GIAMBLICO ('Ιάμβλιχος, Iamblĭchus)
Filosofo neoplatonico, nato a Calcide in Celesiria, morto intorno al 330 d. C. Fu l'iniziatore della scuola neoplatonica di Siria, continuata dopo di lui, tra gli altri, da Teodoro di Asine, Sopatro di Apamea e Dessippo. Scolaro del peripatetico Anatolio e poi di Porfirio, influì fortemente sullo sviluppo del neoplatonismo plotiniano e porfiriano, accentuando in esso il motivo religioso e teologico. Da una parte, infatti, egli considerava l'esperienza religiosa e la conoscenza del divino come condizione affatto immediata della natura umana, e quindi come precedente a ogni riflessione filosofica e da essa indeducibile: giacché alle leggi normali del conoscere (distinzione di soggetto e oggetto, alternativa contraddittoria fra affermazione e negazione) quell'esperienza non poteva esser sottoposta. Ma d'altra parte il suo spirito conservativo nei riguardi della religione greca, e l'esigenza di salvarne il contenuto teologico mediante una sistemazione speculativa, lo indussero a trovar posto per esso nell'edificio ideale del neoplatonismo. Di qui la straordinaria moltiplicazione di gradi ideali, che differenziò il sistema di G. da quello di Plotino, in esso venendo gerarchicamente a ordinarsi, accanto ai principî speculativi del neoplatonismo, gli dei, gli angeli, i demoni e gli eroi della tradizione religiosa e mitologica, non senza l'aiuto del matematismo simbolico dei neopitagorici. E a minute distinzioni e moltiplicazioni venivano sottoposti quegli stessi principî: come può vedersi già nella deduzione giamblichea dei supremi gradi dell'essere, in cui all'Uno plotiniano, platonicamente identico al Bene, vien premesso un ancor più alto Uno, superiore a qualsiasi predicato finito e quindi affatto ineffabile, e la plotiniana sfera dell'intelletto (νοῦς) vien divisa in un "mondo intelligibile" (κόσμος νοητός, sede degli oggetti del pensiero) e in un "mondo intellettuale" (κόσμος νοερός, sede degli esseri pensanti), entrambi questi mondi suddividendosi a loro volta secondo un principio triadico: mentre a tutta questa sfera del νοῦς segue poi un secondo νοῦς, mediatore tra essa e la sfera dell'anima. Analogo intento di minuta graduazione si rifletteva anche nell'etica, con la classificazione delle virtù, distinte in "ieratiche" e "teoretiche", e queste ultime suddivise in "politiche", "catartiche" e "paradigmatiche". Con questo motivo di sistemazione gerarchica G. venne incontro alle tendenze sincretistiche del neoplatonismo e del neopitagorismo rispetto alle dottrine religiose greche e orientali, allo stesso modo che, fondando il metodo dell'interpretazione dei dialoghi platonici secondo cui ciascun passo aveva vario significato a seconda del grado ontologico della realtà a cui venisse riferito, aprì la via all'esegesi e alla metafisica di Proclo. Di qui il grande onore, e l'appellativo di "divino" che egli serbò nella tradizione neoplatonica.
Superstiti sono, oltre a molti frammenti, varî scritti: De vita Pythagorica liber (ediz. Nauck, Pietroburgo 1884); Adhortatio ad philosophiam (Προτρεπτικός: ediz. Pistelli, Lipsia 1894: è qui che si trovano gli estratti del trattato etico-politico del sofista del sec. V a. C., che si designa appunto col nome di Anonimo di Giamblico); De communi mathemat. scientia (ed. Festa, Lipsia 1891); In Nicomachi arithmet. introduct. liber (ed. Pistelli, Lipsia 1894); Theologumena arithmeticae (ed. De Falco, Lipsia 1922); De mysteriis liber (ed. Parthey, Berlino 1857: trad. inglese di Th. Taylor, 2ª ed., Londra 1895; trad. tedesca di Th. Hopfner, Lipsia 1922). Delle opere perdute la più notevole doveva essere la Teologia caldaica (Χαλδαικὴ τελειοτάτη ϑεολογία).
Bibl.: In generale v. K. Preachter, in Genethliakon f. C. Robert, Berlino 1910, p. 108 segg.; G. Mau e W. Kroll, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IX, coll. 645-51. Per la ricca bibliografia particolare v. Ueberweg-Praechter, Grundriss d. Gesch. d. Philos., I, 12ª ed., Berlino 1926, pp. 191*-92*