FREGOSO, Gian Galeazzo
Discendente della potente famiglia genovese dei Fregoso, nacque nella prima metà del XVI secolo e fu attivo in Francia; non se ne hanno notizie precedenti al 1571.
La biografia del F. pone un complesso problema di identificazione: nel 1877 A. de Ruble ne metteva in dubbio l'appartenenza all'illustre famiglia genovese; nel 1901 il Picot individuava la possibilità di confondere il F., cui attribuisce il titolo di conte di Muret, con tale Galeazzo Fregoso agente del duca di Nevers negli anni 1580-90. Ambedue gli autori si sono resi conto del problema di identificazione relativo al F., senza tuttavia risolverlo; il Ruble, infatti, fonda la sua ipotesi sul fatto che il nome del F. non figura nelle tavole genealogiche del Litta, benché il residente fiorentino a Parigi, E. Renieri, nel 1581, faccia esplicito riferimento alla "nobile casata" del Fregoso. E se il Picot giustamente sottolinea la difficoltà di distinguere i due personaggi, in quanto ambedue venivano indifferentemente indicati come Galeazzo o Gian Galeazzo, lui stesso poi li confonde, riferendo al misterioso F. la donazione di Muret anziché a Galeazzo.
Di fatto solo per gli ultimi dieci anni di vita del F. (1571-81) abbiamo notizie; il personaggio era già noto ai contemporanei, che concordemente ebbero di lui un'opinione negativa sia da parte cattolica sia da parte protestante. Nel 1570-71, in seguito alla recente elevazione di Cosimo de' Medici alla dignità granducale, si parlò di una grande coalizione contro di lui e contro il pontefice Pio V, di cui avrebbero fatto parte il re di Spagna, l'imperatore, i principi protestanti tedeschi e il re di Francia appoggiato dai protestanti francesi. Il F. concepì l'idea di volgere questo progetto contro il re di Spagna; all'inizio del 1571, a Parigi e alla Rochelle, propose ai protestanti francesi di portare la lotta nelle Fiandre e contemporaneamente minacciare gli interessi spagnoli a Genova. Ludovico di Nassau, che si trovava allora alla Rochelle, dove stava raccogliendo una flottiglia per i "Gueux", trovò buono il piano e accreditò il F. come suo rappresentante presso il residente di Toscana in Francia, G.M. Petrucci; insieme il Nassau e il F. convinsero l'ammiraglio Gaspard de Coligny. Rientrato a corte, il F. si impegnò a convincere anche il re Carlo IX a entrare nel progetto e ottenne che il Nassau si recasse segretamente a Parigi per conferire al riguardo. In seguito gli fu affidato l'incarico di convincere Cosimo de' Medici: la scelta si fondava sul carattere oscuro e ambiguo del F., al servizio della Corona di Francia senza essere francese. Fu inviato presso Cosimo nell'aprile-giugno e nell'agosto 1571, secondo il de Thou, al fine di ottenere fondi per la guerra contro gli Spagnoli. L'intero piano fallì: Cosimo ritenne i legami intrattenuti dal F. con i protestanti compromettenti, e chiese esplicitamente che non fosse più mandato a Firenze; contemporaneamente rivelò il progetto a Filippo II. Carlo IX dovette fare marcia indietro e si servì proprio del F. per cercare di contenere i propositi bellicosi dei protestanti fiamminghi. Così, nel maggio 1572, il F. si recò presso Ludovico di Nassau per convincerlo a ritardare l'attacco contro le truppe del duca d'Alba, attacco che doveva avere l'appoggio dei protestanti francesi.
