REIFF, Gian Giacomo
REIFF, Gian Giacomo (Johannes-Jacobus Reyff). – Nacque nella città svizzera di Friburgo il 5 maggio 1627 da Francesco e da Elisabeth Künimann (Pflug, 1994, p. 253).
Appartenente al patriziato di Friburgo e membro del Consiglio dei duecento, il padre era un pittore che si era formato con Adam Künimann, maestro alsaziano giunto in città nel 1589, e ne aveva poi sposata la figlia. Il giovane Gian Giacomo effettuò dunque il suo apprendistato come scultore e intagliatore proprio nella bottega paterna, un’impresa ben avviata in cui lavoravano già i fratelli più anziani Jean-François (1614 ca.-1673) e Jacques (1618-1649), mentre in seguito vi avrebbe lavorato anche il terzo fratello Pancrace (1633-1673). La natura corale di questa collaborazione rende assai difficile individuare le diverse mani, ma si può ritenere che Gian Giacomo abbia preso parte alla realizzazione dell’altare maggiore in legno intagliato e dipinto della cappella Bonn a Düdingen, nel cantone di Friburgo (dal 1966 spostato nella chiesa parrocchiale), databile tra il 1643 e il 1644.
Un evento fondamentale per la carriera di Reiff fu l’arrivo a Friburgo nel 1639 del pittore Guillame Courtois (Guglielmo Cortese, detto il Borgognone), il quale frequentò l’atelier di Francesco Reiff. Dopo alcuni anni di apprendistato, nel 1644 Courtois partì alla volta di Roma, e insieme a lui lasciò Friburgo anche Gian Giacomo (Russo, 2001, p. 194). Nella città pontificia, Reiff si distinse subito per le sue qualità di intagliatore, riuscendo ad adattare lo stile nordico e angoloso appreso nella bottega paterna alle più esuberanti e sinuose forme del barocco. Una prima attestazione in un cantiere decorativo si riscontra nella chiesa di S. Giacomo degli Incurabili, la cui Congregazione nel 1655 aveva deciso di rinnovare i due organi affidandone la costruzione all’organaro Girolamo Borghese.
Alti sette piedi e perfettamente simmetrici, i due strumenti entrarono in servizio nel 1658, ma a quell’epoca non dovevano essere ancora del tutto perfezionati: le riquadrature delle canne d’organo, ornate con putti-telamoni che sorreggono ghirlande, furono eseguite da Reiff entro il luglio del 1661, mentre la doratura si deve a Giovan Battista Baldesi (Morelli, 1983, p. 35).
La specializzazione nell’esecuzione di complementi d’ornato per strumenti musicali si conferma nella successiva commissione, ricevuta da Michele Todini (1616-1690), guardiano degli strumentisti della Congregazione di S. Cecilia e decano dei Musici di Campidoglio. Nella sua abitazione in via dell’Arco della Ciambella, Todini aveva inventato e allestito una Galleria armonica e matematica, costituita da quattro macchine, due delle quali appunto ‘armoniche’.
La cosiddetta macchina maggiore era costituita da ben sette strumenti che potevano essere azionati contemporaneamente, o in varie combinazioni, attraverso un’unica tastiera; la seconda, detta di Polifemo e Galatea, aveva come fulcro un cembalo – il cosiddetto Golden harpsicord – entrato a far parte delle raccolte del Metropolitan Museum di New York nel 1902. Polifemo, assiso su una roccia, suona la sordellina per attrarre l’attenzione di Galatea, mentre una teoria di tritoni e nereidi trasportano il cembalo, annunciati da Cupido seduto su una conchiglia guidata da un delfino. Gli elementi figurativi si completano con i rilievi rappresentanti il Trionfo di Galatea, mentre alcune tele con scene marine, eseguite da Gaspar Dughet, sono andate perdute. Le componenti scultoree furono eseguite nel 1665 da Reiff (Archivio di Stato di Roma, Trenta notai capitolini, uff. 2, vol. 255, in Barbieri, 2002, p. 572) e poi indorate da Basilio Onofri, su disegno di Ludovico Gimignani, pittore di forte impronta berniniana attivo per la cerchia dei Rospigliosi. La critica è inoltre concorde nell’assegnare proprio a Gimignani l’esecuzione del bel modello in terracotta dorata del clavicordo per Todini, in deposito presso il Museo nazionale degli strumenti musicali di Roma (PV.10373).
