GIAMPIETRO da Spilimbergo
Non si conosce l'anno di nascita di questo pittore friulano attivo tra le fine del XV secolo e il secondo decennio del Cinquecento; né si hanno dati documentari che forniscano notizie certe circa la sua formazione e produzione. Il fortunato ritrovamento nella chiesa di S. Nicolò a Tauriano, frazione di Spilimbergo, della firma e della data 1502, apposte dal pittore su un ciclo di affreschi, ha permesso di assegnare a G. almeno un lavoro certo all'interno di un corpus pittorico formato soprattutto da opere attribuite.
La firma "Giampietro da Spilimbergo", scoperta durante i restauri nell'intradosso della finestra sulla parete destra del coro di S. Nicolò, servì a certificare l'esecuzione degli affreschi sulla volta del presbiterio (Evangelisti e Dottori della Chiesa) e sulle pareti, dove, su due registri sovrapposti, sono raffigurate Scene della Passione di Cristo e Storie della vita di s. Nicola; inoltre, due scene di un terzo registro di affreschi, rappresentanti il Battesimo di Cristo e il Passaggio del mar Rosso, sono state messe in luce sulla parete di destra; altri lacerti di affresco con Santi si trovano infine nella parte inferiore dell'arco trionfale. L'analisi stilistica di questi affreschi ci mostra un autore provinciale e attardato, dotato di un linguaggio sintetico ed essenziale, il cui lavoro denota forti legami con l'ambiente culturale dei pittori Andrea di Bertolotto detto il Bellunello e P. Fuluto.
Nell'Ottocento gli affreschi di Tauriano erano stati attribuiti a Giampietro da San Vito (Crowe - Cavalcaselle) o a qualche altro seguace di quella maniera (Di Maniago; Cavalcaselle). In base alla ritrovata paternità delle pitture in S. Nicolò, si è proposto di legare al nome di G. anche altri affreschi già attribuiti al pittore sanvitese e databili ai primissimi anni del Cinquecento (Furlan - Bergamini; Bergamini, 1990): le figure del Salvatore benedicente in una mandorla, dei Dottori della Chiesa, oltre a quelle a mezzo busto di Profeti e di Sante, dipinte nell'abside della chiesetta cimiteriale di Dignano dedicata ai Ss. Pietro e Paolo; inoltre, il più articolato ciclo, vetero e neotestamentario, eseguito a fresco nell'abside della chiesa di S. Maria Maggiore di Tramonti di Sotto.
Il nome di G. è stato proposto anche per gli affreschi, venuti alla luce sotto lo scialbo, che decorano l'abside della chiesa di S. Tommaso a Bagnara, considerata l'identità di mano tra questi e quelli di Tramonti di Sotto (La conservazione…, 1987, pp. 193 s.). Visto però il carattere più arcaico delle pitture di Bagnara e di Tramonti, che presentano figure impacciate e rigidamente inserite in uno spazio ancora tutto costruito secondo il gusto gotico, la datazione dei due cicli deve essere probabilmente precedente all'impegno del 1502 in S. Nicolò a Tauriano.
Joppi (1894, pp. 20, 24) ricorda inoltre una non meglio identificata pittura nella chiesa di S. Lorenzo di Sedegliano (che probabilmente andò perduta durante i lavori di ricostruzione della parrocchiale eseguiti nel corso del XVIII secolo), per la quale esiste un sollecito di pagamento del 21 nov. 1503 che, tuttavia, viene riportato sia a proposito di G. sia a proposito di Giampietro pittore da San Vito.
Sempre a Sedegliano sono infine stati attribuiti a G. gli affreschi che decorano l'abside della quattrocentesca chiesetta dei Ss. Pietro e Paolo, antica parrocchiale del paese (Bergamini, 1990, p. 373): la scena in migliore stato di conservazione, all'interno di un ciclo per lo più guasto o perduto, è la Conversione di s. Paolo: l'episodio è stato probabilmente ambientato nei dintorni di Sedegliano considerato che l'edificio raffigurato sullo sfondo è identificabile (Rinaldi, 1978, p. 120) con l'antica fortezza della Cortina.
La data di morte di G. deve essere collocata tra il 1517, anno in cui fece la stima, insieme con il pittore Marco Bello, di una pala d'altare eseguita da Giovanni di Martino per la villa di San Lorenzo di Sedegliano (Joppi, 1887), e il 1522. Il 3 maggio di quell'anno, infatti, un tal Giacomo, di professione pittore, venne chiamato a continuare una non meglio specificata pala d'altare lasciata incompiuta da G. nella parrocchiale di Montagnacco (ibid., p. 52; Bampo, 1962). Dal documento relativo a questo incarico per la prosecuzione della pala di Montagnacco si ricavano anche i nomi della moglie di G., Tarsia, e dei due figli: Lorenzo, conciatore di pelli, e Marco, che è stato recentemente identificato da Goi e Metz con il pittore Marco Tiussi.
Fonti e Bibl.: F. Di Maniago, Storia delle belle arti friulane (1819), Udine 1823, p. 174; G.B. Cavalcaselle, La pittura friulana del Rinascimento (1867), a cura di G. Bergamini, Vicenza 1973, pp. 27, 130; J.A. Crowe - G.B. Cavalcaselle, A history of painting in North Italy (1871), a cura di T. Borenius, III, London 1912, p. 73; V. Joppi, Nuovo contributo alla storia dell'arte nel Friuli ed alla vita dei pittori e intagliatori friulani, Venezia 1887, pp. 30, 52; Id., Contributo quarto ed ultimo alla storia dell'arte nel Friuli ed alla vita dei pittori, intagliatori, scultori, architetti ed orefici friulani dal XIV al XVIII secolo, Venezia 1894, pp. 20, 24; G. Bampo, Contributo quinto alla storia dell'arte in Friuli e alla vita dei pittori… friulani dal XV al XVII secolo, Udine 1962, pp. 69, 115 s., 145, 208, 222 s.; P. Goi - F. Metz, Ricerche sulla pittura in Friuli, in Il Noncello, 1972, n. 35, pp. 232, 241 s.; C. Rinaldi, Storia, arte, ambiente nel comune di Sedegliano, Udine 1978, pp. 120, 135, 139, 247; C. Furlan - G. Bergamini, La pittura di Pietro da San Vito, Pordenone 1980, pp. 9, 12, 14, 19 s., 87 s.; La conservazione dei beni storico-artistici dopo il terremoto del Friuli (1976/1981), Trieste 1983, pp. 167-170; La conservazione dei beni storico-artistici dopo il terremoto del Friuli (1982/1985), Trieste 1987, pp. 193-195; C. Furlan, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, Milano 1987, I, pp. 218 s.; P. Casadio, ibid., II, p. 638; G. Bergamini, Friuli Venezia Giulia. Guida artistica, Udine 1990, pp. 123 s., 373, 390, 421; G. Bergamini - S. Tavano, Storia dell'arte nel Friuli-Venezia Giulia, Udine 1991, p. 318; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, pp. 141 s.