BOTTIGELLA, Gian Matteo
Di nobile famiglia pavese, figlio di Tommasino, fu notevole uomo di corte presso i Visconti e gli Sforza. Anzi, con i Visconti s'imparentò sposando Bianca Visconti, discendente di Uberto, fratello di Matteo I, signore di Milano, e n'ebbe due figli: Filippo Maria e Francesco. Numerosi e importanti gli uffici ricoperti al tempo di Filippo Maria Visconti: nel 1443 era sovrintendente ai benefici ecclesiastici di tutto il ducato; nel 1444 e negli anni successivi, segretario del duca; nel 1447 firmò il trattato d'alleanza tra il duca ed il re di Francia. Morto in quello stesso anno Filippo Maria, il B. passò al servizio di Francesco Sforza, sempre ricoprendo uffici di alto rilievo; e presso gli Sforza rimase costantemente, talché lo troviamo nel 1477 consigliere segreto di Gian Galeazzo. Era ancor vivo nel 1479 quando fece copiare un codice oggi conservato a Oxford.
L'attività letteraria del B. è in gran parte connessa al viaggio che nel 1458 egli intraprese in Terrasanta, avendo per compagni Roberto di Sanseverino, nipote di Francesco Sforza, il cortigiano Carlo Bossi e il medico Giovanni Martino da Parma. Del B. - tornato a Milano il 2 genn. 1459 - è probabilmente la relazione del viaggio, attribuita da alcuni con ragioni poco fondate a Roberto di Sanseverino.
Ingiustamente s'è voluto invece attribuire al B. la Historia Hierosolymitana che appartiene a Jacques de Vitry: il B. fu soltanto il revisore di un manoscritto assai deteriorato dell'opera, mentre giaceva ammalato a Gerusalemme. Della predetta revisione ci restano quattro codici (Firenze, Laur. LXXXIX, inf., 18;Filadelfia, Free Library, J. F. Lewis Collection, 138; Toledo, Capit. 27-28;Milano, Ambr. T 102sup.), corredati di una lettera prefatoria del B. al fratello Giovanni Stefano, vescovo di Cremona e protonotario apostolico. Del B. ci resta anche una lettera in volgare che egli indirizzò a Francesco Sforza dal monastero di Monte Sion a Gerusalemme il 30 giugno 1458(cfr. Parigi, Bibl. Naz., ms. It. 1588, c. 90).
Della cultura del B. sono testimonianza i codici che gli appartennero, contenenti opere classiche e umanistiche: Tibullo e Properzio nel cod. 14638 della Bibl. Reale di Bruxelles; Quinto Curzio nel cod. 161 del Museo Nazionale di Budapest; Svetonio e Ausonio nel cod. McClean 162 del Fitzwilliam Museum di Cambridge; Plinio il Vecchio nel cod. Canoniciano, class. lat. 295 della Bodleiana di Oxford; la Disputatio egregia super conditionibus pacis inter Alexandrum et Darium regem di A. Decembrio nel predetto codice di Budapest, i Commentaria de primo bello punico di Leonardo Bruni nel cod. di Filadelfia sopra citato. Quasi tutti i predetti codici sono esemplari di lusso con adorni frontespizi corredati dello stemma dei Bottigella, sormontato da un complesso cimiero con il motto "Sic necesse est", e da un emblema che si riferisce ai Visconti-Sforza.
Dell'alto nome che egli ebbe e del rispetto con il quale fu considerato dai contemporanei sono testimonianza una lettera indirizzatagli dall'umanista Giorgio Valagussa nel 1455; e ancor più i rapporti con i fratelli Pier Candido e Angelo Decembrio. Del primo ci resta una lettera indirizzata al B. il 14 giugno 1464 (cfr. il cod. Ambr. I 235 inf., cc. 107 s.);mentre sappiamo che il secondo gli inviò nel 1446 una copia del suo De cognitione ac curatione pestis egregia, dedicato a Tommaso Tebaldo (Rovereto, Bibl. Comunale, ms. 2).
Fonti eBibl.: I registri delle lettere ducali del periodo sforzesco, a cura di C. Santoro, Milano 1961, p. 184; Petri Candidi Decembrii Vita Philippi Mariae III Ligurum ducis, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XX, 1, a cura di A. Butti-F. Fossati-G. Petraglione, pp. 399 s., n. 2; C. Santoro, Gli uffici del dominio sforzesco, Milano 1948, p. 14. Sulla famiglia cfr. L. Osio, Documenti diplom. tratti dagli archivi milanesi, Milano 1864-1872, ad Indices;A. Manno, Il patriziato subalpino, II, Firenze 1906, p. 393; cfr. anche S. Breventano, Istoria dell'antichità,nobiltà et delle cose notabili della città di Pavia, Pavia 1570, p. 13v. Per il matrimonio con Bianca Visconti cfr. P. Litta, Le famiglie celebri italiane,sub voce Visconti, tav. XX. Per lo stemma cfr. J. B. Rietstap, Armorial général, London 1966, sub voce;J. Gelli, Divise,motti, imprese di fam. e personaggi ital., Milano 1916, n. 1586. Un rapido ma esauriente profilo è stato tracciato da E. Pellegrin, Bibliothèques d'humanistes lombards de la cour des Visconti Sforza, in Bibliothèque d'humanisme et renaissance, XVII (1955), pp. 229-235. La lettera del Valagussa è ricordata da G. Resta, Giorgio Valagussa umanista del Quattrocento, Padova 1964, pp. 241 s. Per i rapporti con Pier Candido e Angelo Decembrio, cfr. V. Zaccaria, L'epistolario di P. C. Decembrio, in Rinascimento, III(1952), p. 112 n. 213, e cfr. Id., Sulle opere di P. C. Decembrio,ibid., VII (1956), p. 52 n. 6; R. Sabbadini, Tre autografi di A. Decembrio, in Classici e umanisti da codici Ambrosiani, Firenze 1933, pp. 94 s. Per il resoconto del viaggio in Terrasanta, cfr. C. E. Visconti, Ordine dell'esercito ducale sforzesco, in Arch. stor. lombardo, III (1876), p. 461 n. 7; C. Porro, Catal. dei codici manoscritti della Trivulziana, Torino 1884, p. 400; E. Motta, Demetrio Calcondila editore, in Arch. stor. lombardo, XX (1893), p. 147, e cfr. ibid., XXVI (1899), p. 419; ibid., XXXVI (1909), p. 243. Il resoconto del viaggio si legge in Scelta di curiosità letter., disp. 229, a cura di G. Maruffi, Bologna 1888. Sul testo, cfr. anche R. J. Mitchell, Una nota al viaggio in Terrasanta di Roberto da Sanseverino, in Arch. stor. per le prov. parmensi, s. 4, V (1953), pp. 131 ss. Per la falsa attribuzione della Historia Hierosolymitana, cfr. G. Golubovich, Biblioteca bio-bibliografica della Terra Santa, I, Quaracchi 1906, pp. 2-10; R. Röhricht, Bibliotheca geographica Palestinae, Jerusalem 1963, pp. 48-50, 115; la lettera prefatoria al fratello G. Stefano è stata in parte pubbl. da A. M. Bandini, Catal. codd. lat. Bibl. Med. Laurent., III, Florentiae 1776, coll. 368-70; le lacune possono essere colmate con l'aiuto del ms. Ambrosiano T 102 sup., del 1463.