La natura stessa dei lavori di intaglio, spesso di ridotta consistenza e in certa parte perduti per la loro intrinseca deperibilità, rende assai ardua la ricostruzione del catalogo delle opere eseguite da Reiff a Roma, ma l’esistenza di un buon numero di documenti consente di comprendere appieno la rete dei suoi committenti e l’importanza da lui raggiunta nel contesto artistico della città. Tra i suoi più assidui clienti si ricordano il cardinale langravio Federico d’Assia (30 scudi, 27 novembre 1666; 15 scudi, 16 febbraio 1667); donna Olimpia Aldobrandini Pamphilj (10 scudi, 3 gennaio 1667; 28 scudi, 20 agosto 1668); il cardinale Girolamo Farnese (11 scudi e 40 baiocchi, 18 luglio 1667); il principe Carlo Benedetto Giustiniani (10 scudi, 19 settembre 1667); il cardinale Federico Colonna (19 scudi e 40 baiocchi, 10 giugno 1675: Roma, Archivio del Banco di S. Spirito, Libri mastri dei depositi, ad annum). Di maggiore respiro fu l’impegno di Reiff per il cardinale Antonio Barberini juniore, dal quale, tra il 25 gennaio 1670 e l’8 luglio dell’anno seguente, ricevette 277 scudi e 40 baiocchi «per saldo et intiero pagamento d’un conto di diversi lavori di sua arte fatti da esso per servitio di diverse carrozze, e per alcuni tavolini, e cornici de quadri, et altro [...]» (Biblioteca apostolica Vaticana, Archivio Barberini, Computisteria 220, in Barbieri, 2002, p. 581). Ancora tra l’aprile del 1673 e il giugno del 1675, Reiff fu impegnato nell’esecuzione degli ornati della cassa del nuovo organo di S. Maria Maggiore, un’impresa di grande respiro che coinvolse numerosi artisti, tra cui i falegnami Domenico Gigli e Giacomo Luccini, l’intagliatore Francesco Bergamo e gli indoratori Rocco Lolli e Girolamo Orlandi. Per quest’importante opera, purtroppo perduta, Reiff ottenne un compenso complessivo di 540 scudi (Anselmi, 2001, p. 78).
Nel 1680 Reiff fece ritorno a Friburgo, ove, il 5 maggio 1685, sposò in seconde nozze la vedova Barbara Ziber, nata Metzu (Pfulg, 1994, p. 55); da un precedente matrimonio, quasi certamente contratto a Roma, erano nati i figli Pietro Paolo (1661-1711), Francesco (1662-post 1732) ed Elisabetta. Nel corso di questo lungo soggiorno, che si protrasse fino al 1695, Reiff rinnovò il suo diritto di cittadinanza friburghese il 10 settembre 1686 e riprese le redini dell’atelier di famiglia, dopo la scomparsa dei fratelli Jean-Jacques e Pancrace. La sua intensa attività si concentrò principalmente su alcune chiese cittadine, a partire dalla cattedrale di S. Nicola, per la quale realizzò il coperchio ligneo del fonte battesimale con il gruppo raffigurante il Battesimo di Gesù (1686), cinque sgabelli e un banco dei coristi in legno di noce e quercia ornati con volute di foglie d’acanto (1687), la decorazione lignea e la doratura dell’altare maggiore (1687-90, perduto), il retablo per l’altare di S. Anna (1690, rimosso nel 1750), e le quattro aste per il baldacchino processionale del Ss. Sacramento (1691-92; Pfulg, 1994, p. 56). Assai più significative sono le opere eseguite da Reiff per la cappella del monastero della Visitazione, a rue de Morat, per la quale scolpì in pietra per la nicchia del portale d’ingresso il gruppo dell’Incontro tra Maria e Elisabetta (1680-87) e le statue degli apostoli Pietro, Paolo, Giovanni, Filippo, Simone e Giuda, collocate alla base dei pilastri che sorreggono la cupola. Gérard Pfulg (1994, p. 56) gli attribuisce inoltre il piccolo altare della vecchia infermeria. Per la chiesa degli agostiniani intervenne nell’altare della Ss. Trinità, eseguendo in forma di statue S. Erardo, la Madonna, S. Giovanni, la Trinità e dodici Cherubini (1686). Sempre a Reiff si possono ricondurre una statua raffigurante la Madonna col Bambino, in parte mutila e conservata presso il Musée d’art et d’histoire di Friburgo, la cornice del dipinto con la Pietà di Jean-François Courtois nel convento delle orsoline, e quattro disegni in pianta per la ricostruzione delle canoniche di Echallens e Grandson, nel cantone di Vaud (Pfulg, 1994, p. 56).
