GUGLIELMINO, Gian Maria
Nacque a Genova il 25 genn. 1922 da Carlo Otto, giornalista e scrittore genovese, e da Isa Ingolotti, maggiore di quattro fratelli. Dopo aver frequentato il liceo classico dai padri barnabiti, si iscrisse alla facoltà di lettere e filosofia. In quel periodo il G. entrò nei Gruppi universitari fascisti e, tramite questi, nella redazione della rivista fondata e gestita dal gruppo genovese: Il Barco.
La pubblicazione, che ebbe vita dal 1941 al 1943, si faceva portatrice di idee, per l'epoca, anticonformiste; tra l'altro quella di un "teatro come umanesimo, riscoperta dell'uomo e dell'individuo", che il G. condivideva con altri redattori come G. Galloni e I. Chiesa.
Con questi ultimi egli decise di mettere in pratica le idee maturate nei dibattiti sorti intorno al Barco e, nell'autunno 1944, fondò il teatro Sperimentale Luigi Pirandello.
Il debutto ebbe luogo il 2 dicembre dello stesso anno nei locali del teatro Dicea di piazza Tommaseo. Il programma prevedeva tre atti unici: L'uomo dal fiore in bocca (L. Pirandello), Sulla via maestra (A. Čechov), A ognuno la sua croce (E. Fulchignoni), tutti e tre messi in scena dal G. medesimo.
Nonostante gli allarmi aerei che talvolta interrompevano le recite e il coprifuoco che imponeva orari pomeridiani, l'attività della compagnia proseguì fino alla fine della guerra, quando il gruppo si trasferì al teatro Postelegrafonici. Fu qui che il 19 apr. 1945 il G. ottenne la consacrazione come regista con Esuli di J. Joyce, rappresentato per la prima volta in Italia.
In quegli anni il G. aveva messo in scena, fra le altre, pièces di U. Betti, A. Brissoni, E. O'Neill, G. Heiberg e G. Marcel. Un repertorio audace e innovativo per l'epoca, spesso a rischio di censura, caratterizzato da una scelta di testi improntata al laicismo e alla ricerca formale.
Nel dopoguerra il G. fu uno dei protagonisti della rinascita del teatro in Italia: ideò e promosse iniziative che miravano a far conoscere al pubblico le avanguardie ma anche classici poco frequentati o criticamente rivisitati; fu tra i primi a esprimere l'esigenza di un profondo rinnovamento del repertorio nazionale, sostenendo contemporaneamente la centralità del ruolo del regista nell'interpretazione e per la massima valorizzazione del testo.
Sempre attento a dar voce ai nuovi talenti, scoprì e diresse attori quali A. Lupo, F. De Ceresa, Elsa Albani, S. Bobbio, Maria Carrucciu, G. Ruggero, tutti reclutati ai tempi dello Sperimentale tramite annunci sui giornali.
Inoltre, ancora studente, sempre nella sua città natale, aveva iniziato l'attività giornalistica collaborando con Il Giornale di Genova e con il Corriere mercantile. Presso quest'ultimo, dove poi fu assunto, si occupò, oltre che del lavoro redazionale, della grafica e dell'impaginazione; quindi, insieme con Chiesa, fondò nel 1946 la rivista di teatro e spettacolo Sipario.
Portando avanti il lavoro di ricerca e sperimentazione culturale già iniziato dal nucleo storico genovese, Sipario seguiva gli eventi del teatro italiano - anche con l'aiuto di una ricca documentazione iconografica -, con il doppio scopo di informare e di invitare alla riflessione, dedicando particolare attenzione al teatro scritto e alla riduzione teatrale di opere letterarie. Nel primo numero fu pubblicato Le mosche di J.-P. Sartre, inedito in Italia, e nei numeri immediatamente successivi apparve un'inchiesta sul rapporto degli scrittori italiani con il teatro.
