POLESINI, Gian Paolo Sereno
POLESINI, Gian Paolo Sereno. – Nacque nel 1739 a Montona (nell’Istria veneta), da Benedetto e da Nicoletta Apolloni. I Polesini, proprietari di terre nel castello di Montona fin dal secolo XIV, vi conservavano ancora nel Settecento una posizione preminente. Nel 1677, infatti, erano stati aggregati (a titolo onorario) al consiglio nobile di Capodistria e nel 1722 a quello di Pola.
Conformemente al suo rango sociale, Gian Paolo fu avviato agli studi sotto un precettore privato, frequentò le scuole a Capodistria e si laureò in diritto nello Studio di Padova. Nel 1771 accompagnò a Roma il fratello Francesco, vescovo di Pola. Quando il fratello fu trasferito nel 1778 al vescovato di Parenzo, Polesini lo seguì nella città istriana e vi fu aggregato al consiglio nobile. Sposato con la nobildonna friulana Elena, figlia del conte Paolo di Spilimbergo, ebbe tre figli maschi – Benedetto, Marquardo e Francesco – e cinque femmine, le gemelle Nicoletta e Francesca, Clara, una seconda Francesca e Polissena.
Gian Paolo e il fratello promossero a Parenzo la vita culturale, la costruzione della loggia pubblica e la creazione nel 1793 di un casino nobile. Annoverati fra i maggiori e più innovativi proprietari terrieri, i Polesini coronarono la loro ascesa nobiliare conseguendo dalla Repubblica il titolo marchesale, con ducale del 23 maggio 1788 (Ivetic, 2000, p. 326).
Letterato e poeta d’occasione, Polesini fu aggregato ad accademie di Roma e di Padova e fu tra i fondatori, a Trieste, della colonia romano-sonziaca dell’Arcadia. Ebbe una vasta corrispondenza culturale: in ambito veneto-padovano, si segnalano i suoi carteggi col medico Omobono Pisoni, il medievista Giovanni Brunacci, il letterato Melchiorre Cesarotti e l’illuminista Alberto Fortis (con il quale avrebbe discusso negli anni Novanta intorno all’introduzione della patata e allo sfruttamento della torba nell’Istria). In Istria, stretti furono i suoi legami con Gian Rinaldo Carli e Girolamo Gravisi: Polesini, dopo il 1760, fece parte della brigata di amici, i certosini, che si riunivano nella villa di Carli a Cerè, appartandosi dall’Accademia dei Risorti di Capodistria, ma senza mai uscirne. Di quest’ultima, anzi, Polesini assunse il principato, una prima volta nel 1764-65 e nuovamente nel 1793, quando si trasformò in accademia economico-letteraria, accogliendo gli inviti del Senato a favore degli studi di agricoltura.
Un discorso accademico di Polesini su Lo spirito di commercio (Trieste 1792) celebra in termini generali il commercio e il lusso, che promuovono lo sviluppo dell’agricoltura. Con più specifico riferimento ai problemi dell’Istria, Polesini tenne nel 1795 la prolusione Della preservazione degli olivi (pubblicata sul Giornale d’Italia e poi in Raccolta di memorie delle pubbliche accademie di agricoltura, arti e commercio, XV, Venezia 1795, pp. 94-107), segnalando che l’economia istriana aveva perduto, per la distruzione degli oliveti degli anni Ottanta, un’entrata annua di 200.000 zecchini, pari a 500.000 ducati. Polesini si occupò anche della decadenza del bosco di Montona, fonte di legname per l’Arsenale.
Nel giugno del 1797 Polesini, come autorevole esponente del patriziato di Parenzo, contenne con abilità le istanze ‘democratiche’ della cittadinanza (alimentate dalla Municipalità di Venezia), tergiversando fino all’arrivo degli austriaci in Istria. Il conte Raimondo Thurn-Hoffer e Valsassina gli conferì le funzioni di direttore politico a Parenzo. In tale veste Polesini dovette fronteggiare il rimpianto popolare per la Serenissima, le speranze di rivincita dei ‘municipalisti veneti’ e le resistenze del patriziato locale, che guardava con sospetto alla sua volontà di dirigere il comune. Ma il barone Francesco Maria di Carnea-Steffaneo, plenipotenziario austriaco, gli confermò la fiducia, nel 1801-02, nominandolo preside del tribunale di prima istanza di Parenzo, in cui furono unificate funzioni giudiziarie e politico-amministrative. In tale veste Polesini diede attuazione alle disposizioni austriache tendenti all’allargamento del consiglio cittadino con l’aggregazione di famiglie benestanti, che suscitarono invece l’estrema resistenza del patriziato locale, superata con il temporaneo esilio a Capodistria di alcune famiglie patrizie.
