MALIPIERO, Gian Francesco (XXII, p. 22)
Compositore e musicologo, morto a Treviso il 10 agosto 1973. Pochi musicisti, anche fra i più illustri, sono riusciti a sopravvivere al tramonto delle poetiche della propria generazione come M.: pur nel tumultuoso mutare degli orientamenti nel mondo della cultura e dell'arte novecentesca, il maestro veneziano ha conservato fino agli ultimi anni un prestigio internazionale, trovando ammiratori e seguaci fedeli nelle generazioni dei primi del secolo come in alcuni esponenti delle ultime avanguardie del dopoguerra, quali L. Nono e S. Bussotti. Scrittore estroso, oltre che musicista fra i più originali della cosiddetta "generazione dell'Ottanta", tutta la sua attività ha testimoniato una rara coerenza culturale: amico ed estimatore di alcuni dei più grandi maestri del 20° secolo (fra i quali Stravinski, Falla, Schoenberg, Casella, ecc.), non ha mai dato l'impressione di aderire a mode e a scuole, né di tentare processi di "ringiovanimento" linguistico; per cui è apparso un esempio di umanistica saggezza, che gli anni contribuivano ad affinare, anche alle generazioni più giovani.
Si deve dire, anzi, che proprio gli ultimi decenni di attività hanno riscattato la cosiddetta "parentesi lirica" seguita alla Favola del figlio cambiato (su libretto di Pirandello), cioè il periodo che va dal Giulio Cesare (1935) ai Capricci di Callot (1942), passando per le opere Antonio e Cleopatra (1937) e La vita è sogno (1941), quando sembrò che anche la fantasia di M. risentisse del grigiore e del conformismo politico di quegli anni. Dal dopoguerra fino a Don Tartufo Bacchettone (da Molière, 1970), L'Iscariota e Uno dei dieci (ambedue del 1971), gli ultimi suoi lavori per il teatro, M. è apparso infatti in una specie di seconda giovinezza, che gli ha consentito anche notevoli prove nel genere sinfonico come il sesto Concerto per pianoforte e orchestra (1964, detto "delle macchine") e il Concerto per flauto (1968).
Direttore fino al 1952 del Conservatorio di Venezia, dove dal 1932 al 1940 aveva tenuto un corso di perfezionamento in composizione, nel 1942 finì di pubblicare l'Opera omnia di Monteverdi, dirigendo in seguito anche l'edizione delle opere strumentali di Vivaldi.
Composizioni principali. Per il teatro: Giulio Cesare (1935), Antonio e Cleopatra (1937), La vita è sogno (1941), Capricci di Callot (1942), Capitan Spavento (1963), Le metamorfosi di Bonaventura (1966), Il Marescalco (da P. Aretino, 1969), Don Tartufo Bacchettone (da Molière, 1970), L'Iscariota (1971), Uno dei dieci (1971). Per orchestra: Vergilii Aeneis, sinfonia eroica in due parti (1944), Macchine, per 14 strumenti (1963), sesto Concerto per pianoforte e orchestra (detto "delle macchine", 1964), Concerto per flauto (1968), Omaggio a Belmonte (1971). Ha inoltre pubblicato i seguenti volumi: La pietra del bando, Venezia 1945, Così va lo mondo, ivi 1946, Il filo di Arianna, Torino 1966, Ti co mi mi co ti, Milano 1966, Di palo in frasca, ivi 1967, Cosi parlò Claudio Monteverdi, ivi 1967, Da Venezia lontan, ivi 1968.
Bibl.: Numero commemorativo della Rassegna musicale, 1942; L'opera di G. F. Malipiero, saggi vari di scrittori italiani e stranieri con prefazione di G. M. Gatti e annotazioni dell'autore al catalogo, Treviso 1952; H. H. Stuckenschmidt, Besuch bei Malipiero, in Die neue Zeitung, 1952; L. Rognoni, Il linguaggio di Malipiero, in Ricordiana, Milano 1956; M. Labroca, Malipiero musicista veneziano, Venezia 1957; L. Pestalozza, I "Dialoghi" di Malipiero, Milano 1957; L'approdo musicale, n. 9, Torino 1960, dedicato a M.; G. Gavazzeni, Le "Sette canzoni" di G. F. Malipiero, in Rasegna musicale, 1962; P. Santi, G. Malipiero, in Enciclopedia Ricordi; J. S. Weissmann, G. F. Malipiero musicista veneziano, in The Listaner, Londra 1963; L. Pinzauti, A colloquio con G. F. Malipiero, in Nuova Riv. Musicale Italiana, 1967.