Benché il suo progetto fosse fallito, il F. si era comunque conquistato il favore reale: fu ricompensato con la considerevole somma di 50.000 lire, un posto di gentiluomo di camera (1572) e la speranza di un governatorato. Da questo momento entrò al servizio di Caterina de' Medici e divenne, insieme con l'abate J.B. Gadagne (a Parigi abitavano nella stessa casa, in rue de Grenelle), uno dei principali agenti italiani della regina, di cui sostenne la politica e le iniziative: dal matrimonio di Enrico di Navarra con Margherita di Valois alla politica distensiva nei confronti della Spagna. Dopo la notte di S. Bartolomeo i sovrani francesi decisero di servirsi del F. per convincere i protestanti tedeschi e fiamminghi a non venire in aiuto dei loro correligionari francesi. Dal settembre 1572 al luglio 1573 fu costantemente occupato a fare la spola tra la corte, la Germania e i Paesi Bassi: tra il settembre e il dicembre 1572 si recò più volte presso l'elettore palatino (Albert de Gondi, conte di Retz, prese parte agli ultimi due negoziati). Nel gennaio 1573 ripartì per la Germania, ma fu costretto da un ordine del re a interrompere il viaggio per recarsi alla Rochelle, da dove riportò il duca di Retz che doveva incontrarsi a Parigi con l'inviato dell'elettore palatino. Condusse poi nuove ambasciate al conte palatino in febbraio-aprile e giugno-luglio 1573, inframezzate da un negoziato, in maggio-giugno, condotto con G. de Schomberg presso Ludovico di Nassau, i cui rapporti con la corte francese erano all'epoca particolarmente tesi. Il F. fu incaricato di dare assicurazione alla cavalleria mercenaria tedesca al soldo della Francia che la corte francese avrebbe pagato le somme dovute e di impedire un'invasione del Regno.
A partire dal 1573 fu compito del F. evitare che il principe Guglielmo d'Orange si accordasse con la Spagna e convincere l'elettore palatino a fare pressione sull'Orange a questo scopo. Di ritorno a corte il F. preparò il terreno al Nassau, che cercava di ottenere crediti. Nel gennaio 1574 ospitò gli inviati dei Paesi Bassi. Compì poi nello stesso anno nuove missioni per convincere i protestanti tedeschi a non affiancare i ribelli francesi (marzo), quindi (maggio) per fornire chiarimenti riguardo all'arresto dei marescialli E. de Montmorency e A. de Cossé, compromessi nella congiura di J. de Boniface, signore de La Molle. Enrico III gli affidò altri negoziati segreti: a ottobre fu inviato al duca di Sassonia per avere informazioni relative all'arruolamento della cavalleria tedesca per i "Malcontents"; ricevette assicurazione che i principi tedeschi non sarebbero intervenuti negli affari interni francesi se il re avesse garantito ai suoi sudditi ugonotti libertà di coscienza.
Nel 1575 una nuova missione lo portò a Genova: le lotte intestine che vi scoppiarono hanno fatto supporre un intervento francese. Già sul finire del 1573 il F. aveva compiuto un viaggio in quella città col pretesto di condurvi la moglie e la figlia (è questa l'unica informazione che abbiamo sulla famiglia); tutto fa invece pensare che avesse manovrato per rinfocolare il dissenso, tanto più che Aurelio Fregoso al servizio del granduca vi operava allora allo stesso scopo. In quell'occasione il governo di Enrico III agì in modo da evitare un intervento diretto: il F. partì alla volta di Marsiglia al comando di due galere, una delle quali era di sua proprietà, avendola acquistata dal conte di Retz (il Litta attribuisce erroneamente questo comando a Galeazzo Fregoso, mentre le lettere patenti a esso relative fanno chiaramente il nome di Gian Galeazzo). Ufficialmente il F., con le due galere e una fregata, doveva incrociare al largo delle coste di Linguadoca e Provenza per proteggerle da incursioni barbaresche; ma 100.000 scudi contanti ricevuti per la missione dimostrano che si teneva pronto a intervenire a Genova, dove d'altronde il re spedì il F. e Mario di Birague, i quali rientrarono il 31 luglio 1575, proponendo un intervento guidato dal conte Fieschi che il F. avrebbe condotto a Genova sulle sue galere.