L'esperienza di Sipario ebbe tuttavia per il G. vita breve: a causa di numerose difficoltà, dal 1947 la rivista, che aveva cadenza mensile ed era pubblicata dalla casa editrice L'Isola (altra istituzione culturale creata nell'immediato dopoguerra dal gruppo genovese), fu trasferita a Milano dove passò all'editore Valentino Bompiani che ne assunse anche la direzione.
Dopo un periodo di lavoro nel capoluogo lombardo, dove seguì gli esordi del Piccolo, il G., sempre nel 1947, insieme con G.C. Castello e N. Furia, fondò il teatro d'Arte della città di Genova, il secondo esempio di teatro stabile in Italia dopo quello di Milano.
Del nuovo teatro il G. fu direttore artistico, scritturando, oltre agli attori che avevano esordito con lo Sperimentale, professionisti ben noti come S. Randone e L. Cimara. L'idea era quella di fornire, anche in virtù di un repertorio più colto, un'alternativa alle compagnie capocomicali di tradizione ottocentesca.
Tra i testi messi in scena si ricordano in particolare La Mandragola (il più riuscito, con L. Almirante) di N. Machiavelli, Le notti dell'ira di A. Salacrou, La questione russa di K.M. Simonov, Pick-up girl di Elsa Shelley.
In seguito a problemi finanziari, difficoltà intervenute nei rapporti con le istituzioni locali e divergenze di opinione circa la gestione della compagnia, nei primi anni Cinquanta il G. si trovò costretto ad abbandonare definitivamente la regia e la direzione teatrale per tornare al giornalismo e alla sua attività di critico militante.
Nel 1956 cominciò a lavorare alla Gazzetta del popolo di Torino inizialmente come critico teatrale e cinematografico quindi, dopo qualche anno, dedicandosi esclusivamente al cinema.
Alla Gazzetta prestò la sua civile determinazione e il suo impegno fino alla metà degli anni Settanta, confermandosi temperamento impulsivo, critico battagliero e uomo dalle posizioni chiare e dai giudizi netti.
Nei primi anni Sessanta fu collaboratore fisso della rivista Il Nuovo Spettatore cinematografico, per la quale curò, oltre alle recensioni, alcuni dossier monografici.
Come animatore culturale, per conto del gruppo piemontese del Sindacato nazionale critici cinematografici italiani, diresse e organizzò a Torino, dove si era trasferito, "Le anteprime della critica".
La manifestazione si proponeva di diffondere il cinema "non obbediente alle norme della convenzionalità spettacolare e della più corrente mercificazione", con l'intenzione di fornire al pubblico nuovi spunti per un dibattito vivo e non paludato.
Infine, nel 1976, il G. si trasferì alla redazione romana del Corriere della sera come contitolare della critica cinematografica e capo servizio vicario per la sezione spettacoli.
Oltre ai giornali in cui lavorò stabilmente come redattore, il G. collaborò, più o meno regolarmente, con molte altre testate, fra cui L'Umanità e il Corriere lombardo nonché con riviste specializzate come Cinema, Cinema nuovo e Bianco e nero, cimentandosi per alcune di esse anche nella narrativa.
A completare il vasto panorama della propria esperienza intellettuale, il G. scrisse e pubblicò anche diversi saggi di argomento cinematografico e teatrale, dei quali si ricordano: Due presenze del teatro polacco, in Teatro e cinema, 1967, n. 2-3, pp. 14-21; Miklós Jancsó, Torino 1970; Cinema sì. I film "segnalati" dal Sindacato critici cinematografici italiani, Roma 1982.
Il G. morì a Roma il 17 febbr. 1985.
Fonti e Bibl.: Notizie biografiche sul G. sono state fornite dalla famiglia; vedi anche: necr. in Corriere della sera, 18 febbr. 1985; La Stampa, 18 e 19 febbr. 1985; La Repubblica, Il Secolo XIX, L'Unità, tutti in data 19 febbr. 1985; M. Giammusso, Il teatro di Genova: una biografia, Milano 2001, passim.