Nel 1694 Reiff accolse come apprendista nella sua bottega lo scultore Franz Mettler, ma già l’anno seguente maestro e allievo si erano trasferiti a Roma, prendendo dimora nella casa di Pietro Paolo, figlio di Reiff, in piazza del Gesù nella parrocchia di S. Marco, ove risultano ancora dimoranti nel 1699. Forse fu proprio Pietro Paolo a chiamare in aiuto il padre in occasione della sua partecipazione in qualità di fonditore ai lavori dell’altare di S. Ignazio alla chiesa del Gesù.
Reiff morì il 19 marzo 1700, all’età di 73 anni, e fu sepolto nella chiesa di S. Francesco delle Stimmate all’Argentina (Pfulg, 1994, p. 57).
L’eredità artistica di Reiff fu dunque portata avanti dai figli Francesco, scultore, orefice e argentiere, e Pietro Paolo. Quest’ultimo, nato a Roma nel 1661, aveva sposato nel 1688 Barbara Artusi, appartenente alla nota famiglia di fonditori (Pfulg, 1986, p. 204), e la sua attività si caratterizzò proprio nel campo della realizzazione di decorazioni in bronzo, dal già citato cantiere dell’altare di S. Ignazio al Gesù (Pecchiai, 1952, pp. 188 s., 261, 265), al monumento funebre di papa Innocenzo XI in S. Pietro al fianco di Pierre-Etienne Monnot (Walker, 2002, pp. 25 s.). Anche Ferdinando Reiff (1690-1750), figlio di Pietro Paolo, dopo una formazione nella bottega paterna, collaborò con lo zio Francesco nei lavori della cappella Pallavicini Rospigliosi in S. Francesco a Ripa (1722-25; Negro, 1987, p. 178), fu responsabile degli apparati effimeri per la canonizzazione di Giovanni Nepomuceno allestiti in S. Giovanni in Laterano nel 1729, e si occupò della ristrutturazione del palazzo della Nunziatura apostolica di Madrid (Anselmi, 1998, pp. 179-184).
Fonti e Bibl.: P. Pecchiai, Il Gesù, Roma 1952, pp. 176, 179 s., 182, 188 s., 261, 265; A. Morelli, Un organaro del Seicento romano: Girolamo Borghese, in Amici dell’organo, 2 (1983), pp. 35-40; G. Pfulg, Pietro Reyff (1661-1711). Sculpteur romain, originaire de Fribourg, in Zeitschrift für Schweizerische Archäologie und Kunstgeschichte, 43 (1986), pp. 203-214; A. Negro, Nuovi documenti per Giuseppe Mazzuoli e bottega nella Cappella Pallavicini Rospigliosi a San Francesco a Ripa (con una nota per Giuseppe Chiari e un dipinto inedito), in Bollettino d’Arte, LXXII (1987), 44-45, pp. 157-178; G. Pfulg, Un foyer de sculpture baroque au XVIIe siècle. L’atelier des frères Reyff Fribourg (1610-1695), Fribourg 1994; A. Anselmi, Da Roma a Madrid: Ferdinando Reyff e la ristrutturazione del Palazzo della Nunziatura Apostolica, in Roma, le case, la città, a cura di E. Debenedetti, Roma 1998, pp. 179-200; A. Anselmi, I progetti di Bernini e Rainaldi per l’abside di Santa Maria Maggiore, in Bollettino d’arte, LXXXVI (2001), 117, pp. 27-78; L. Russo, Notizie su Guglielmo Cortese e la famiglia Pamphilj, in Innocenzo X Pamphilj. Arte e potere a Roma nell’Età Barocca, a cura di A. Zuccari - S. Macioce, Roma 2001, pp. 193-202; P. Barbieri, Michele Todini’s galleria armonica: its hitherto unknown history, in Early Music, 2002, vol. 30, pp. 565-582; S. Walker, Livio Odescalchi, Pietro Stefano Monnot e Carlo Maratta: una rivalutazione alla luce di nuovi documenti, in Sculture romane del Settecento, a cura di E. Debenedetti, II, La professione dello scultore, Roma 2002, pp. 23-40.