VECCHIETTI, Giambattista e Gerolamo
nati a Cosenza da padre toscano, l'uno nel 1552, l'altro qualche anno di poi, furono insieme mercanti, eruditi e viaggiatori dei più celebri del tempo loro. In patria si ebbero un'educazione assai accurata, così nelle lettere come nelle lingue orientali, ma per disgrazie domestiche (rimasero orfani di padre nel 1560) furono costretti a darsi al commercio, occupazione che li spinse in Spagna e in Egitto e fece loro acquistare dimestichezza anche con uomini politici e con religiosi. Nel 1584 il papa Gregorio XIII spedì in Oriente Giambattista, che per il Cairo e la Persia si spinse fino a Goa, tornando in Portogallo 4 anni dopo: i negozi da lui trattati - per riunire i copti alla Chiesa romana e indurre la Persia in una lega contro i Turchi - apparvero così fecondi di risultati, che nel 1590 Clemente VIII lo inviava di nuovo in Oriente, insieme col fratello Gerolamo. Questi rimase in Egitto fino al 1595, riuscendo a ricondurre il patriarca alessandrino all'obbedienza della Chiesa cattolica, mentre Giambattista, attraversata la Persia, si condusse ancora una volta a Hormuz, e poi in India, dove visitò Tatta, Delhi e Agra, accolto con grande onore dal Gran Mogol, e dove qualche anno dipoi fu raggiunto dal fratello. Riunito un buon carico di merci, Giambattista e Gerolamo decisero di fare ritorno in patria, attraverso la Persia, ma solo il secondo riuscì ad approdarvi nel 1608. Giambattista, fatto prigioniero dai Turchi e condotto a Tunisi, fu riscattato a fatica e morì qualche anno dopo, nel 1619, a Napoli, quasi povero. Gerolamo visse ancora invece a lungo - morì certo dopo il 1635 - incontrando ancora varie peripezie (soffrì il carcere per volere dell'Inquisizione).
Delle molte opere composte da Giambattista (che fu conoscitore espertissimo del persiano e volse in persiano la Bibbia), il più è forse perduto, e varî scritti rimangono ancora inediti; e poco si ha di Gerolamo, che rimase certo assai inferiore al fratello. Raccoglitori ambedue di codici orientali, furono tra i primi a recarne in Italia (non pochi di quelli oggi conservati alla Laurenziana si debbono ai due Vecchietti) e a diffondere in Italia la conoscenza e l'amore di questi studî.
Bibl.: Una Relazione della Persia di G. B. V. a Sua Maestà Cesarea (che tratta del primo viaggio in Oriente) fu edita da J. Morelli, che pubblicò anche una Lettera di Girolamo V. sopra la vita di G. B. V. suo fratello (in I codici manoscritti volgari, ecc., Venezia 1776). Una lettera di G. B. al fratello Bernardo da Hormuz è compresa nell'edizione che G. Marcucci preparò delle Lettere di F. Sassetti, Firenze 1855, pp. 401-04. Cfr. anche P. Donazzolo, Di una relazione inedita di G. B. V. intorno all'Egitto, in Ateneo veneto, 1925 (gennaio-giugno).