PANTALEONI, Giovanni Michele
de’. – Ignota è la data di nascita di quest’artista, originario, come risulta da diversi documenti d’archivio, di Serravalle Scrivia nel Tortonese.
Attivo fra la Liguria e la Francia nel primo trentennio del Cinquecento fu intarsiatore in legno, organista e costruttore di organi. La sua prima attività conosciuta è quella in campo musicale, alla quale si intrecciò in seguito quella di intarsiatore. Il 31 maggio 1505 fu ingaggiato per tre anni come organista e riparatore d’organi dai massari della cattedrale di Savona; nel 1507 si accordò con Manfrino Marenco perché lo sostituisse nell’incarico per alcune domeniche, promettendogli di insegnargli l’arte, ma l’accordo fu cassato nel 1508 (Tarrini, 2008, pp. 138, 141). Si ignorano gli inizi della sua attività di intarsiatore e presso chi abbia compiuto il suo apprendistato; si è supposto (Alizeri, 1874, p. 74; dissente Bartoletti, 2008, p. 27) che possa aver lavorato con Anselmo de Fornari, suo conterraneo, al quale succedette nei lavori per i cori savonesi e genovesi. Secondo Varaldo (2002, p. 52, n. 96), già in un pagamento del 1508 sarebbe ricordato come «magister scanzellarum»; Pantaleoni era di certo attivo come «magister lignaminum» nel 1511 quando, a seguito di un reclamo dei cassari savonesi nei suoi confronti, gli Anziani del Comune gli concessero di esercitare l’arte nonostante non fosse iscritto alla corporazione (Bartoletti, 2008, p. 27). Nel 1515 si impegnò con Pietro Sauli per costruire un organo di cinque piedi per il monastero di S. Maria delle Grazie detto ‘di Pavia’ a Genova (Tarrini, 2008, pp. 138, 142). Nello stesso anno gli fu rinnovato l’incarico di organista per la cattedrale savonese, e i pagamenti per l’incarico continuarono fino al 1520, quando fu deciso, a suo favore, un aumento di stipendio (portato a 220 fiorini annui); già nell’anno seguente, però, il Comune cercava un organista in grado di sostituirlo in quanto era assente dalla città, e nel settembre del 1521 si deliberò un restauro dell’organo a spese dello stesso Pantaleoni, che lo aveva lasciato in cattivo stato (Tarrini, 2008, pp. 138, 143); Pantaleoni è indicato come organista ancora in un documento del 1526 (Bartoletti, 2008, p. 34, n. 104).
Tra il 1516 e il 1522 fu impegnato a completare il coro ligneo del Duomo di Savona. Commissionato nel 1500 ad Anselmo de Fornari ed Elia Rocchi, e da questi artefici condotto per la maggior parte fra il 1509 e il 1514 sotto la direzione del primo (cfr. Guarino, 1988; Fusconi, 2001; Bartoletti, 2008), il coro mancava di alcune parti accessorie. Pantaleoni eseguì innanzitutto, per 60 ducati d’oro, le porte d’accesso al coro (1516-17), alle quali fecero seguito il leggio (1517-19) e almeno tre pannelli intarsiati da inserire come schienali degli stalli (pagati fra il 1521 e il 1522) (Bartoletti, 2008, pp. 26-28).
Il coro fu smontato qualche anno dopo per la distruzione dell’antica cattedrale e riadattato all’inizio del Seicento nell’attuale, per poi essere completamente restaurato nell’Ottocento (cfr. Fusconi, 2002; Bartoletti, 2008). Le parti spettanti a Pantaleoni sono concordemente riconosciute (cfr. Torriti, 1952; Fusconi, 2002; Bartoletti, 2008). Le porte del coro sono riconoscibili nelle due tarsie che compongono la scena della Natività, oggi separate in due porte della cappella della Madonna della Colonna. Il leggio del 1517 si conserva integro con due intarsi raffiguranti putti che reggono le armi del Comune di Savona e dei Della Rovere; è completato da un grande pancone di base, intarsiato con l’Adorazione dei Magi, Gesù fra i dottori, S. Pietro e S. Paolo. Due dei tre riquadri pagati tra il 1521 e il 1522 sono identificabili nelle tarsie con S. Barnaba e la Madonna col Bambino e papa Giulio II (importante finanziatore del coro). Rispetto all’opera dei predecessori le immagini di Pantaleoni si distinguono per una tecnica diversa, basata su un larghissimo uso di legni pirografati, che permette di raggiungere effetti più ‘pittorici’ e di più decisa monumentalità. In merito al fornitore dei cartoni per le parti figurate, il nome più attendibile è quello di Albertino Piazza da Lodi (Ferretti, 1982, p. 549).
