PASSERONI, Gian Carlo
Sacerdote e poeta, nato a Nizza l'8 marzo 1713, morto a Milano il 26 dicembre 1803. Si recò, ancora giovane; a Milano, e dal 1727 se ne allontanò soltanto per brevi viaggi a Roma e a Colonia, dove accompagnò, in qualità di segretario, il nunzio apostolico Lucini suo protettore. Ascritto all'Accademia dei Trasformati, vi fece ammettere il Parini, che l'ebbe sempre assai caro. Modesto e caritatevole, visse poveramente, rifiutando doni e onori, confortato d'amicizie illustri, ammirato e stimato per la sua vita esemplare.
L'opera sua principale è un lunghissimo poema in oltre cento canti, intitolato Il Cicerone. La vita del celebre oratore offre pretesto a una serie inesauribile di digressioni e divagazioni che occupano la maggior parte del poema e ne costituiscono, per due terzi almeno, la vera materia. La forma è scialba e prolissa, ma non senza decoro. Il quadro della vita settecentesca è dipinto con piacevole e scherzosa vivacità accompagnata da intenzioni moralistiche che preludono alla satira più profonda e amara del Parini. Il poema fu lodato dal Rousseau, e lo Sterne ne trasse forse l'idea del suo romanzo umoristico. Arguzia, lepidezza e battute salaci ravvivano a tratti l'inevitabile monotonia e uniformità dell'insieme. La stessa facilità e la stessa prolissità dell'opera maggiore il P. prodigò in un'ampia raccolta di rime giocose, satiriche e morali, e nei sette volumi di Favole esopiane: imitazioni e rifacimenti che stemperano in una blanda e discorsiva moralità l'arguzia concettosa dell'originale.
Opere: Il Cicerone (Milano 1755-74 e Venezia 1825); Rime giocose satiriche e morali (Milano-Genova 1776); Epigrammi greci (trad., Milano 1786); Favole esopiane (Milano 1779-88).
Bibl.: G. Bonfiglioli, Un amico del Parini, in Rend. Ist. lomb., s. 2ª, XXXVI (1904), pp. 102-120; S. Paggi, Il Cicerone di G. C. P., Città di Castello 1912; id., G. C. P., Città di Castello 1914; M. Zamara, Fonti classiche e moderne del P. favolista, Piacenza 1921.