Dopo la pace di Presburgo e il passaggio dell’Istria al Regno Italico, Polesini accettò la nomina a membro del Consiglio generale del Dipartimento dell’Istria, istituito con decreto del 22 dicembre 1807. Lasciò però la sua carica di podestà di Parenzo, avendo constatato, come scrisse più tardi, che «tutta la pubblica amministrazione era assorbita dal prefetto e dai suoi delegati» (Dorsi, 1994, p. 216).
Poté quindi salutare con favore il ritorno dell’Austria, nel 1813-14, con il suo discorso Della riunione dell’Istria all’Imperio dell’Austria (Trieste 1814). Fu però deluso nelle sue ambizioni, quando cercò inutilmente di procurarsi la nomina fra i nuovi commissari distrettuali, articolazione locale del Capitanato circondariale con sede a Trieste (Apollonio, 1998, p. 299). Fu quindi emarginato dalla nuova amministrazione austriaca. È vero che venne interpellato dal governo di Trieste nel 1817 sul progetto di una costituzione per il Regno d’Illiria e di una costituzione provinciale per l’Istria, ma l’intero piano finì con l’essere insabbiato (Dorsi, 1994, pp. 214-218). A nome di Parenzo, indirizzò ancora, nel 1822, un memoriale al governo per chiedere che la città divenisse capoluogo del circolo dell’Istria; ma la scelta cadde su Pisino.
Non venne però meno il ruolo sociale di Polesini. Il 9 maggio 1816 fu tra i notabili che ricevettero l’imperatore d’Austria Francesco I a Parenzo. In quell’occasione l’imperatore intervenne ad accomodare una grave disputa familiare, persuadendo Polesini ad acconsentire al matrimonio del figlio maggiore, Benedetto, con Marianna Gridelli. Fonte di grande soddisfazione per il vecchio marchese fu inoltre nel 1826 la conferma da parte imperiale del titolo marchesale del suo casato, al termine di una lunga pratica condotta con l’aiuto di Agostino Carli Rubbi, figlio di Gian Rinaldo.
Morì l’8 gennaio 1829 a Parenzo e fu tumulato nella cappella di S. Anna del vicino villaggio di Cervera.
Fonti e Bibl.: L’archivio della famiglia Polesini è conservato a Trieste, a cura della Società istriana di archeologia e storia patria. L’archivio Polesini. Lettere 1796-1798, I-II, a cura di S. Deschmann et al., Trieste 2004-05 (con un volume di Indici delle lettere).
P. Stancovich, Biografia degli uomini distinti dell’Istria, III, Trieste 1829, pp. 235-241; F. Salata, L’ultimo secolo, in Atti e memorie della società istriana di archeologia e storia patria, 1910, vol. 26, pp. 253, 255, 264 s., 269, 276 s.; B. Ziliotto, Accademia e accademici di Capodistria (1478-1807), in Archeografo Triestino, s. 4, 1944, vol. 7, pp. 115-279, ad ind.; Id., “La Rinaldeide” di Alessandro Gavardo e la giovinezza di Gianrinaldo Carli (1720-1765), ibid., s. 4, 1946, voll. 10-11, pp. 246, 268, 278 s., 332, 352; C. De Franceschi, G.P.S. P. di Montona e le sue relazioni con alcuni dotti di Padova, in La porta orientale, XX (1950), pp. 200-212; Id., Il consiglio nobile di Parenzo e i profughi di Creta, in Atti e memorie della società istriana di archeologia e storia patria, n. s., 1952, vol. 2, n. 54, pp. 102-105; M. Berengo, La società veneta alla fine del Settecento. Ricerche storiche, Firenze 1956, p. 317; E. Apih, Rinnovamento e illuminismo nel ’700 italiano. La formazione culturale di Gian Rinaldo Carli, Trieste 1973, pp. 179, 202; F. Venturi, Settecento riformatore, V, 2, La Repubblica di Venezia, 1761-1797, Torino 1990, pp. 428 s.; P. Dorsi, Il litorale nel processo di modernizzazione della monarchia austriaca. Istituzioni e archivi, Udine 1994, pp. 141, 197, 198, 203-205, 214-218; A. Apollonio, L’Istria veneta dal 1797 al 1813, Gorizia 1998, passim; E. Ivetic, Oltremare. L’Istria nell’ultimo dominio veneto, Venezia 2000, pp. 158, 240, 328, 345 s.; A. Trampus, Tradizione storica e rinnovamento politico. La cultura nel litorale austriaco e nell’Istria tra Settecento e Ottocento, Udine 2008, pp. 17, 38, 41, 48 s., 172, 232 s.; L’archivio Polesini. Il patrimonio di famiglia. Inventario, a cura di di S. Deschmann et al., Trieste 2009; L’archivio Polesini. Inventario della corrispondenza (1752-1882) a cura di S. Deschmann et al., Trieste 2010.