Trivulzio, Gian Giacomo
Collezionista (Milano 1774 - ivi 1831). Dopo un breve periodo di studi, avendo naturale disposizione per le lettere strinse amicizia con giovani letterati e poeti, tra i quali anche il Parini e il Monti, e con essi formò una specie di libera accademia in casa sua a Milano. Nello stesso periodo di tempo incominciò a raccogliere manoscritti e libri preziosi per la raccolta, iniziata dal nonno Alessandro Teodoro, e oggetti antichi per il suo museo; tali collezioni ampliò poi con acquisti fatti durante i suoi numerosi viaggi in Italia e all'estero, tanto che la libreria Trivulzio, della quale era bibliotecario il letterato Pietro Mazzucchelli, divenne in breve una delle più ragguardevoli biblioteche private del tempo.
Nel 1819, alla morte del pittore Giuseppe Bossi, ne acquistò la raccolta di manoscritti, dei quali il più celebre è quello datato 1337 - oggi Trivulziano 1080 - contenente la Commedia e i ‛ capitoli ' di Iacopo e di Bosone da Gubbio, copiato da Francesco di ser Nardo, fondamentale per la determinazione di un'autorevole famiglia di codici della Commedia. Il T. fu egli stesso studioso di D. e pubblicò da un manoscritto della sua raccolta il Commento di L. Magalotti ai primi cinque canti della D.C., Milano [s.a.]. Curò un'edizione del Convivio con V. Monti e G.A. Maggi - valendosi di due manoscritti in suo possesso collazionati con i testi offerti da codici Laurenziani, Marciani, Vaticani - da lui stampata a Milano privatamente; l'edizione fu poi ripubblicata a Padova nel 1827. Altrettanto fece per la Vita Nuova, e soltanto l'inizio della grave malattia che lo condusse a morte il 29 marzo 1831 gl'impedì di continuare il lavoro incominciato per le Rime. Per questi suoi meriti ebbe onori accademici e fu anche nominato socio corrispondente dell'Accademia della Crusca.
Il figlio Giorgio Teodoro sposò la fiorentina Maria Rinuccini, che portò nella Trivulziana un ragguardevole numero di manoscritti provenienti dalla raccolta familiare. Dal loro matrimonio nacque un altro Gian Giacomo (Milano 1839 - ivi 1902), che perfezionò la raccolta dantesca iniziata dal nonno, completando tra l'altro la serie degl'incunaboli ai quali si aggiungeva anche l'edizione Aldina del 1502 stampata su pergamena. Egli, sposando Giulia Belgioioso, assicurò alla biblioteca anche la raccolta libraria di questa famiglia, in gran parte costituita dalla biblioteca dei Visconti di S. Alessandro; incrementò anche la raccolta petrarchesca e aprì al pubblico la sua biblioteca.
La collezione di quadri e la biblioteca furono cedute nel 1935 alla città di Milano e vennero collocate nel museo del Castello Sforzesco; i manoscritti sono nella biblioteca dell'Archivio Storico Civico e Trivulziana.
Bibl.-Sul T.: Biografie degli Italiani illustri, a c. di E. De Tipaldo, II 470 ss.; e G.A. Maggi Gallavresi, in " Il Libro e la Stampa " I (1907) 143. Sui codici danteschi: G. Porro, Catalogo dei codici manoscritti della Trivulziana, Torino 1884, 106; Batines, Bibliografia II 257; E. Moore, Contributions to the textual criticism of the D.C., Cambridge 1889, 562 ss.; C. Santoro, I tesori della biblioteca T., Milano 1962. In particolare per il Trivulziano 1080: K. Taüber, I capostipiti dei manoscritti della D.C., Winterthur 1889, 103-110; l'ediz. di L. Rocca, Il codice Trivulziano 1080 riprodotto in eliocromia... con cenni storici e descrittivi, Milano 1931, con bibl.; Petrocchi, Introduzione 85-86, 254-289. Per i codici miniati: C. Santoro, I codici miniati della biblioteca Trivulziana, con introduzione di M. Salmi, Milano 1958, XIII-XIV (con bibl.); P. Brieger, M. Meiss, C.S. Singleton, Illuminated manuscripts of the D.C., Princeton 1969, 1 passim.