MALIPIERO, Gian Francesco
Compositore di musica, nato a Venezia il 18 marzo t882. Studiò al conservatorio di Vienna, poi al Liceo musicale di Venezia con M. E. Bossi e in Germania. Fu per qualche tempo insegnante di composizione al conservatorio di Parma e dal 1932 tiene un corso superiore di composizione (perfezionamento) presso il Liceo musicale B. Marcello (Venezia).
L'opera di M., se si escludono poche pagine giovanili, si presenta a noi con assoluta coerenza ed unità stilistica. Il suo linguaggio musicale si riallaccia direttamente a quello dei compositori italiani del Sei-Settecento, per l'ampiezza del respiro e la plasticità della melodia, e vi si trovano l'incisiva fermezza dei classici e insieme il gusto estroso del barocco. Il carattere schiettamente melodico - e non tematico - di questo linguaggio, si afferma nell'assoluta mancanza di sviluppi formalistici: la melodia nasce e vive per sé, non per variazione o amplificazione di quella che la precedette (la sola legge di causalità, se mai, è data dall'antitesi, per cui spesso la composizione di M. si anima tutta per il giuoco di luci e d'ombre, di piani tonali contrastanti e di rapide improvvise mutazioni di umore). Così nei polittici per orchestra (dalle Pause del silenzio ai Concerti), così in quelli di musica da camera (dai tre quartetti ai Ritrovari per 11 strumenti). Nel teatro una tale stilistica genera un'opera che si potrebbe dire quasi cinematografica, per quanto le affinità siano più superficiali che profonde.
Il primo saggio di teatro malipieriano, in questo senso, ci è offerto dalle Sette Canzoni; sette quadri nucleati ciascuno attorno a una canzone: brevi drammi o rapide commedie che ad alzata di velario si presentano subito nei loro fattori essenziali. Pur conservando la stessa struttura fondamentale, le opere seguenti sino alla Favola del figlio cambiato soddisfano maggiormente il desiderio di un'azione continuata e di una più accurata descrizione dei caratteri: anzi nella favola di Pirandello, il musicista ha trovato secondo alcuni la più perfetta e "classica" espressione del suo mondo inquieto e fantomatico.
M. ha scritto per il teatro: Sogno d'un tramonto d'autunno, un atto (1913); Canossa, un atto (Roma 1914); Pantèa, dramma mimo-sinfonico (1918); il balletto La Mascherata delle Principesse prigioniere (1918); l'Orfeide (1918-21) che comprende La Morte delle Maschere, Sette Canzoni e Orfeo; Tre Commedie Goldoniane (1919-21) e cioè La Bottega del caffè, Sior Todaro Brontolon e Le Baruffe Chiozzotte; il mistero San Francesco d'Assisi (1920) e la cantata religiosa La Cena (1927); il dittico drammatico composto dalle opere Filomela e l'Infatuato (1925) e Merlino mastro d'Organi (1927); la trilogia Il Mislero di Venezia (1925-28), che comprende Le Aquile d'Aquileia, Il Finto Arlecchino e I Corvi di San Marco (l'ultima parte è a pantomima); Torneo notturno (1929); I Trionfi d'Amore (1930); La Favola del figlio cambiato (1932). Per orchestra: tre serie di Impressioni dal vero (1910-15-21), Pause del silenzio (1917), Ditirambo tragico (1917), Variazioni senza tema per pianoforte e orchestra (1923), L'Esilio dell'Eroe (1926), Concerti (1930), Inni (1931), Concerto per violino e orchestra (1931), la musica per il film Acciaio di Pirandello (1932), Sinfonia (1933), ecc. Musica da camera: tre quartetti per archi: Rispetti e Strambotti (1920), Stornelli e Ballate (1923) e Cantari alla Madrigalesca (1931); Ricercari (1925) e Ritrovari (1926) per 11 strumenti, Sonata a tre per violino, violoncello e pianoforte (1927), un quartetto per fiati (1932), ecc. Musica vocale: liriche per canto e pf., La Principessa Ulalia, cantata per soli, coro. e orchestra (1924), ecc. Musica pianistica: Preludî autunnali, Poemi Asolani, Tre preludî a una fuga, ecc.
Inoltre ha curato l'edizione moderna delle opere di G. B. Bassani, B. Marcello; G. Tartini, B. Galuppi, N. Jommelli, L. Leo e delle opere complete di Claudio Monteverdi, cui ha dedicato anche una monogrȧfia (Milano 1930). Altre pubblicazioni: L'orchestra (Bologna 1922) e una raccolta di brani di scrittori del Settecento sull'opera, sotto il titolo I Profeti di Babilonia (Milano 1924).
Bibl.: Assai numerosi sono gli scritti sui singoli lavori del M. Tra gli scritti di carattere più generale v. i seguenti; H. Prunières, G. F. M., in Mercure de France, maggio 1919; G. M. Gatti, G. F. M., in Il Pianoforte, maggio 1925; G. Rossi-Doria, Il teatro musicale di G. F. M., in La Rassegna musicale, luglio-agosto 1930; id., Le théâtre et l'oratorio de G. F. M., in Musique, dicembre 1929-gennaio 1931; H. Redlich, G. F. M. dramaturge lyrique, in Revue musicale, 1933; L. D'Amico, Classicità di M., in Scenario, 1933. V. inoltre il Bollettino bibliografico musicale dell'aprile 1927, con saggio bio-bibliografico sul M.