PANNINI, Gian paolo
Pittore e architetto, nato a Piacenza, nel 1691 o 1692, morto a Roma il 21 ottobre 1765. Nulla si conosce della sua prima giovinezza: solo sappiamo, per affermazione del Carasi, che nel 1715, in patria, studiava architettura e prospettiva (senza dubbio seguendo gli esempî di Ferdinando Bibiena, che in quell'epoca ivi operava) e che due anni dopo si recò a Roma per apprendervi la figura alla scuola di Benedetto Luti. Nel 1718 il P. era occupato a decorare la villa Patrizi fuori Porta Pia, lavoro che, eseguito a intervalli nel giro di otto anni, gli procurò le unanimi lodi e la protezione di quella potente famiglia.
Così rivelato al mondo artistico romano, non tardò ad avere importanti commissioni di opere architettoniche e decorative (parecchie delle quali perdute), di pitture commemoranti ricevimenti ufficiali, pubbliche feste e cerimonie d'interesse storico, di quadri di "vedute" e di "rovine" che lo resero particolarmente famoso e ricercato non solo in Italia ma anche all'estero. Egli trattò pure il quadro in cui predominano le figure (banchetti, scene bibliche) con abilità e con fortuna.
Nel 1732 era aggregato all'accademia di Francia a Roma; nel 1755 veniva eletto principe dell'accademia di S. Luca. Nel 1724 egli aveva sposato la signorina Gossert, cognata del Wengkels direttore dell'accademia di Francia, da cui ebbe due figli: Giuseppe architetto e Francesco pittore, che seguì le orme e le maniere del padre.
Delle architetture del Prestano soltanto l'altare di S. Teresa in Santa Maria della Scala a Roma, e l'altare maggiore della chiesa di Fiorenzuola d'Arda (Piacenza); delle decorazioni, la galleria del Palazzo Alberoni o Bacchettoni, ora demolito (i dipinti staccati con cura vennero ricomposti in una sala del Senato), e una saletta nel Palazzo del Quirinale. Fra le pitture che diremo commemorative, ricordiamo: Piazza Navona con preparativi per fuochi d 'artifizio (Dublino, Museo), Piazza S. Pietro con l'ambasciatore di Francia che si reca in Vaticano, 1757 (Londra, Bridgewater Gallery), Cardinale che visita una galleria di quadri (Madrid, Escoriale), Benedetto XIV riceve Carlo III di Napoli nel Caffè House del Quirinale, e Carlo III di Napoli e suo corteo in Piazza S. Pietro (Napoli, Museo Nazionale), Interno di S. Pietro con il cardinale di Polignac, 729 (Parigi, Louvre), ecc.; fra i dipinti di carattere storico-religioso: San Paolo predica agli Ateniesi (Budapest, Museo), Gesù fra i Dottori e Gesù scaccia i mercanti dal tempio (Madrid, Prado), Gesù che scaccia i mercanti dal tempio (Piacenza, Museo Alberoni), ecc.; fra le prospettive realistiche: Veduta panoramica di Roma con Castel S. Angelo pavesato, 1744, e Veduta panoramica di Campo Vaccino (Potsdam, Sans-Souci), Veduta di Piazza del Popolo e Veduta del Pantheon (Weimar, Museo), due Prospettive del Castello di Rivoli (Torino, Palazzo Reale), ecc.
Ma il P. deve la sua fama principalmente alle "rovine", paesi fatti di maniera, in cui appaiono ruderi romani fantasticamente composti e fantasticamente interpretati, fra cui si aggirano figurine eleganti, dipinte con brio che ricordano un po' il Rosa e il Magnasco, il tutto sentito con uno spirito barocco-romantico che costituisce appunto la caratteristica del genere panniniano. In questo genere, che ha i suoi incunaboli negli olandesi Booth, Berghem e Dujardin, egli seguì dapprima il fare del Ghisolfi e del Locatelli, poi, ispirandosi piuttosto alle prime concezioni del Piranesi, si formò una propria personalità, alla quale inutilmente si vorrebbe ora contrapporre quella di Hubert Robert, che fu un pittore geniale ma seguace a Roma del P. e operante anche in Francia nell'orbita del maestro. Nella sua attività di otto lustri il P. passò gradualmente da una tonalità scura a una tonalità chiara. Nei primi dipinti usa ombre forti, pittoricamente importanti come rilievo e come macchia; poi, egli attenua le ombre e si studia di diminuire sempre più la loro opacità, e di realizzare la trasparenza della luce nell'aria che circola trepida attorno alle cose, come bene ha rilevato l'Ozzola nel suo libro sul Pannini.
Le "rovine" del P., non tutte però autentiche, si ammirano nei principali musei d'Europa: in Italia ne posseggono Firenze, Napoli, Piacenza e Roma in gallerie pubbliche e in collezioni private.
Si fecero incisioni dei dipinti e dei disegni del P., molti dei quali andarono perduti. Egli eseguì anche disegni per stampe, come: Esequie di Maria Clementina d'Inghilterra (I. P. Pannini del., Gabbuggiani sculp., 1735), Funerali di Maria Clementina d'Inghilterra (I. P. Pannini del., Pozzi Rocco sculp., 1735). I disegni del P. sono sparsi un po' dappertutto: ma, per importanza e numero, sono da ricordare quelli di Berlino (Gabinetto delle Stampe), di Firenze (Gabinetto degli Uffizî), di Piacenza (ex-Museo), di Vienna (Albertina).
Parecchi dipinti di scarso valore, attribuiti a Gian Paolo, sono con molta probabilità del figlio suo Francesco, di cui nessun critico s'è occupato in modo particolare.
Bibl.: L. Ozzola, G. P. P., pittore, Torino 1921; M. Labò, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXVI, Lipsia 1932 (con la bibl. precedente).