LANGETTI, Giambattista
Pittore, nato a Genova nel 1625, morto a Venezia l'11 novembre 1676. La sua attività fu quasi solamente veneziana. Dopo un periodo di probabile educazione locale, da cui trasse la tipica pennellata rossigna e sfrangiata, affine a quella dello Strozzi, si recò a Roma, ove dovette entrare nella scuola di Pietro da Cortona, come è chiaro anche nel gusto decorativo della sua pittura. Ma a Venezia, dov'egli presto si trasferì, conta soprattutto come uno degl'introduttori di quel caravaggismo ammansito che vi fu tanto importante per restaurare la forma, e preparare, attraverso al Loth e allo Zanchi, il Piazzetta. Con lui si apre il vero Settecento veneziano. Trascurato spesso, per desiderio di guadagno, scodellava allora, come Luca Giordano, grandi corpi di filosofi truculenti; esempio l'Archimede, firmato, di Brunswick. Ma quando lavorava sul serio, come nell'Apollo e Marsia (Dresda) o nel Cristo crocifisso delle Terese a Venezia, nel Mercurio ed Argo della raccolta Caviglia a Genova, nel Giuseppe che spiega i sogni della collezione Boross a Larchmond (New York), nell'Ercole che ruba i buoi a Gerione della Staatsgalerie di Vienna e nel Buon Samaritano della collezione Harrach della stessa città, la sua arte sorpassava per forza di colore e per bravura di risalti la semplice decorazione, e diveniva uno degli elementi tonici che valsero a trarre la pittura lagunare dal manierismo. Sono databili del 1675 i due apostoli Pietro e Paolo di san Daniele a Padova, già in Sant'Agostino.
Bibl.: Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXII, Lipsia 1928 (con la bibl. precedente); G. Fiocco, La pittura veneziana del Seicento e Settecento, Bologna 1929; G. Delogu, in L'Arte, XXXII (1929), pp. 270-71; F. Baumgart, Ein Werk des G. L. in Mannheim, in Oberrheinische Kunst, IV (1929-30), pp. 146-47; I. Zarnowski e F. Baumgart, Contributi alla conoscenza di G. B. L., in Boll. d'arte, XXV (1931-32), pp. 97-106.