Le manovre francesi, e soprattutto il viaggio del F. a Genova, incontrarono la forte opposizione della corte pontificia, sia perché il F. era compromesso con i protestanti, sia perché il papa voleva risolvere la questione genovese con la mediazione del cardinale G. Morone. Per la pressione congiunta del nunzio e del duca di Savoia, Enrico III rinunciò infine all'intervento.
Nel marzo 1576 il F. si lanciò in un nuovo negoziato: cercò di vendere al pontefice per 250-300.000 scudi il principato di Orange e la baronia di Orpierre nel Delfinato, anch'essa appartenente al principe d'Orange. Il papa sostenne che non intendeva finanziare gli eretici in guerra contro le potenze cattoliche.
All'epoca il F. occupava ormai un ruolo di primo piano nel partito del fratello del re, Ercole Francesco, duca d'Alençon (dal 1576 duca d'Angiò). Fin dal 1574 l'ambasciatore fiorentino aveva segnalato che il F. era legato a quella fazione e a quei suoi membri che nel maggio si erano compromessi nella congiura di La Molle: l'astrologo Ruggieri, l'abate Gadagne e La Molle stesso. Appoggiandosi alla posizione che il duca d'Alençon aveva a corte, il F. tentò un'ultima volta di porre in atto il suo antico piano contro la Spagna. Nel novembre 1575 fece nominare rappresentante del re a Genova O. Giachinotti, il quale continuò gli intrighi del F., intenzionato a riprendere il progetto del 1571, provocando, in nome del duca d'Alençon, un attacco su Genova combinato con una spedizione nelle Fiandre. I Fiamminghi in rivolta avrebbero accettato un capo cattolico nella persona del duca d'Alençon, che sarebbe stato riconosciuto re dai deputati degli Stati generali in cambio di un aiuto militare. Il progetto sembrò prendere corpo nel 1578-80: nel luglio 1578 si pensò di far ritornare a Genova Giachinotti, che il F. aveva appena inviato presso il re di Navarra con il compito di convincerlo a entrare in guerra contro la Spagna nel momento in cui il duca fosse passato in Fiandra. Ma la spedizione in Fiandra richiedeva il consenso di Enrico III e il ristabilimento della pace all'interno. Donde il negoziato di Fleix tra il duca ed Enrico di Navarra. Sembra che il F. prendesse parte a questo negoziato, dal momento che risiedette in Guienna fino alla metà di agosto del 1580. Poco tempo dopo (20 sett. 1580), il duca, con le informazioni fornitegli dal F., partì per il Sudovest. La firma degli accordi di Fleix (20 nov. 1580) rendeva dunque possibile il suo intervento in Fiandra proprio quando Enrico III, sollevato per aver infine raggiunto la pace all'interno del Regno, si mostrava assai meno desideroso di imbarcarsi in un'avventura militare contro la Spagna. Spingendo il duca d'Angiò a intervenire in soccorso di Cambrai, ora in mano ai suoi partigiani e assediata dagli Spagnoli, il F. si frappose tra il re e suo fratello, e sembrò favorire quest'ultimo.
Nell'ottobre 1580, a Fontainebleau, il F. ricevette dunque un'accoglienza glaciale e, dopo pochi giorni, fu rinchiuso alla Bastiglia. Contemporaneamente una lettera del cardinale A. de Granvelle intercettata a Bordeaux nel marzo 1581, rivelò che il F. era al soldo della Spagna, con il compito di fomentare la discordia tra Enrico III e il fratello. Interrogato in prigione dal cancelliere R. de Birague circa la sua intesa con i ministri del granduca di Toscana e con la Spagna, fu riconosciuto colpevole di aver spinto il duca d'Angiò a prendere le armi contro il re e venne poi strangolato all'inizio di marzo del 1581.
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