All’inizio del 1527 Pantaleoni fu contattato per portare a compimento il coro ligneo destinato alla cattedrale genovese di S. Lorenzo; iniziato nel 1514 da Fornari (con la possibile collaborazione di Rocchi), era rimasto incompiuto nel 1520, per il mancato rispetto dei tempi previsti (per un’analisi delle vicende cfr. Novello, 2012, con bibl. precedente). Il 16 maggio 1527 Pantaleoni sottoscrisse il contratto con il Comune di Genova; l’accordo (in Varni, 1878, pp. 146-150) prevedeva il riutilizzo delle parti a intaglio e intarsio già terminate da Fornari (tra cui le tarsie di diciassette stalli maggiori), l’esecuzione di ulteriori trentadue stalli e l’aggiunta della cattedra arcivescovile e di due grandi panche con storie di s. Lorenzo e s. Giovanni Battista, il tutto nel tempo massimo di due anni con consegna di una parte del manufatto entro la fine del 1528.
Pantaleoni lavorò al coro nei due anni successivi, coadiuvato da un’importante bottega in cui comparivano, fra gli altri, il figlio Antonio, l’intagliatore Giovanni Piccardo e Giovan Pietro de Bazaloni da Mantova. Quest’ultimo fu autore di una grave scorrettezza, allontanandosi dal lavoro e trattenendo per sé i soldi affidatigli per pagare il pittore Gerolamo da Treviso (oggi detto il Vecchio) a Bologna, per la fornitura di un disegno per una storia. Questo episodio, assieme ad altri contrasti insorti e alla difficoltà a rispettare i troppo ristretti tempi pattuiti, determinarono la mancata realizzazione di quanto previsto da parte di Pantaleoni. Nel settembre del 1529, il Comune di Genova, constatato lo stato di abbandono dei lavori, revocò l’incarico a Pantaleoni e ne decretò il sequestro dei beni, dei quali venne steso un preciso inventario (Varni, 1878, pp. 157 s.; tra gli oggetti sequestrati risultano anche un «organum antiquum cum uno cravacembalo»). Pantaleoni fuggì da Genova; il suo procuratore Antonio Panesi non riuscì a impedire che l’intarsiatore fosse dichiarato inadempiente e che il Comune provvedesse alla vendita di un podere che possedeva a Savona e che gli era stato sequestrato (Varni, 1878, pp. 163 s.). Il coro genovese fu continuato da Piccardo negli intagli e completato nelle tarsie da Giovan Francesco Zambelli fra il 1540 e il 1546 (fu lui a eseguire le due panche previste), e poi ulteriormente modificato da Gaspare Forlano da Lucca nel 1564; fu integralmente restaurato e in parte rifatto nel corso del secolo XIX (cfr. Novello, 2012). La struttura, derivata da quella del coro di Savona, spetta a Fornari ed è stata rispettata da Pantaleoni e dai successivi interventi. All’interno delle storie intarsiate dei dossali, sono concordemente riferite a Pantaleoni nove tarsie della parte destra con storie di Cristo (Torriti, 1955; Parma Armani, 1971; Novello, 2012): potrebbe essere suo un ulteriore intarsio della serie (Novello, 2012, p. 383). Le tarsie riferite al maestro a Genova concordano stilisticamente con quelle che a lui si attribuiscono a Savona e mostrano le stesso gusto per un largo uso di legni pirografati. Pantaleoni adottò come modello per alcune tarsie una serie di incisioni derivate da opere di Raffaello (fra cui il cosiddetto Spasimo di Sicilia). Per quattro tarsie utilizzò sicuramente invenzioni di Gerolamo da Treviso (citato espressamente nei documenti in rapporto con l’intarsiatore), le stesse che servirono a Francesco de Nanto per una serie posteriore di xilografie (Novello, 2012, p. 386).
