GIAMBLICO ('Ιάμβλιχος, Iamblĭchus)
Siro, scrittore di romanzi greci, del sec. II d. C. Il suo romanzo, che portava il titolo di Storia Babilonese (Βαβυῳωνιακά) è perduto, ma il patriarca Fozio poté leggerlo ancora, nel sec. IX d. C., e ce ne ha conservato un interessante riassunto al numero 94 della sua Bibliotheca. Poiché l'autore parlava di sé nell'opera, grazie all'estratto di Fozio, cui si aggiungono uno scolio del medesimo estratto e un articolo biografico di Suida, sappiamo che Giamblico viveva al tempo dell'arsacide e achemenide Soaimos, collocato dai Romani sul trono d'Armenia, dopo l'esito vittorioso della seconda guerra partica, nel 166 d. C., e che aveva profetizzato la vittoria di Lucio Vero su Vologeso, nel 162. Sappiamo infine anche che era esperto di magia e che da un presunto maestro babilonese, egli, siro per nascita, aveva appreso usi, costumi, leggende e lingua dei Babilonesi. Ma questa non era probabilmente che un'invenzione per dare credito a quanto si raccontava nel romanzo.
Questo, come tutti i romanzi greci, consisteva nelle vicende di una coppia di amanti, anzi di sposi, Rodanes e Sinonide, fuggitivi dinnanzi alle persecuzioni del re di Babilonia, Garmos, innamorato della bella Sinonide, e dovunque, attraverso i più inverosimili casi, inseguiti dagli eunuchi Damas e Sacas, inviati sulle loro tracce dal re innamorato. L'amore fedele trionfava naturalmente di ogni ostacolo e Rodanes saliva anzi sul trono del persecutore. Se l'estratto di Fozio dà una chiara idea del contenuto, alcuni excerpta da florilegi retorici (in particolare la descrizione di un corteo reale e una vivace scena di gelosia) ci consentono un'idea del suo stile narrativo, vario, colorito e pittoresco, anche se, nella ricerca di punte e di effetti retorici, influenzato dalla seconda sofistica; e ci fanno rimpiangere la perdita dell'opera, che non avrebbe sfigurato accanto ai romanzieri conservati (Longo naturalmente eccettuato).
Bibl.: E. Rohde, Der griech. Roman, 3ª ed., Lipsia 1914, pp. 389-409; W. Kroll, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IX, col. 640 segg.; Christ-Schmid, Griech. Lit., 6ª ed., II, Monaco 1924, p. 817; excerpta e frammenti in R. Hercher, Erotici Graeci, I, Lipsia 1858, p. 217 segg., e II, ivi 1859, p. lxiv segg.