SPANZOTTI, Gian Martino
SPANZOTTI, Gian Martino.- Pittore. Probabilmente di Casale Monferrato, è menzionato per la prima volta in un documento del 1480. Nel 1481 lo S. si trova a Vercelli, dove rimase almeno fino al 1498 e dove ebbe tra i suoi scolari, nel 1491, il Sodoma. Nel 1502 era a Chivasso; nel 1513 chiese ed ottenne la cittadinanza torinese; morì probabilmente nel 1528.
L'attività di questo pittore, che ebbe un'azione importantissima sullo svolgimento della pittura piemontese del Rinascimento, si è potuta ricomporre, specie per opera del Baudi di Vesme, intorno a una Madonna in trono, firmata, parte centrale di un trittico, ora quasi completamente ricomposto nella Pinacoteca di Torino. A questo primo periodo dell'arte dello S. si possono riconnettere altre opere, quali una Madonna della R. Accademia Albertina di Torino, una Natività nella chiesa di S. Domenico a Trino Vercellese, l'Adorazione dei Magi, dono di B. Berenson alla Pinacoteca di Torino, ecc. L'arte dello S., nel periodo vercellese, riflette, attenuata, la serrata compattezza del Foppa; ma, presto, a questa influenza lombarda si aggiungono influenze dell'arte dell'Italia centrale. Di questo periodo è l'affresco nella chiesa di S. Domenico, a Torino.
In epoca successiva, ma tuttavia anteriore al 1520, lo S. eseguì una serie di affreschi nella chiesa di S. Bernardino a Ivrea.
Non ancora del tutto definita è l'ultima fase dell'attività artistica dello S.: in questo periodo si afferma nella sua arte un accento nordico, franco-fiammingo, che coincide con quello ehe si ritrova nella prima fase dell'attività pittorica di Defendente Ferrari, che fu allievo dello S. a Chivasso. Si attribuiscono a questo periodo dell'arte spanzottiana la Madonna con il Bambino e S. Anna e la Disputa coi Dottori nel museo civico di Torino, una Pietà e una Nascita del Battista, che recano ancora, al Louvre, il nome di Simon de Chalons e altre opere. L'arte dello S. avrà ulteriore sviluppo nell'opera degli allievi (Gerolamo Giovenone, Defendente Ferrari ed Eusebio Ferrari) e lascerà qualche traccia in quella dei due maggiori discepoli presto deviati verso altri ideali artistici: il Sodoma e Gaudenzio Ferrari.
Bibl.: L. Motta Ciaccio, M. S., in L'Arte, VII (1904), pp. 441-50; P. Toesca, Torino, Bergamo 1911; S. Weber, Piemontesische Malerschule, Strasburgo 1911; A. Baudi di Vesme, G. M. S. (raccoglie i saggi del Baudi di Vesme sullo S. dal 1899 in poi), in Atti della Società piemontese di storia patria, 1918; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, VII, iv, Milano 1915, p. 1110; A. M. Brizio, Defendente Ferrari da Chivasso, in L'Arte, XXVII (1924), p. 221; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Oxford 1932.