Fuggito da Genova, Pantaleoni si rifugiò in Francia; il suo nome compare una volta (Bonnaffé, 1887) nei mandati di pagamento della corte di Francesco I; potrebbe essere stato il primo artefice a ricevere il titolo di ‘marqueteur du Roi’ (Janneau, 1986, p. 202).
Morì nel corso del 1531, probabilmente in Francia (Janneau, 1986, p. 202; Bartoletti, 2008, p. 32).
Fonti e Bibl.: G. Banchero, Il Duomo di Genova illustrato e descritto, Genova 1855, p. 167; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al secolo XVI, III, Genova 1874, pp. 73-79, 93-103; S. Varni, Tarsie ed intagli del coro e presbiterio di S. Lorenzo in Genova, Genova 1878, pp. 35-42, 61 s., 74 s., 144-164; E. Bonnaffé, Le meuble en France au XVIe siècle, Paris-Londres 1887, p. 58; V. Poggi, Il coro monumentale del Duomo di Savona, in Arte e storia, XIII (1904), pp. 97-99; Id., Opere d’intaglio e d’intarsio in legno eseguite dai maestri Anselmo de Fornari e G.M. de’ P. da Castelnuovo Scrivia (1500-1527), in Bollettino periodico illustrato della Società per gli studi di storia, d’economia e d’arte nel Tortonese, V (1904), 3, pp. 97 ss.; P. Torriti, I ‘maestri’ del coro del duomo di Savona, in Bollettino Ligustico, III (1951), 4, pp. 108 s.; Id., Tarsie del coro del duomo di Savona, in Commentari, III (1952), 3, pp. 184-193; Id., Le tarsie del coro di S. Lorenzo in Genova, in Bollettino ligustico per la storia e la cultura regionale, VII (1955), pp. 70-103; G. Morazzoni, Il mobile genovese, Milano 1962, pp. 25 s., 45; E. Parma Armani, A proposito delle tarsie del duomo di Savona e della cattedrale di S. Lorenzo in Genova, in Arte lombarda, XVI (1971), pp. 231-242; M. Ferretti, I maestri della prospettiva, in Storia dell’arte italiana, a cura di Federico Zeri, IV, Torino 1982, pp. 457-585; G. Janneau, Die Marketerie in Frankreich, in Intarsia, a cura di H. Flade, München 1986, pp. 202-250; S. Guarino, De Fornari, Anselmo, in Dizionario Biografico degli Italiani, XXXVI, Roma 1988, pp. 1 s.; C. Varaldo, La Cattedrale sul Priamàr. Un monumento perduto, in Un’isola di devozione a Savona. Il complesso monumentale della Cattedrale dell’Assunta, a cura di G. Rotondi Terminiello, Savona 2002, pp. 21-56; G. Fusconi, Il coro ligneo di Anselmo de’ Fornari, Elia de’ Rocchi e G.M. P., ibid., pp. 68-81; M. Bartoletti, La genesi dell’opera: artisti, committenti e tempi di lavoro, in Il coro ligneo della Cattedrale di Savona, a cura di M. Bartoletti, Cinisello Balsamo 2008, pp. 17-40; M. Tarrini, Strumenti musicali nelle tarsie lignee del coro della Cattedrale di Savona, ibid., pp. 133-144; R.P. Novello, schede 608-653, in La Cattedrale di San Lorenzo a Genova, a cura di A.R. Calderoni Masetti - G. Wolf, I, Modena 2012, pp. 379-386.