. Ildefonso Di San Luigi, in Delizie degli eruditi toscani, Firenze 1770-1789, ad indicem. Dei G. danno notizie le cronache del Malispini CLXXII; del Compagni I 3, II 27, III 4; di Marchionne Di Coppo Stefani LXIII, CXXIV, CCXVII, DXCI; le Historiae di L. Bruni, passim, e le opere degli eruditi: S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615, passim; ID., Albero e istoria della famiglia dei conti Guidi, ibid. 1640, 26; ID., Opuscoli, I, ibid. 1637, 475; II, ibid. 1640, 344; V. Borghini, Discorsi, Il, ibid. 1755², 44; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' fiorentini, ibid. 1593, 35, 118, 124, 132, 141; ID., Difesa della città di Firenze e de' Fiorentini, Lione 1577, 288, 315; B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli... delle famiglie e degli uomini di Firenze, Firenze 1585, 49; M. Salvi, Delle bistorie di Pistoia e fazioni d'Italia..., II, Roma 1656; III, Venezia 1662, passim; U. Verini, De illustratione urbis Florentiae, Parigi 1583, 82. Altri storici di Firenze, come il Nerli, il Varchi, l'Adriani, il Nardi, il Cerretani, il Busini, ecc., prendono in esame soprattutto la vita e l'opera dei membri di casa G. attivi nel secolo XV e nel XVI. Alla partecipazione dei G. alla vita del comune nell'età di D. dedicano cenni le opere di G. Capponi, Storia della repubblica di Firenze, Firenze 1875; di F.T. Perrens, Histoire de Florence, Parigi 1877-1883; e si veda Davidsohn, Storia, passim.
Profili della vicenda genealogica dei G. sono stati pubblicati da G. Passerini, nel commento al romanzo storico Marietta de' Ricci di A. Ademollo, III, Firenze 1845², 854; da G.G. Warren Lord Vernon, L'Inferno di D.A…., II, Documenti, Londra 1862, 487-488; Dallo Scartazzini, Enciclopedia 895-896.