MARTINI, Giambattista
Musicista, nato a Bologna il 24 aprile 1706 e ivi morto il 4 ottobre 1784. Figlio di un modesto suonatore di violino, apprese dal padre i primi rudimenti della musica, insieme con un suo fratello che si dedicava al violoncello. Mentre presso la scuola dei filippini compiva gli studî di letteratura e di cultura generale, si dedicò con fervore alla musica sotto la guida di A. Predieri e, dopo avere con questo studiato il canto e il clavicembalo, si pose sotto quella del Riccieri per apprendere il contrappunto. Giacomo Antonio Perti e F. A. Pistocchi gli diedero utili consigli nell'arte della composizione e del canto. Frequentando, sin da giovinetto, il convento di San Francesco, si sentì presto attratto alla vita religiosa e quindicenne vestì l'abito dei frati minori. Dopo aver compiuto il noviziato a Lugo, tornò a Bologna ove prese gli ordini minori e maggiori. Nel 1725 fu eletto maestro di cappella di San Francesco. Papa Benedetto XIV lo interpellò ripetutamente su questioni concernenti la musica nelle chiese e gli fu largo di protezione e d'aiuti per i suoi studî di letteratura e di storia musicale consentendogli di far trarre copie di musiche dagli archivî di conventi e di chiese. Nel 1753 diresse a Roma con grande plauso alcune sue musiche sacre. La sua fama di compositore e musicista dottissimo si era ben presto affermata non solo in Italia ma anche in altre nazioni dell'Europa. A Bologna era stato eletto Definitore perpetuo dell'Accademia Filarmonica; apparteneva anche all'Arcadia di Roma. Molti maestri insigni lo interpellavano di continuo su questioni d'arte e il suo giudizio era tenuto nella massima considerazione. Ebbe commercio epistolare e relazione con i maggiori maestri europei del suo tempo: N. Jommelli - che si considerò suo discepolo -, G. Tartini e J.-P. Rameau che lo interpellavano per i loro studî d'armonia, M. Grétry, per nominarne solo i maggiori. C. W. Gluck, venuto a Bologna per la sua opera il Trionfo di Clelia, all'inaugurazione del Teatro Comunale, gli tributò gran deferenza e rimase con lui per lungo tempo in corrispondenza epistolare. Quando Mozart, quattordicenne, venne a Bologna, il M. che ne previde il genio lo fece nominare membro dell'Accademia filarmonica. Il Burney, venuto in Italia, ammirò la sua biblioteca e ne riferì nei suoi diarî di viaggio.
La sua vita trascorse quasi ininterrottamente nella sua città, circondato dalla considerazione più alta di tutti i ceti e nella tranquillità della vita claustrale e dei suoi studî prediletti. Cercò di schivare (pure non sempre riuscendovi) polemiche, facili a sorgere quando era interpellato sul valore di compositori contemporanei.
Il M. estese la sua attività nel campo della storia e dell'erudizione musicale non meno che in quello della composizione, specialmente di genere sacro. Studiosissimo di problemi storici e tecnici, cominciò ben presto a raccogliere edizioni e stampe e manoscritti di opere musicali; con l'aiuto di amanuensi e con esborso di somme notevoli riuscì a formare un archivio preziosissimo, che destava la meraviglia degli studiosi del tempo suo. Questa raccolta di materiale, ch'egli arricchì di note e d'illustrazioni dottissime nei suoi numerosi manoscritti, si dice che gli costasse circa ventiduemila fiorini d'oro, e gli servì per compilare una storia della musica, che poté tuttavia terminare solo in parte. Egli sperava che S. Mattei, suo discepolo prediletto, potesse condurla a termine. Perciò morendo, gli affidò la raccolta preziosa.
L'opera sua maggiore, come storico, è costituita dai tre volumi di Storia della musica, che riguardano solo le vicende dell'arte nei popoli antichi; volumi pubblicati in Bologna dal 1757 al 1781. Il quarto volume, sulla musica medievale, è tuttora inedito.
Altra opera di teoria musicale di straordinario valore è l'Esemplare ossia Saggio fondamentale di contrappunto, Bologna 1774-75; dove sono analizzate con profondo acume e dottrina le migliori composizioni di autori polifonisti del Cinque e Seicento.
Opere di letteratura e di teoria di minor mole e importanza sono: Regola per gli organisti per accompagnare il Canto fermo (1756), Dissertatio de usu progressionis geom. in musica (1766), Serie cronologica dei principi dell'Acc. dei Filarmonici di Bologna (1776).
Copiosissima la sua produzione di musiche sacre, profane e strumentali. Di queste composizioni sono a stampa: Litanie e antijone mariane a 4 voci e 2 violini ad lib. (1734); Canoni vocali a 2 e 4 voci; 12 duetti da camera con B. c. (1763); 12 sonate per organo e cembalo (1741 e 1747). Si trova manoscritta gran copia di messe, antifone, salmi, mottetti, ecc., in varî archivî e specialmente nella bibl. oteca del liceo musicale di Bologna. Il M. fu autore di oratorî, come San Pietro e l'Assunzione di Salomone al trono d'Israele. Tra le musiche profane sono da ricordare alcuni intermezzi buffi (L'impresario delle Canarie, La Dirindina, Don Chisciotte, ecc.), e alcuni intermezzi strumentali per una commedia di Plauto eseguita a Parma nel 1769. Tra le composizioni strumentali, oltre alle sonate per cembalo pubblicate ad Amsterdam dal Le Cène, si conservano numerosi concerti e pezzi per varî strumenti. L'elenco delle sue opere si trova nell'appendice del primo volume della pregevole monografia del Busi (Il padre G. B. Martini, Bologna 1891).
L'importanza di lui come compositore, che fu così grande durante il secolo in cui visse, si è mantenuta anche ai nostri tempi, come attestano le ristampe di alcune opere sue. Una lapide commemorativa nella chiesa di S. Francesco di Bologna, nel cui convento morì ed è sepolto, fu apposta nel 1888.
Il Martini assommò e concluse nell'opera sua i migliori caratteri della scuola bolognese che si era affermata dapprima sulla fine del Seicento: profonda esperierizza contrappuntistica, classica forbitezza di stile, ossequio fedele alla migliore tradizione musicale nostra, eclettismo di indirizzi estetici. Fu senza dubbio il più dotto dei maestri italiani del Settecento. La vasta erudizione non attenuò la sua genialità di compositore che si rivela in special modo in talune sue composizioni strumentali e profane piene di gusto.
Bibl.: L. Busi, Il padre G. B. M., Bologna 1891; Della Valle, Memorie storiche del padre G. B. M., Napoli 1785; F. Parisini, Della vita e dell'opera del padre G. B. M., Bologna 1887; id., Carteggio del padre M., Bologna 1888.